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Il suono del diavolo: gli Stones ascoltati in Hi-Fi

Stones
Rolling Stones, Grrr, Universal 2012.

La scorsa settimana un altro grande del rock classico se n’è andato. Si tratta di Charlie Watts, eterno batterista dei Rolling Stones. Fondamento ritmico della band da sempre, e, in particolare, artefice del loro suono diretto, della loro anima blues, egli fu un grande rappresentante della batteria. Il loro suono, però, non è dei più semplici da riprodurre. Da sempre, aspro e asciutto, ha spesso destato critiche. Vediamo, quindi, il loro stile e qualche perla munifica nell’utilizzo hi-fi.

La storia discografica degli Stones, lunga quasi un sessantennio, è nota a tutti. Quella miscela così glamour e sempre attenta agli stimoli culturali dell’epoca in cui è stata pensata dalla band, ha risentito di vaste influenze. Il rockabilly statunitense degli anni Sessanta, il country, il rock and Roll. Soprattutto fu notevole la presenza di caratteri derivanti dal Delta Blues e dalla musica Honky Tonk, rielaborata alla luce di un rock-pop frizzante, razionale e molto direttivo. Queste le caratteristiche di una musica rielaborata costantemente, i cui canoni basici sono, però, ravvisabili anche in produzioni moderne come A bigger Bang.

The tongue on the Stage

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La Stones Tongue introdotta per Sticky Fingers.

 

Per ravvisare una cesura importante nella produzione degli Stones bisogna attendere l’epoca a cavallo fra Beggars Banquet, che include Sympathy for the Devil e la pubblicazione del rivoluzionario Sticky Fingers (1971). In seno a queste pubblicazioni, infatti, il loro stile si fece più elaborato e corposo, aumentarono le influenze rock americane e la presenza di un blues rock più caldamente jammy e curato. Il suono semplice ed intuitivo delle prime produzione, quella vena beat, comune anche ad altre band blues-rock dell’epoca come gli Who, si affievolì in funzione di un hard-blues veloce e dotato di una struttura ritmica vivace e prorompente, nella quale agì con disinvoltura la batteria di Watts.

Questo stile, bissato dal successivo Goats Head Soup, si ricorda in Italia, in particolare, per la famosa ballata glam-rock Angie. Guidata da uno stile soffuso e da una ritmica malinconica e flebile si impose come uno dei classici della band inglese.


Il suono degli Stones in hi-fi

Stones
Rolling Stones, Sticky Fingers, Decca 1971.

 

Ma come se la cavano gli Stones in un contesto d’alta fedeltà?

Non certo famosi per una cura maniacale posta nelle loro registrazioni (siamo, di certo, distanti dai Pink Floyd, normalmente abbonati alla riproduzione hi-fi), gli Stones si segnalavano, in passato, per dischi dalla produzione primitiva e, secondo diversi, privi della cura in post-produzione che caratterizzava altri artisti. In dettaglio, è la zona ritmica a risentire maggiormente di un particolare suono tendente all’ambrato e a tonalità ruvide.

Nonostante ciò, a volte, è proprio un suono impervio a regalare le maggiori soddisfazioni in termini sonici. Un suono malagevole, di difficile riproduzione, com’è quello degli Stones almeno per i dischi d’epoca analogica, si presta adatto per evidenziare le capacità soniche di un sistema. Si prenda Sympathy for the Devil, con la voce di Jagger leggermente arretrata e sincopata, nascosta del rullare in evidenza. All’ascolto del pezzo in un sistema generico, pare piatto, quasi inconsistente. La dinamica, pressoché inesistente non è in grado di supportare la produzione, che così si risolve in un’esperienza musicale certamente ottima, ma mediocre sonicamente.

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Rolling Stones, Honky Tonk Women, Decca 1969.

 

L’ascolto della produzione classica degli Stones su un impianto hi-fi dotato di capacità degne di questo nome può, al contrario, essere un’esperienza assai interessante. La remaster Grrr su CD, per esempio, espone in hi-fi un suono molto più costruito e completo, dotando le voci di una struttura altrove appassita e la ritmica di volume e presenza. La melodia arriva con realismo e anche la proverbiale asprezza diventa una base esclusiva sul quale edificare un suono sensuale e identitario.

Grande onore a questi artisti e all’ascolto musicale in hi-fi: qui una vera esigenza.

 

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