Più che un articolo tecnico qualche consiglio, poiché assistere seriamente un prodotto è una vera e propria arte, maggiormente quando si tratta di mettere le mani su qualcosa di elevato valore appartenente a quel nobile passato fatto quasi sempre di eccellenze audio in grado di esprimere prestazioni immancabilmente elevate.
Ed è chiaro che una seria ed efficiente assistenza obbliga ad una approfondita conoscenza del prodotto e di quello che si va a a fare, elementi non sempre appannaggio di qualsiasi tecnico Hi-Fi.
ANTEFATTO: L’INIZIO DELLA FINE DI UN AMPLIFICATORE
A tal proposito posso raccontare un triste aneddoto che mi riguarda da vicino, allorquando anni fa fui costretto a portare in assistenza un glorioso amplificatore finale ONKYO M-504 che non ne voleva sapere di uscire dallo stato di protezione nel quale si era ostinatamente arroccato.
Inizialmente mi rivolsi all’assistenza ufficiale – ovvero a quello che all’epoca era l’attuale importatore – il cui personale, per quanto gentilissimo ma troppo giovane, non aveva mai sentito parlare del suddetto apparecchio (sic!) pur essendo questo notevole esponente di quella genia di prodotti che ai tempi nobilitavano il catalogo del costruttore nipponico.
Dopo di che – fatto di cui successivamente mi pentii amaramente – mi venne in mente uno storico laboratorio romano che all’epoca sembrava avere i requisiti per dargli un occhiata, decisi quindi di affidarlo nelle mani di coloro che ritenevo in grado di controllare cosa non andasse: lo distrussero, letteralmente, dovetti litigare più volte al telefono ed anche di persona per avere ragione del fatto che in pratica lo avevano irrimediabilmente danneggiato nel tentativo di ripararlo.
Parlo di tentativo perché attraverso le numerose telefonate appresi che brancolavano nel buio, motivo per il quale stavano andando a “tentoni” al fine di capire cosa fosse successo, qualcosa che ancora oggi mi brucia parecchio, se non altro per la sensazione di impotenza provata a suo tempo, dettata da una circostanza al limite della truffa.
Sia come sia, complice forse una qual certa inerzia da parte mia – avrei dovuto riprenderlo senza esitare al fine di sfilarlo dalle mani di quegli incapaci – quel finale lo persi per sempre.
Purtroppo però è altrettanto vero che la preparazione – ed a seguire la competenza – sono ormai diventate quasi un lusso, visto che sostituire direttamente l’intero blocco funzionale sembra sia la regola, per questo chiunque può ergersi a “tecnico”; la riparazione vera e propria – ovvero la sostituzione di un componente dopo averlo individuato – non la pratica quasi più nessuno.
Per correttezza, va anche detto che a causa dei progressi fatti dall’elettronica – basati sia su un’elevata integrazione dei blocchi funzionali che sull’utilizzo di componentistica di tipo SMD (Surface Mount Device) – è proprio il processo industriale di assemblaggio a rendere difficoltoso un eventuale intervento sulla scheda, complice la presenza di componenti piccolissimi e molto poco gestibili dal punto di vista della temperatura del saldatore.
CONSIGLI NE ABBIAMO?
Un serio laboratorio di assistenza non dovrebbe mai essere improvvisato e gestito in maniera approssimativa: conoscenza del prodotto ed esperienza – reale e non supposta o peggio improvvisata – sono alla base del successo, il sapere esattamente cosa fare e cosa potrebbe in concreto aver causato il guasto non sono affatto elementi accessori ma rappresentano le basi per poter riparare adeguatamente un dispositivo elettronico.
A parte gli aspetti tecnici citati però, l’ideale sarebbe che ciascun laboratorio di assistenza procedesse nel suo lavoro nel rispetto di una sorta di disciplinare, qualcosa che consenta al cliente di conoscere esattamente il guasto ed i costi esatti dell’intervento.
Solitamente la procedura inizia con la ricerca del guasto – il cui costo è successivamente scalato dal totale della riparazione, ovvero trattenuto allorquando per motivi di convenienza si decida di non effettuarla – cui seguono le operazioni di ripristino del funzionamento mediante la sostituzione dei componenti rivelatisi difettosi.
Sebbene la preferenza sia quella di descrivere “a voce” quello che si farà liquidando la faccenda in breve, voi chiedete SEMPRE che vi mettano nero su bianco cosa esattamente andranno a fare: un serio riparatore non avrà nessuna difficoltà a fornirvi un preventivo scritto dove si descriva compiutamente il guasto, le attività legate al ripristino del funzionamento ed i relativi costi.
Un amplificatore a valvole, per sua natura, consente quasi sempre di metterci le mani nel caso si renda necessario, complice la circuitazione sovente realizzata point-to-point per un tecnico che abbia esperienza non è affatto impossibile procedere alla riparazione del guasto.
Altra nota dolente riguarda i diffusori, dove la sostituzione della sospensione deteriorata deve prevedere un identico esemplare pena l’alterazione dei parametri originali dell’altoparlante e quindi del suono!
Non è la prima volta che ad altoparlanti dotati in origine di sospensioni in foam – o di particolare foggia – sono associati esemplari in gomma la cui cedevolezza è parecchio inferiore, aspetto che modifica la prestazione, anche pesantemente.
Ragione per cui, ove disponiate di apparecchi di valore, siate sempre accorti a chi li mettete in mano assicurandovi della reale competenza posseduta, troppi sono i riparatori improvvisati buoni solo a far danni, spesso esiziali.
La qualità del risultato dipende anche (o soprattutto) dal padrone, che notoriamente è colui che ingrassa il cavallo!
Come al solito, ottimi ascolti!!!