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Neutra, calda, clinica e V-Shaped: le cuffie e la firma sonora

firma sonora

Spesso si usano termini un po’ atipici per descrivere le caratteristiche sonore di un paio di cuffie. Ecco come interpretare questa firma sonora

Se avete un minimo di esperienza con le cuffie, vi sarete accorti sicuramente che ogni modello ha una propria impronta sonora, sia essa focalizzata sulla gamma bassa, su alti penetranti o su una spiccata neutralità. Queste caratteristiche proprie di ogni cuffia “colorano” il suono e decretano la cosiddetta firma sonora, che di sé non è un fatto negativo visto che alcune cuffie fanno risaltare al meglio un certo genere di musica rispetto ad altri modelli.

Una firma sonora si ottiene sintonizzando attentamente i driver per amplificare o attenuare frequenze specifiche o scegliendo un materiale al posto di un altro (ad esempio metallo, plastica o legno), che per le sue caratteristiche fisiche può influire fortemente sulla colorazione generale. Logicamente non possiamo parlare di una firma sonora universale che vada bene a tutti (anche se la curva Harman ci si avvicina molto), perché ognuno ha le proprie preferenze personali quando si tratta di frequenze., sebbene per alcuni utilizzi (si pensi alle attività professionali in uno studio di registrazione) si tenda a preferire una firma sonora ben precisa che colori il meno possibile il suono.

In questo caso si parla di firma sonora piatta, neutra, naturale o equilibrata. Lo scopo di questa impronta sonora è avere un suono piatto e senza alcuna colorazione, in modo che tutto suoni alle orecchie dei tecnici di studio nel modo più naturale possibile. Una firma sonora di questo tipo trova estimatori anche in molti audiofili o semplici appassionati perché offre un’esperienza musicale più vicina alla registrazione originale, ma molti altri ascoltatori possono trovarla “noiosa” e poco appagante. A tal proposito c’è una piccola differenza da sottolineare.


Spesso i termini bilanciato e neutro applicati a un tipo di suono vengono confusi, ma in realtà connotano una diversa firma sonora. Il suono bilanciato è essenzialmente un suono neutro leggermente “colorato”, con un po’ più di presenza di bassi e alti. Questa firma sonora aiuta a ottenere un’esperienza di ascolto più piacevole ed esalta la naturale risonanza degli elementi del mix (strumenti, voci), il che la rende più piacevole da ascoltare. In confronto, una firma neutra è priva di queste colorazioni appena accennate e, come detto, molti ascoltatori la trovano poco “eccitante”.

C’è chi poi, con la definizione di “basshead”, non può ascoltare musica in cuffia senza un ingente apporto di bassi. Una firma sonora ideale per la musica elettronica e l’hip hop, ma che inevitabilmente tende a nascondere nel mixing molti dettagli, che vengono “fagocitati” dai bassi e che possono rendere l’ascolto stancante e persino soffocante.

Nella cosiddetta firma sonora V-Shaped (a forma di V) vengono potenziati i due estremi nella gamma di frequenze (bassi e acuti) e ridotta la gamma media. Il risultato è un suono energico e appagante fin dai primi ascolti che piace a molti ascoltatori, ma che, nel caso di un’ottimizzazione non perfetta delle frequenze, rischia in certi casi di rendere il suono confuso e incontrollato. Per evitarlo, alcune cuffie sono impostate per creare una forma a U, dove la gamma media non è così incassata ed estrema come quella in un’impostazione V-Shaped. In ogni caso, la maggior parte delle cuffie consumer odierne sono impostate con questa firma sonora proprio per la facilità e l’immediatezza con le quali riesce a trasmettere l’energia della musica.

curva harman

Passiamo poi al suono brillante, che grazie all’enfatizzazione delle frequenze più alte dona un senso di chiarezza e ariosità, soprattutto se si riescono a tenere a bada le fastidiose sibilanti sulle voci più acute o su alcuni elementi strumentali come i piatti della batteria. Questa firma piace solitamente agli ascoltatori che cercano i micro dettagli, ma trova estimatori anche in ambito professionale, dove è fondamentale sapere se la registrazione suona bene.

Un’altra firma sonora di cui si sente parlare spesso è quella analitica-clinica, un mix di neutro e brillante che fornisce una presentazione sonora molto rivelatrice in grado di far apprezzare con una certa facilità molti dettagli nel mixing. Di contro, questa firma sonora tende a perdonare meno le tracce registrate male, mettendo in risalto difetti che altrimenti non emergerebbero e rendendo cuffie con un’impostazione simile adatte solo a certi appassionati che ascoltano musica in modo “clinico”.

Cuffie wireless

 

Da qui a dire che ogni produttore ha una propria firma sonora per le sue cuffie è un po’ azzardato, visto anche il numero di modelli diversi nei listini dei vari brand. Eppure, una certa approssimazione sulle tendenze sonore dei singoli produttori può essere fatta.

Audio Technica, ad esempio, tende a realizzare cuffie con frequenze medie e alte potenziate che funzionano alla grande per la voce e i piccoli dettagli (si vedano le ATH-AD700X), ma per i modelli di fascia più bassa il produttore nipponico tende verso un’enfasi sui bassi per un sound più incisivo, come dimostrano le ATH-M40x/M50x.

Le cuffie di Beyerdynamic tendono invece a una firma sonora V-Shaped, seppur molto raffinata, mentre le cuffie AKG sono da sempre tra le preferite negli studi di registrazione (anche quelli casalinghi). La loro firma sonora tende infatti a una risposta piatta e naturale che risulta ideale per il difficile processo di mixing. La serie K (K240, K701) è un must in ambito professionale.

Per Sennheiser occorre differenziare le varie fasce di prezzo. Si va infatti dai modelli top di gamma capaci di restituire una chiarezza impressionante e una quantità esorbitante di microdettagli, alle cuffie di fascia medio-alta rappresentata dalle HD 600/650, il cui caratteristico “velo di Sennheiser” restituisce una firma sonora piuttosto neutra e controllata, con la gamma media che rimane piena e dettagliata e acuti “trattenuti”.

Le tanto amate/odiate Beats sono invece famose per la loro V-Shaped molto marcata, con bassi potenti e alti scintillanti. Negli ultimi anni, Beats ha lavorato sulla risposta dei bassi rendendola più controllata e dettagliata, anche se alla fine l’impronta sonora “made in Beats” equivale un po’ all’avere una discoteca in testa… e questo per molti non è affatto un bene.

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