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Spotify: la via all’alta risoluzione è sempre più lontana

Nonostante la concorrenza si sia adeguata a uno streaming audio di alta qualità, Spotify continua imperterrito sulla strada degli MP3…

Sono passati oltre tre anni da quando Spotify annunciava per gli utenti americani l’arrivo di un nuovo piano in abbonamento chiamato Hi-Fi, che con 7,50 dollari in più rispetto all’abbonamento standard di 9,99 dollari avrebbe portato sulla piattaforma lo streaming audio con qualità da CD (1411kbps) affiancandolo a quello (ancora attuale) in MP3 con bit-rate massimo di 320 Kbps. Nel 2017 servizi come Tidal, Deezer e Qobuz offrivano già piani simili (Tidal si era spinta ancora oltre con i suoi Tidal Masters in alta risoluzione). Era quindi logico che anche Spotify, allora come oggi il servizio di streaming audio con più abbonati al mondo, compiesse un simile passo.

Peccato solo che quell’annuncio non si sia mai concretizzato e che, ancora oggi a metà 2020, gli abbonati a Spotify debbano accontentarsi di una qualità audio solo “dignitosa” (per usare un eufemismo). Per fare un confronto, il bitrate ‘medio’ offerto dagli stream ad alta risoluzione Ultra HD di Amazon Music HD (non ancora disponibile in Italia) è 3730kbps ed è disponibile per i membri Prime per 12,99 dollari al mese o, per i membri non Prime, a 14,99 dollari. Il piano HiFi di Tidal da 19,99 euro al mese offre sia stream audio con qualità CD, sia stream in alta risoluzione per un buon numero di brani e album.

Non è necessario essere particolarmente esperti nei bitrate audio per vedere che Spotify ha ancora moltissimo margine di miglioramento. E con i servizi appena citati che ora offrono anche lo streaming hi-res, Spotify è sostanzialmente due passi indietro. E non è che manchi la richiesta da parte dei suoi utenti. Basta infatti leggere sul forum di Spotify le tantissime richieste per aggiungere un piano Hi-Fi, anche se è lecito supporre che questi utenti interessati alla qualità audio siano in netta minoranza rispetto ai 286 milioni utenti della piattaforma (di cui 130 milioni paganti). E Spotify lo sa bene.


Spotify

In risposta al lancio da parte di Amazon del suo servizio Music HD, Paul Vogel, CFO di Spotify, ha dichiarato a The Verge: “Un’opzione di alta qualità non è un grande fattore di differenziazione tra i servizi come invece lo sono l’interfaccia utente, gli algoritmi e le playlist. In termini di ciò che i consumatori stanno cercando, l’audio ad alta qualità non è qualcosa che la gente vuole particolarmente”. Se quindi Spotify stava quasi sicuramente testando la situazione per un piano di abbonamento Hi-Fi nel 2017, ora chiaramente non è in prima linea nelle priorità dell’azienda. Anzi, le possibilità che ciò si realizzi da qui a breve ci paiono piuttosto basse.

Non è però che Spotify se ne sia stato con le mani in mano. Si è infatti espanso in nuovi mercati (ha recentemente raggiunto 92 Paesi), ha introdotto nuovi tipi di abbonamento come il recente Duo e si sta concentrando molto sui podcast, che soprattutto negli USA stanno prendendo sempre più piede. Una strategia che sembra davvero dare i suoi frutti come numero di abbonati e che, appunto, non sembra prevedere nell’immediato futuro un passaggio a un’offerta audio qualitativamente migliore (e lo stesso dicasi per Apple Music).

E anche se i servizi che lo fanno sono ormai numerosi, ci spiace che Spotify non faccia ancora parte di questa lista. L’impatto che un ipotetico Spotify Hi-Fi avrebbe sugli audiofili è infatti evidente. Otterrebbero infatti una qualità audio migliore e, presumendo che la compatibilità CD/hi-res fosse implementata all’interno di Spotify Connect, un modo semplice per trasmetterlo in streaming su speaker wireless e streamer, come d’altronde già succede utilizzando un Chromecast per lo stream ad alta risoluzione di Tidal. Dopotutto Spotify è all’avanguardia a livello di funzionalità (e in parte anche di catalogo) e sarebbe bello poter godere di tutto questo con un audio finalmente non compresso.

Anche perché, se fino a poco fa uno degli alibi per non offrire questo piano era quello del “peso” dello streaming a livello di MB per chi ascoltava principalmente musica con un piano dati tramite rete cellulare, ora che sta arrivando il 5G con i suoi GB illimitati e che i piani “flat” sono sempre più comuni anche restando nella sfera del 4G, streammare continuamente musica in alta risoluzione o con qualità da CD anche quando si è lontano dal Wi-Fi non rappresenta più oggi un limite particolare (e non dimentichiamo che c’è sempre l’opzione per l’ascolto offline).

A stupire inoltre è che realtà più piccole di Spotify (Amazon a parte) propongano da anni uno streaming di qualità lossless, mentre il gigante del mercato (che sicuramente avrebbe le risorse per riuscirci) non lo fa. Ma, come abbiamo già detto prima, per Spotify il gioco non vale la candela e forse sono davvero altri gli ambiti in cui la società preferisce investire. E ora non resta che attendere che Amazon Music HD sbarchi in Italia.

© 2020, MBEditore – TPFF srl. Riproduzione riservata.

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