L’acquisto di un giradischi, soprattutto per coloro che non hanno vissuto l’era analogica, non è così semplice come potrebbe sembrare a prima vista, molte sono le caratteristiche che devono (o dovrebbero) essere tenute in considerazione, non sempre conosciute a tutti.
Scorrendo il catalogo dei numerosi giradischi attualmente prodotti – cui vanno necessariamente aggiunti i vari accessori altrettanto numerosi – si potrebbe rimanere quanto meno confusi, soprattutto nel tentativo di individuare quelle che sono le caratteristiche meritevoli di attenzione poiché direttamente coinvolte nel processo di riproduzione.
Chi non ha vissuto l’era analogica di persona, probabilmente non è a conoscenza di quanto numerosi siano i differenti aspetti da considerare nella scelta di un giradischi: testina, braccio, tipo di trasmissione e grado di isolamento sono normalmente gli aspetti salienti di quello che in certi casi è definibile capolavoro di ingegneria.
Prima di tutto occorre stabilire il budget da investire: che si tratti di un inizio, di una rentrée oppure della sostituzione di quanto già in nostro possesso impone un differente impegno economico, anche se nulla vieta di partire già ben equipaggiati scegliendo un modello di categoria superiore.
In ogni caso con l’analogico non si scherza, sebbene la maggioranza di quanto reperibile sul mercato sia mediamente di qualità, occorre comunque attenzione non essendo pochi i modelli veramente ai minimi termini, le cui prestazioni potrebbero scoraggiare dal progredire inducendo a credere che in fin dei conti “scegliere il vinile sia solo un’inutile moda”.
In questo articolo – tanto per rimanere nel solco della normalità – prenderemo in considerazione una spesa non superiore ai 1000€, definibile media ma in realtà non così bassa in assoluto.
DIRETTA e A CINGHIA sono le due tipologie di trasmissione usualmente rintracciabili al momento sulla maggioranza dei modelli, ciascuna con i propri vantaggi e limiti, malgrado entrambe svolgano eccellentemente il proprio compito.
Alla trazione diretta è normalmente associata una maggiore dinamica generale, un suono più veloce e dotato di punch, più vivo insomma, mentre nei riguardi della trazione a cinghia si parla di maggiore corpo e spessore, di un suono meno scultoreo e morbido, in entrambi i casi comunque corretto, ci mancherebbe.
Chi ha ragione? Come al solito la verità è perfettamente situata nel mezzo, visto che in entrambi i casi – o forse mai come nel caso del giradischi – i fattori che concorrono al suono del dispositivo sono molti e nessuno può essere visto come a sé stante ma anzi inserito nell’economia globale dello specifico modello.
Iniziamo col dire che qualunque tipologia di trasmissione si scelga, laddove correttamente realizzata, non avremo nessun problema ovvero nessuna criticità pertinente il funzionamento del giradischi, diretta o a cinghia che sia.
Al momento qualsiasi tipo di problema relativo alle prestazioni di questo dispositivo da molti considerato superato – segnatamente il rapporto s/n oppure il wow & flutter (sorta di instabilità della rotazione) dovuti alle vibrazioni del motore eventualmente trasmesse al piatto e raccolte dalla testina – è stato ormai perfettamente risolto, difficilmente i modelli attuali presentano eccessive criticità in merito.
Ovviamente ed immancabilmente, molta importanza ha la superficie su cui deciderete di posizionarlo – motivo per cui dimenticate di metterlo tra due diffusori bookshelf poggiati sullo stesso ripiano come sovente si vede in qualche immagine pubblicitaria o in qualche foto del proprio sistema pubblicata dall’espertone di turno – perché significherebbe esporre al nefasto rientro acustico (meglio noto come acoustic feedback) il malcapitato giradischi.
Pertanto, con un po’ di quell’attenzione che qualsiasi appassionato avveduto e consapevole mette in pratica, non sarà troppo difficoltoso individuare una collocazione idonea; l’ideale sarebbe una di quelle mensole appositamente progettate da fissare al muro, in assoluto la più “distaccata” nell’eseguire il suo lavoro di sostegno della sorgente analogica.
La cifra che abbiamo individuato consente di scegliere tra numerosi modelli prodotti da diverse aziende più che specializzate come PRO-JECT o DENON, sebbene non manchino realizzazioni di marchio noto ma non necessariamente dal punto di vista delle cinematiche, ad esempio MAGNAT.
Segue poi il braccio – diritto, a forma di “S”, oppure a forma di “J” – anche se esistono modelli tangenziali di elevato livello e complicazione costruttiva, ma in questo caso non ci interessano essendo i modelli suggeriti privi di simile dispositivo; in ogni caso il fine è sempre quello di ridurre l’errore di lettura insito nel sistema.
Il plinto è un altro degli argomenti degni di attenzione, se non altro per il suo essere letteralmente posto alla “base” del sistema giradischi ed anche perché deve fungere da filtro meccanico atto a scongiurare perniciose risonanze; rigido oppure sospeso e flottante anche in questo caso determina la tipologia di suono, più aperta e dinamica nel primo caso maggiormente corposa nel secondo, almeno secondo la letteratura reperibile attualmente e sempre considerando le possibili eccezioni.
Circa la testina, al momento sono due le “prezzemoline” più gettonate: la ORTOFON 2M RED e l’AUDIO TECHNICA VM-95E – entrambe di tipo MM – normalmente già installate e regolate in fabbrica al fine di favorire la messa in opera del sistema da parte dell’appassionato meno smanettone.
Come al solito, ottimi ascolti!!!