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Le donne e l’hi-fi: lettera di un appassionato

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Un simpatico appassionato ci ha inviato una lettera. L’epistola, frizzante e capace di trovare conferme nelle dimore di molti audiofili, si sofferma, con sagacia, sull’annoso tema del dualismo donne e hi-fi. Una passione, questa, spesso (ma non sempre, fortunatamente) maschile e che trova scarso appeal fra le esponenti del gentil sesso. Perdonerete all’autore, ed alla redazione, cotanta leggiadra burloneria. Le passioni, come le virtù, non hanno genere e ci si augura che sempre più giovani ragazze si innamorino del suono e dell’alta fedeltà. Per il momento, però, dobbiamo notare, con mestizia, una grave penuria di donne nel mondo dell’hi-fi. È un peccato: il loro contributo sarebbe, senz’altro, prezioso.

Alzi la mano chi non ha mai avuto una discussione, più o meno accesa, con la propria partner per motivi legati all’impianto. Per non parlare dei costi, ingombri, volume, cavi e tutto quanto ruota intorno ad una delle combinazioni meno compatibili al mondo, le donne e l’hi-fi.

C’è una bella vignetta che ironizza su questo argomento. Un audiofilo si sveglia nel pieno della notte, in preda ad un incubo, tutto sudato ed agitato perché aveva sognato di morire. La moglie era andata a vendere i componenti del suo impianto ai prezzi che lui le aveva detto di aver pagato. Disdetta: a pensarci bene chissà quanti di noi stanno messi così.


Senza voler togliere nulla al grande Freud, le donne sono davvero difficili quando si tratta d’accettare l’hi-fi (ho messo a volte perché c’è una donna dietro di me che legge…). Non capisco, poi, perché molte si pongano di traverso rispetto alla nostra passione così domestica, che ci tiene a casa piuttosto che al bar a sbevazzare con gli amici fra turpi dialoghi.

Eppure l’averci a casa non le quieta…

Anzi, il più delle volte le irrita perché vedono che noi audiofili dedichiamo più attenzione al nostro impianto che a loro. Le infastidisce il volume, i cavi che non permettono di pulire bene il pavimento, che sono brutti da vedere…

Più d’ogni altra cosa, però, non comprendono le spese folli che facciamo per cambiare, cambiare e ancora cambiare i nostri componenti… A volte, per tornare dove eravamo per poi cambiare nuovamente. Non capiscono le differenze che percepiamo noi e ci guardano con compassione per non dire altro.

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McIntosh e vu meter: per molti di noi è bellezza pura…per la mia ex, un mobiletto di metallo come tanti.

Non tutte sono così, però…

Esistono, per fortuna, le donne “vivi e lascia vivere”, disinteressate a quello che facciamo. Non si accorgono se togliamo un finale stereo e ne mettiamo due mono, se passiamo da un diffusore da libreria ad uno da pavimento e l’unico “fastidio” che possono darci è quello di dirci di abbassare il volume quando sono impegnate al telefono con la mamma o la sorella. Tra queste si nascondono quelle che si accorgono delle differenze quando operiamo una modifica e la cosa ci lascia sempre basiti e soddisfatti, un po’ perché ci sentiamo meno incompresi. Da sottolineare, poi, che un orecchio meno abituato si accorge maggiormente di variazioni sonore minime.

E le donne audiofile?

La donna più rara, (credo che su sessanta milioni di italiani ve ne sia una dozzina) è l’audiofila: magari sono cantanti di professione o musiciste, amanti della riproduzione fedele del suono. Magari anche dei cavi, degli apparecchi e dei nostri amati traffici. Con loro si possono passare ore liete sul divano ad ascoltare musica e commentarne le esecuzioni, il più delle volte si parla di classica, ma non disdegnano anche il jazz ed la leggera. Magari un bel rock classico… L’uomo che ha questa compagna di vita è un uomo felice.

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Ascoltare con mia moglie un album di Country rock classico? Un sogno per me.

