Aumento dei costi di produzione o speculazione?
In un periodo di inflazione, in cui il costo dei beni aumenta, non poteva essere certo escluso il settore dell’elettronica di consumo. Questo settore è infatti uno dei più colpiti. Risultato? Dispositivi che prima venivano venduti ad un determinato prezzo, ora si trovano a costo maggiorato, a volte anche al doppio del loro prezzo originale.
L’elettronica è stata particolarmente colpita, perché oltre all’inflazione si somma l’aumento del prezzo dei componenti, data la scarsità di semiconduttori (di cui abbiamo parlato). Questa scarsità, però, sembra nelle ultime settimane “controbilanciata” da un calo della domanda, dovuto appunto all’aumento dei prezzi dei prodotti tecnologici. Molti produttori hanno infatti confermato un calo della domanda. L’azienda Micron Technology, che produce chip di memoria, ha annunciato una domanda in decrescita in tempi rapidi durante il mese di Luglio 2022. Anche Tmsc (come riporta Digitimes), ovvero il più grande produttore di processori del mondo, ha confermato che i propri clienti hanno tagliato gli ordini di chip fino a fine 2022. Questo calo di domanda non sembra però avere un risvolto diretto sui prezzi, che tendono ad aumentare, come vedremo sotto.
L’AUMENTO DEI PREZZI
Vediamo qualche numero per farci un’idea, da un’analisi condotta da Idealo. Settore gaming al top con gli aumenti, in particolare modo le schede grafiche, con un aumento di circa il 61%. Abbiamo poi un 30% per fotocamere e tablet, 21% per gli smartphone e pc con il 17%. Si “salvano” smartwatch e console gaming, con un 8% di aumento (che comunque è presente) e gli elettrodomestici (ad esempio circa 5% per i televisori).
Questi aumenti valgono per tutti i dispositivi, bassa, media o top di gamma. Se nel 2020 ad esempio, uno smartphone aveva un prezzo medio di 230 euro, oggi quel prezzo è di 290 euro.
Il cosiddetto IPT, ovvero l’Indice dei Prezzi Tecnologici, ha raggiunto il valore massimo degli ultimi sei anni cioè 110,90 punti, ovvero ben 6,59 punti in più rispetto allo stesso mese dello scorso anno (Fonte: Qberg). Per via delle quotazioni che cambiano giornalmente, inoltre, molte aziende applicano prezzi ancora più elevati per mantenere un certo margine e difendersi da eventuali aumenti. È il caso di Apple ad esempio, che ha fatto schizzare il costo dei nuovi iPhone alle stelle ovunque nel mondo (tranne che in USA e Cina, mercati strategici).
Questo fenomeno, tra l’altro, non riguarda solo i nuovi dispositivi immessi sul mercato, ma anche quelli già disponibili da qualche anno. Tanto per citare un esempio, uno dei casi che ha suscitato più scalpore è stato quello dell’aumento di prezzo di PS5 da parte di Sony, che ha subito un aumento di circa 50 euro in tutte le sue versioni. Un evento senza precedenti, soprattutto per un prodotto che è certamente richiesto, ma pur sempre di due anni fa. Stesso discorso dicasi per tante altre case produttrici.
SPECULAZIONE O AUMENTO DEI COSTI?
In seguito a questi aumenti, molti utenti si sono chiesti se veramente questi aumenti sono dettati da inflazione o aumento del costo dei componenti. In gran parte sicuramente sì, ma probabilmente in alcuni casi potrebbe essere solo speculazione (alcuni utenti si chiedono: perché Sony aumenta il prezzo di PS5 quando la concorrenza (Microsoft con Xbox) non lo ha fatto? Inoltre, i costi di quella tipologia di prodotto dovrebbero diminuire col tempo grazie all’ottimizzazione della produzione, quindi al massimo i prezzi sarebbero dovuti rimanere gli stessi. In pratica, con molti prodotti sta diventando paradossalmente più conveniente acquistare all’uscita che attendere, poiché col tempo ci potrebbe essere un aumento anziché uno sconto.
Non è ovviamente possibile determinare con certezza quando dietro un aumento di prezzo c’è speculazione oppure se, semplicemente, tale aumento è inevitabile. Di certo la situazione durerà minimo qualche altro mese, con la crisi dei chip che dovrebbe risolversi completamente (secondo le previsioni attuali) a partire dal 2023. Bisognerà infatti attendere che si crei un equilibrio tra calo di domanda e aumento dei costi di produzione.
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