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L’equalizzatore e gli occhi blu

equalizzatore
5 bands Mc MA8950 Equalizer

Molti non lo capiscono, lo considerano anacronistico, superato. Un retaggio di un’alta fedeltà tutta analogica dei tempi passati. Per alcuni, invece, è un valore aggiunto, anzi un elemento utilissimo per correggere i suoni secondo le personali esigenze dell’ascoltatore. Stiamo, ovviamente, parlando dell’equalizzatore. In modo particolare dei particolari modelli che si ritrovano, ormai in maniera scontata, sugli iconici preampli e integrati di casa McIntosh. Perché questi equalizzatori sono considerati un modello? Che senso hanno le 5 bande? Vi è davvero l’esigenza di utilizzare questi interpolatori di segnale? Ne parliamo con Julia Lescarbeau di McIntosh!

Innanzitutto, perché un equalizzatore?

L’esigenza nasce da lontano. In un mondo dell’alta fedeltà nel quale le sorgenti erano interamente analogiche, un buon equalizzatore era molto utile nell’elettronica di consumo. Un tal circuito, infatti, che veniva inserito nella catena hi-fi poteva portare distinti vantaggi alla risposta in frequenza.

All’epoca, infatti, quando giradischi e audiocassette costituivano l’ossatura delle sorgenti hi-fi, capitava spesso di dovere correggere possibili distorsioni o eccessi di frequenza durante la riproduzione musicale. Molto utile si rivelava, l’EQ, nell’attenuazione del rumore di fondo, certamente un elemento di possibile fastidio fra le sorgenti analogiche.

Vi, è, però da dire come, con l’avvento del CD, ma anche di registrazioni man mano più esatte, l’utilità effettiva dell’equalizzatore sia, man mano, scemata fino a scomparire, a parte rari casi (si esclude il collezionismo) dalle case degli audiofili. Il suono digitale, infatti, più puntuale ed esatto, ha portato ad una generale obsolescenza del classico EQ.


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IEQ a 31 bande della DBX, segmento professionale della famiglia Harman. Questo equalizzatore a 31 bande è un oggetto professionale, ove questo genere di accessori è ancora, rispetto a quanto avviene in home audio, strettamente necessario per la registrazione ed il mixaggio musicale in studio come in live.

Un’indagine: equalizzatore nemesi dei puristi

Per i puristi dell’alta fedeltà, l’equalizzatore si presenta, più che altro, come un elemento di disturbo all’interno della nostra ortodossa catena sonica. Esso, infatti, non potrà che trasfigurare il suono della sorgente, determinando un filtraggio ed una rielaborazione delle informazioni di segnale, non solo, non attese dal produttore, ma lesive nei confronti della rappresentazione della musica, per come dovrebbe essere. Per questo, abbiamo, oggi, una buona parte degli audiofili, che potremmo definire intransigenti, che tiene a mantenere le sonorità della sorgente e del supporto di lettura inalterate.

All’opposto, sarebbe necessario entrare in possesso, da parte dell’utente, di un preamplificatore (il principale interprete e deux ex machina della strutturazione del segnale) valevole. Esso potrà, certamente, e senza l’ausilio di aiuti o correzioni, rappresentare il segnale musicale nella maniera più accorta e pura possibile, preservandone puntualmente timbriche, pressioni sonore e risposte in frequenza.

In casa dei maestri: cosa avviene in Mc?

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Preampli a transistor C53 con 5 bands equalizer.

Non è un segreto che, rispetto a molte prestigiose case hi-fi che progressivamente hanno rimosso l’equalizzatore dai propri integrati o preamplificatori, la gloriosa casa di Binghamton abbia sempre mantenuto, nei suoi più rappresentativi modelli, la possibilità di operare sulle frequenze. Una consuetudine zelante che ci apre una finestra su una vera e propria dedizione, almeno da un punto di vista estetico. La canonica eleganza riposta sui frontali Mc, infatti, non sarebbe tale senza l’iconico equalizzatore rigorosamente a 5 bande.

Un elemento, però, possiamo dire, non solo esteticamente riuscito, ma davvero ben funzionante, tanto che, fra i tanti preampli provati, con o senza equalizzatore, abbiamo sempre trovato gli equalizzatori Mc come una certezza nella resa di un suono in linea con le nostre necessità, soprattutto se di ambiente, ma mai limitante in termini di correttezza sonica, almeno per quanto possibile. Insomma, vellutato e curato come un equalizzatore dovrebbe essere.

Interessante, ma di non scontata comprensione, la scelta delle 5 bande (il taglio scelto da Mc).

Perché proprio 5 bande quando i prodotti professionali arrivano a 31? Lo abbiamo chiesto A Julia Lescarbeau di McIntosh

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Mc Ma12000 con 5 bands.

Le 5 bande tradizionalmente utilizzate da McIntosh corrispondono alle cinque bande sonore (le cinque vocali della voce).
Il controllo sinistro è per i DEEP BASS. Consente di controllare i bassi profondi senza aggiungere una tonalità “vuota” che un controllo dei bassi tradizionale aggiunge quando viene selezionato.
Il controllo successivo può aggiungere PIENEZZA al suono. Ad esempio, ci sono alcune registrazioni vocali in cui la voce suona come se la persona fosse troppo “piccola”. Alzando un po’ questo controllo ne guadagnerà la pienezza della voce.

Il controllo successivo riguarda la gamma del tipico strumento principale. Se vuoi cantare insieme alla musica, abbassa il controllo, in modo da sentirti meglio. Se vuoi sentire di più il cantante o il pianoforte nella registrazione, alza un po’ il volume.

Il quarto controllo è all’insegna della PRESENZA. Alzala un po’ se vuoi avere un posto più vicino alla performance. Abbassalo un po’ per sederti più indietro tra il pubblico. Mi piace abbassarlo un po’ per le feste, in modo che il suono sia più in sottofondo.
L’ultimo controllo è la BRILLANTEZZA. Alzalo un po’ per più limpidezza. Abbassalo un po’ per un suono più dolce. Un tipico controllo degli acuti spesso è responsabile un pessimo lavoro perché influisce su una gamma tonale troppo ampia.

Non ci resta che seguirne i consigli… almeno per gli appassionati che adorano giocare sul suono e non si accontentano mai.

© 2022, MBEditore – TPFF srl. Riproduzione riservata.

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