È uscito l’album mai rilasciato dell’indimenticato re del funk-rock, Tommy Bolin. Artista poliedrico, fine cantautore, ma soprattutto geniale chitarrista come pochissimi altri, ogni registrazione di Bolin è da tenere presente come riferimento per ogni appassionato del blues-funk rock.
Tommy Bolin è davvero stato una luminosa meteora nella storia del rock. Divenuto, da giovanissimo, uno dei più richiesti chitarristi americani, venne scelto dal maestro della batteria fusion Billy Cobham per il leggendario Spectrum (1973). Dotato di qualità chitarristiche e di un talento totalmente fuori da ogni parametro, nonostante non sapesse leggere gli spartiti, egli segnò profondamente il sound funk.
Chitarrista, dal 1969 al 1971 degli Zephyr, successivamente della James Gang, dove sostituì il famoso Joe Walsh (con gli Eagles da Hotel California). Bolin, però, si ricorda soprattutto per i due luminosi album da solista e per la militanza nei Deep Purple.
Voluto fortemente da Coverdale come chitarrista dei Purple al posto di Blackmore, ci vollero mesi per rintracciare il geniale e scapigliato Bolin, che alla fine fu trovato in una bettola da un roadie.
Personaggio geniale quanto autodistruttivo, era incapace di tenersi stretto un contratto o di vedersi stabile in una band, così sempre preso da quella ricerca di libertà alla Kerouac. Scelte non sempre ottimali da un punto di vista economico, ma che sicuramente gli permisero di comporre due album superbi: Teaser (1975) e Private eyes (1976).
Come taste the Band ed esperienze soliste
L’esperienza nei Purple non, fu, invece così positiva. Bolin era trascinato continuamente fra America e Inghilterra per la produzione di Teaser e Come taste the Band. Egli, poi, finì rapidamente giù per una china di droga ed eccessi, che lo portarono a concerti annullati o prestazioni ben lontane dalle sue innate capacità. Allo stesso modo, l’album con i Deep Purple non ottenne il successo sperato. La pessima tournee, dove Bolin alternava geniali performance con erratiche trance, portò infine allo scioglimento, con un Coverdale ormai esaurito.
Nonostante una situazione che avrebbe messo chiunque KO, Bolin sapeva il fatto suo. Private Eyes fu un successo, lambito da eccellenti ballate quali Sweet Burgundy. Un capitolo a parte merita la lunga jam Post Toastee, una rivisitazione elegante e funk della Cocaine di JJ Cale.
Durante una notte in cui aveva suonato proprio questo pezzo da encore, aprendo per Jeff Beck, il genio sregolato si uccise involontariamente con un’overdose di eroina.
Shake the Devil
Arriviamo al 2021, Cleopatra records pubblica Shake the Devil, the lost recordings. Si tratta di una raccolta, su singolo CD, di sessioni mai rilasciate provenienti dal suo secondo album in studio. A fianco di alternate takes, troviamo qualche pezzo strumentale che Bolin suona con la sua straordinaria voluttuosità funk e con la sua spericolata velocità.
Non si tratta, è bene affermare, di materiale assolutamente originale o riproposto tramite rimasterizzazione perfetta, ma il sound di Bolin lascia sempre a bocca aperta, per chi sa ascoltare fra le pieghe delle sue note, così da percepire la sua tecnica sempre varia e multiforma.
Bolin, com’è noto, è stato oggetto di molte ristampe e pubblicazioni postume. All’incirca com’è successo con la produzione, sconfinata post mortem, di Hendrix.
Nonostante ciò, le canzoni proposte sono dei piccoli classici, ed è proprio la sconfinata vena virtuosa di Tommy Bolin, ed un dinamismo sconosciuto ai più, a rendere l’album una piccola prelibatezza musicale.
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