Donne che odiano l’hi-fi

Il tipo di donna più noto a me, senza cadere nello stereotipo, è quello “nervoso”. Non ce ne vogliano le signore, ma non è raro incappare nel soggetto femminile a priori infastidito dalla musica, dall’impianto, dai cavi, dalle spese sostenute per assemblarlo. Sono contrarie ad ogni forma di cambiamento, “tanto si sente sempre uguale”.

Per mia esperienza questa tipologia di donna è anche ossessionata dalla pulizia, il che aggrava la posizione del povero appassionato in quanto i pericoli per l’impianto aumentano con spruzzi di corrosivo lavavetri piuttosto che passaggi di aspirapolvere a volo radente vicino ai woofer. Per non citare gli spostamenti ad alto tasso di rischio che si praticano nei confronti di poveri diffusori da stand o delicate elettroniche d’aureo valore.

Non tutto è perduto

In questa situazione il marito ha, però, un periodo dell’anno in cui rifiorisce. È il momento delle vacanze estive, quando moglie e figli si trasferiscono nella casa al mare e lui resta finalmente solo nella casa in città, incredulo di poter avere anche un’ora tutta intera per ascoltare il suo adorato sistema senza interruzioni e commenti. L’assenza del secondino…ops…volevo dire della moglie, scatena anche il marketing, represso nei mesi di controllo.  E così ad agosto si vede un animarsi inaspettato del mercato delle compravendite in ambito hi-fi, con lunghe sessioni di ascolto a casa degli amici, fra venditore e compratore nascono nuove amicizie, si allunga la lista dei gruppi WhatsApp e scopriamo di non essere soli nella nostra passione. Come non lo siamo nel nostro dramma di dover rendere conto di qualcosa che, a dire il vero, comprendiamo solo noi.

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Finalmente solo con i Doors a tutto volume, senza sferzate nell’ordine di: abbassa ‘sta roba!

Me tapino: la mia esperienza

Un aneddoto personale. Sono stato sposato e ho divorziato…varie volte, non certo per colpa dell’hi-fi. Ciononostante, la seconda moglie apparteneva alla peggior specie per un audiofilo, ma dato che la passione è difficile da domare così come la smania di comprare, avevo escogitato un sistema semplice…

All’epoca avevo un impianto monomarca, tutto Mcintosh e cambiando i preamplificatori, i cd player ed i finali, salendo sempre più su di livello, la mia signora non si accorgeva che quegli occhioni blu che a lei apparivano sempre uguali, di fatto movimentavano decine di migliaia di Euro. Solo una volta, con un finale da 73 Kg, l’MC602, si accorse delle maniglie che nel precedente MC252 non erano presenti…

Io non persi il consueto scaltro aplomb e candidamente le dissi, che le avevo aggiunte in quanto opzionali per spostarlo meglio, nel caso fosse servito muoverlo…

La convivenza non è mai facile, anche quando l’hi-fi non c’entra nulla, ma di certo è un ulteriore elemento destabilizzante… È quel “terzo incomodo” che citava Kant quando parlava dell’amore, che vive sereno quando la coppia è sana, ma che può essere minato, a volte, da questo “terzo”. Fra i più potrà essere magari un figlio, un altro uomo, la suocera, ma fra noi pazzi audiofili…perché no, magari proprio l’impianto audio.

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Su questo Mc, le maniglie sono comparse tutte ad un tratto!

 

Hi-fi, auto, moto, orologi di lusso o qualsiasi altra passione: alla fine solo quisquilie di fronte ad una donna che si ama

In ogni caso è impossibile vivere senza le donne al nostro fianco per cui, cari amici audiofili, siamo destinati a dover dribblare i problemi di volta in volta che si presentano con la diplomazia di un Henry Kissinger, la delicatezza di un Charlie Chaplin e l’attenzione che non deve mai mancare nelle cose importanti della vita.

Alle signore in lettura, mi sento di dire di essere più comprensive verso questo mondo e, magari, di provare ad apprezzarlo. In fondo la musica è la cosa più bella che c’è. Ascoltarla nel migliore dei modi è una forma di rispetto nei suoi riguardi, tanto quando non ne potrete più, ci sarà sempre l’interruttore generale da staccare per riportare l’attenzione dell’uomo su di voi.

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