Il volume nell’analisi di Giorgio Loreti, un consiglio su tutti, cercate la qualità del suono, non la quantità di watts.
C’è stato un tempo, anni ’80 e sintoamplificatori giapponesi, in cui era molto in voga la “corsa ai Watts”.
C’era infatti una gara tra i costruttori giapponesi dell’epoca (Pioneer, Sansui, Akai, Kenwood, JVC e tanti altri che non ricordo) a chi costruiva il sintoamplificatore con il maggior numero di Watts in uscita.
All’epoca, parlare di 100+100 Watts, era un’enormità!
I prodotti erano enormi perché dovevano contenere la parte preamplificatrice con l’ingresso phono, il sintonizzatore AM ed FM, il finale di potenza.
In quegli anni le sorgenti principali erano il giradischi ed il sintonizzatore, cioè tanta musica gratis.
Da lì in avanti, grazie anche alle prove tecniche delle riviste di allora, si è sempre insistito sulla potenza “che non era mai troppa!”
Ma è proprio così?
Una celebre affermazione di Paul Klipsch, padre delle tuttora costruite Klipschorn, recitava pressappoco così: per un buon ascolto sono più che sufficienti 5 Watts!
Ricordiamo che all’epoca i valvolari più famosi erano il Quad II ed il Leak Stereo 20, entrambi di bassa potenza.
L’avvento dello stato solido, ha permesso di aumentare sensibilmente la potenza di uscita degli amplificatori, tanto che oggi, con la cosiddetta amplificazione digitale, si hanno finali poco più grandi di 30 x 30 cm da 500 Watts per canale.
Ma è stato un vero progresso?
Vediamo di fare il punto.
Che volume occorre in casa per ascoltare ad un livello soddisfacente senza provocare l’intervento dei vicini e comunque far rendere l’impianto secondo progetto?
Per avere un’idea del volume, suggerisco di installare sul cellulare un fonometro (molte le applicazioni gratuite) e di sedersi nella posizione di ascolto misurando la musica preferita al volume usuale.
Vi accorgerete che ad una distanza di circa 2,5/3 metri, la misurazione sarà normalmente intorno ai 75 dB, con picchi di poco superiori agli 80 dB, che è più che accettabile. Ricordo il limite delle discoteche a 90 dB.
Ora vediamo quali sono le prestazioni dei diffusori che sono mediamente presenti oggi sul mercato.
La prestazione si misura, in termini semplici e comprensibili, anche se non perfetti da un punto di vista tecnico, ma utili per comparazione tra diversi modelli, in Watts e dB, cioè quanta pressione acustica si ottiene con in Watt ad 1 metro in ingresso.
Sapendo che ad ogni metro di distanza si perdono 3 dB, a tre metri come punto di ascolto si perdono 9 dB. Proviamo a fare un esempio concreto, per capirci.
Diciamo che abbiamo un diffusore con efficienza di 84 dB ad 1 watt (meglio sarebbe, non me ne vogliano i supertecnici, 2,84 volt 8 ohm di sensibilità, ma questo deve essere un articolo divulgativo e utile soprattutto per i nuovi acquirenti per orientarli nell’acquisto).
Sapendo che per recuperare i 3 dB persi con la distanza ad ogni metro (3 dB in più sono considerati un facilmente udibile aumento di livello) bisogna raddoppiare la potenza, quindi per 3 metri di distanza di ascolto 1 poi 2, poi 4.
4 Watts a tre metri per avere 84 dB di volume di ascolto, e vi garantisco che è un bel volume.
Non so quanti nelle case di oggi possono ascoltare a lungo a questo volume senza fare intervenire i vicini o le forze dell’ordine.
84 dB di efficienza per un diffusore domestico è considerato “difficile” o bisognoso di amplificatori “robusti e potenti”. Molti diffusori nel mercato oggi hanno sensibilità e facilità di pilotaggio maggiori, parliamo di 90, 95, 100 dB 1 Watt 1 metro.
Ulteriore verifica di quanto sostenuto, se vi capita di essere in un negozio dove sono presenti i famosi “occhioni blu McIntosh”, ed osservare che suonando sono sempre abbondantemente sotto 1 Watt!
Quanta potenza dunque necessita un diffusore moderno, in ambiente domestico tipico delle abitazioni di città, cioè locali medio piccoli e volumi di ascolto “normali”?
A mio modo di vedere, 30/50 Watts per canale, sono ampiamente sufficienti, e quello che offre il mercato, soprattutto nella fascia media e di primo impianto, è di quella potenza.
Negli ultimi tempi, unitamente alla riscoperta del vinile e del giradischi, si è affermata anche una nuova generazione di amplificatori di bassa potenza e alta qualità, a conferma di quanto affermato finora riguardo alle esigenze dell’ascolto domestico.
Mi riferisco ai classici “all in one”, come Marantz, Bluesound, Denon, Cambridge Audio o Naim per citare alcuni esempi.
Se invece vogliamo guardare all’altissima qualità, e relativo costo, possiamo citare First Watt di Nelson Pass, Decware Super Zen Triode Amp, (2,3 Watts!), in foto, e tanti piccoli artigiani orientali emergenti, anche con prezzi più accessibili.
In conclusione, rivolgendomi ancora una volta ai cosiddetti nuovi acquirenti, mi sento di trasmettere un consiglio già ribadito in altri articoli:
cercate sempre la qualità e non la quantità.
E’ sempre meglio un classico trio formato da diffusore, ampli integrato, sorgente (sia essa digitale o analogica), ben scelto ed equilibrato, piuttosto che un insieme di elettroniche che saranno comunque legate e determinate dall’anello più debole.
Lo gamma di scelta è praticamente infinita, da un mini sistema Denon con i suoi diffusori, al “trio” Wilson Tune Tot + CD integrato Vivaldi One + Integrato D’Agostino Progression, il tutto a un po’ meno di 100 mila euro.
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