Editoriali Tecnologie

ALCHIMIA AUDIO – LA RICETTA (SONORA) ASSOLUTA

ALCHIMIA AUDIO – Molto spesso è l’esatto bilanciamento degli ingredienti a concorrere alla riuscita di una ricetta – gli chef lo sanno bene – per questa ragione sperimentano fino a trovare le dosi esatte che possano rendere perfetta o quasi una realizzazione gastronomica, ove l’eccesso di qualche ingrediente potrebbe caratterizzarla eccessivamente. Per sovrapposizione, un uso intelligente dei controlli di tono, del loudness e del controllo di bilanciamento – assimilabili ai citati ingredienti e spesso presenti nell’ambito del sistema audio – possono contribuire a rendere l’ascolto maggiormente piacevole, vediamo come farlo senza esagerare.

ALCHIMIA AUDIO – UNA QUESTIONE DI MISURA

Abbiamo già affrontato l’argomento sui controlli di tono – seppure a volo radente e non certo in maniera organica – per cui sapete già che qualsiasi contesto ove siano coinvolti numerosi elementi, come appunto in una ricetta, l’esatta collaborazione tra questi porta a risultati positivi oppure, in difetto, totalmente negativi. Non è scritto da nessuna parte che determinati aspetti siano necessariamente immodificabili, intoccabili, sacri ed inviolabili. Di cosa parlo? Delle alterazioni a carico del segnale audio ottenibili tramite un uso consapevole ed oculato (e qui spesso l’asino – ahimè – cade e si fa parecchio male) dei controlli di tono, del circuito loudness e del bilanciamento.

Il classico trio di potenziometri presenti su moltissimi amplificatori

Vediamo in maniera un po’ più circostanziata come possono favorire l’ascolto.


Parto proprio da quest’ultimo controllo, fin troppo spesso quasi dimenticato, a malapena utilizzato per distinguere il canale destro dal sinistro durante gli innumerevoli test che l’audiofilo medio compie sul proprio sistema, insomma, più che un utile controllo sembra quasi che questo potenziometro occupi il frontale a mo’ di riempitivo.

Eppure, proprio questo controllo è spesso risolutivo in quei casi nei quali – e capita più spesso di quanto si pensi – la disposizione in ambiente dei diffusori è pesantemente influenzata da questo al punto di vedere alterato il palcoscenico virtuale in modo evidente. In un simile contesto, infatti, una leggera rotazione può compensare lo slittamento dell’immagine centrale (il solista di un trio ad esempio) che a causa delle riflessioni delle pareti adiacenti – si pensi ad un’asimmetria relativamente al loro posizionamento – porti ad uno scompenso della prospettiva rendendone meno ferma la posizione.

Come detto, non è affatto raro che ciò si verifichi, anzi, potremmo quasi affermare che fatti salvi ambienti destinati allo scopo – casi nei quali sono stati implementati dispositivi di correzione ambientale allo scopo di ottenere una stanza d’ascolto acusticamente bilanciata –  tutti i restanti casi beneficiano di questa influenza. Chiaramente non sempre si verificano alterazioni tali da dover essere compensate con il suddetto controllo, ma siccome l’appassionato più oltranzista non ascolta in modo casuale bensì concentrandosi sulle sfumature, potrebbe accadere di notare questo deterioramento della stabilità dell’immagine.

Ecco che ci viene in aiuto il balance a costo zero tra l’altro, ché cambiare l’ampli, convinti che sia esso il responsabile, vi costerebbe parecchio di più.

ALCHIMIA AUDIO – I CONTROLLI DI TONO 

L’altro circuito amato/odiato – oserei dire per antonomasia – è quello dei controlli di tono. Un circuito questo, che vede contrapposti coloro che lo giudicano totalmente inutile a coloro che invece ne decantano le indubbie qualità, che detto tra noi esistono, sono concrete e sfruttabili, ammesso che lo si faccia cum grano salis come sostenevano i padri latini.

La criticità più di frequente rappresentata circa tale circuito, sarebbe relativa a presunti limiti dovuti alle frequenze di intervento – usualmente centrate a 100 Hz e 10 Khz – considerate troppo limitate per essere effettivamente utili nel risolvere; a questo si aggiunge la presunta contaminazione cui il segnale andrebbe incontro al solo transitare nella scheda preposta.

Personalmente non sono affatto d’accordo: prima di tutto le frequenze riportate sono quelle di centro banda, ovvero quelle dove massimo sarà l’intervento del controllo in esaltazione o in attenuazione, non quindi una frequenza singola (sarebbe impossibile tra l’altro) ma una serie di frequenze, ovvero quelle adiacenti al di sopra ed al di sotto della centrale; ragione per cui – se rappresentassimo la funzione tramite un grafico – avremmo una gobba posta in un certo punto della risposta globale piuttosto che un picco.

Questo ci aiuta a comprendere che l’azione del controllo sfrutta un numero di frequenze maggiore di quella indicata – un ambito di queste in effetti – per cui, nell’esaltare di 5 dB i 100 Hz, si otterrà un’esaltazione (sebbene di minore entità) anche dei 90/80/70 e via a scendere…..ma anche a salire ovviamente. Cosa significa questo? Solo che il nostro controllo non può agire in maniera chirurgica come crede qualcuno ma solo in un dato ambito. Chiaramente, va da se che le frequenze solitamente scelte sono quelle che garantiscono mediamente che l’intervento sia meno distruttivo possibile in ambito timbrico, ovvero un ritocco che porti alla risoluzione del problema senza alterare troppo il messaggio originale.

La curva mostra cosa accade incrementando il controllo dei toni bassi – in questo caso F=80 Hz – di +3/+6/+9 dB: evidente l’innalzamento delle frequenze adiacenti fino a ben + 15 dB a circa 38 Hz

Altrettanto evidente è il fatto che se questi controlli operassero su più frequenze avremmo la possibilità di eseguire regolazioni maggiormente accurate, giusto? A questo punto stiamo parlando del temutissimo equalizzatore, strumento considerato al pari di una tortura medievale, inutile e doloroso per il segnale.

Questo dispositivo però, in virtù del fatto di disporre di un numero elevato di controlli dedicati a frequenze diverse – chiamate bande – consente un intervento molto più accurato. Se poi il suo intervento – solitamente ad intere ottave – opera a terzi oppure a sesti di ottava, la risoluzione di intervento aumenta esponenzialmente; il suo settaggio, in questo caso, sarebbe meglio fosse effettuato con la collaborazione di un analizzatore di spettro allo scopo di evidenziare (bene) cosa si sta facendo onde non far danni.

ALCHIMIA AUDIO – IL LOUDNESS, QUESTO SCONOSCIUTO 

So che tale affermazione può sembrare eccessiva, ti pare che un appassionato di alta fedeltà non sappia a cosa serve e sulla base di quali presupposti esso funzioni? Impossibile, eppure…..

Eppure capita che molti pensino a questo controllo come ad una sorta di ulteriore possibilità di incremento dei bassi e degli alti supplementare, ovvero qualcosa che aggiunto ai normali controlli rotativi ne aumenti ulteriormente l’intervento. Nulla di più sbagliato ovviamente.

Il LEBEN CS-300F, amplificatore certamente non economico e di stampo audiofilo: notare il potenziometro BASS BOOST settabile su due livelli ma solo in corrispondenza della gamma bassa.

In realtà tale interruttore – in qualche caso operabile su più livelli oppure addirittura in modo continuo, come implementato sugli amplificatori YAMAHA – serve a gestire la diversa sensibilità dell’orecchio umano ai bassi livelli di ascolto; in pratica innalza gli estremi della gamma al fine di compensare la differente sensibilità in relazione a determinate frequenze da parte del nostro udito – ai bassi livelli di ascolto maggiormente sensibile alle medie – qualcosa di assolutamente naturale quindi.

Allora perché imporsi ascolti asettici e privi di corpo a basso volume? Non ha alcun senso….se poi siete masochisti, fate pure.

Gli studi fatti da Fletcher e Munson relativamente a tali differenze di sensibilità, hanno dimostrato che non tutte le frequenze sono percepite allo stesso livello ma richiedono un volume maggiore, diversamente saranno percepite in modo attenuato.

ALCHIMIA AUDIO – CONCLUSIONI E CONSIGLI 

Per quanto premesso finora quindi – appare chiaro che molte delle considerazioni che ruotano attorno ai suddetti circuiti – sono spesso frutto di convinzioni che nel tempo si sono fatte strada nella mente di molti appassionati contribuendo ad un approccio fatto di una cautela finanche eccessiva.

Non è d’altronde una novità che l’uomo abbia la tendenza ad aggirare i limiti imposti dalla natura, comportamento che talvolta si dimostra deleterio, soprattutto quando entrano in gioco considerazioni oscure o graniticamente ancorate a filosofie di pensiero più che a dati concreti e riscontrabili.

Riassumendo, il consiglio è quello di ragionare bene prima di darsi a rigide filosofie tendenti al minimalismo, non per nulla questa passione prevede parecchio revisionismo storico – per averne la prova è sufficiente guardarsi (bene) intorno – dove contesti apparentemente destinati all’oblio ritornano prepotentemente alla ribalta. Qualcosa vorrà pur dire.

Come al solito, ottimi ascolti!

 

 

 

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