Dopo i flop pesanti di Fall Guy e Furiosa ecco riapparire lo spettro della crisi. Peccato la cosa sia ciclica e tutt’altro che inevitabile
Il bello del mercato dell’enterteinment è proprio questo: passano solo poche settimane e si passa dall’euforia sfrenata al pessimismo talmente nero da far invidia al Manzoni dei periodi migliori. Cos’è accaduto questa volta? Dopo i fasti registrati la scorsa estate – con la distribuzione in sala di Barbie ed Oppenheimer – i quali hanno macinato incassi e presenze mai viste prima, si è passati ad un deciso raffreddamento degli entusiasmi causato da vari rinvii per lo sciopero di settore. E conseguente presenza in sala – e a cascata in home video – di titoli molto deboli o comunque non remunerativi quanto ci si era abituati. I cosidetti “flop”.
Segue a ruota un’impennata di entusiasmo per l’uscita di Dune Parte 2 e Godzilla x Kong – con tanto di celebrazione per l’imperitura settima arte – salvo poi ricadere, complice anche l’ennesimo vuoto distributivo, nella disperazione alla “si salvi chi può”. Nella fattispecie due titoli su cui l’industria puntava fortemente – leggasi si sono spese follie in realizzazione e marketing – ovvero The Fall Guy e Furiosa, hanno sottoperformato alla grande. Un modo elegante per non definirli flop colossali. Se del primo si fatica a quantificare la perdita, stando alle ultime news diffuse sul secondo pare che – comunque – il film andrà almeno a pari con gli incassi attesi dalla distribuzione home. Campa cavallo. E a breve vedremo perchè.
Le Cassandre di professione si sono subito attivate con articoli apocalittici che vedono – sempre in modo posato e per nulla avventato – la fine del mercato cinematografico – probabilmente anche dell’universo conosciuto, dipende da quanto lo streaming resisterà (!) – oramai imminente. Tutto molto bello, molto d’impatto, molto accattivamente … peccato anche completamente fuori dal mondo. Premesso che, a causa anche delle attuali modalità di produzione e distribuzione, l’altalena degli incassi è giocoforza un’evenienza “normale”, un minimo di analisi lucida e ragionata andrebbe fatta. Il mantra “la gente non va più al cinema” si ripete intatto da decadi, utilizzato come jolly per giustificare ogni cosa salvo poi venir smentita a stretto giro. Nel nostro caso anche in poche settimane.
I problemi per casi come questi sono fondamentalmente due: qualità del prodotto e modalità distributive. Sul primo poco c’è da dire: o si realizzano prodotti fatti bene e che intercettino i gusti del pubblico generalista o non se ne esce. E spesso nemmeno questo è sufficiente, vedasi appunto il caso Furiosa per il quale la qualità del film è assolutamente fuori discussione. La modalità distributiva interviene invece prevalentemente sui margini di guadagno: è inutile – anzi deleterio – spendere 300 milioni di cucuzze per un film e poi metterlo in streaming dopo due mesi. Di più: è follia pura. Il pubblico attuale, abituato malissimo da lockdown e politiche al ribasso, ragiona più o meno così: perchè devo pagare otto euro a testa per andare in sala se fra un paio di mesi vedo lo stesso film su Disney+ “gratis”? E dategli torto.
Nemmeno tentativi “euristici” di ragrannellare entrate piazzando il film in esclusiva pay per view sembrano dare segni di riuscita. Un esempio lampante è l’ultimo Indiana Jones. Dichiarato come “sotto le attese” in sala è sbarcato a fine estate 2023 – in pay per view – sulle piattaforme. Seguono articoli entusiastici su diversi media di settore del tipo “successo oltre ogni attesa in digitale per Indy”: pareva stessero cadendo soldi dal cielo ed il film vivendo una nuova giovinezza. Evviva, il bilancio è salvo e tutto è bellissimo. Escono successivamente i dati finanziari per i film del 2023: nei cinque flop più gravi appare Indy (ed altri tre film Disney guarda caso). Viene dichiarata una perdita sostanziale di 100 milioni di dollari. Come è possibile? Ha fatto furore in digitale – si parla di 20 euro a noleggio in prima uscita – ed è pure uno dei più visti. Streganza.
Un altro caso “tragicomico” è rappresentato da The Marvels; la Disney nel 2023 sembra abbia dato “il meglio” di sè. Partendo già azzoppato a causa di una qualità che definire discutibile sarebbe un regalo, il film floppa di brutto in sala. Esce a tempo di record sulle piattaforme – nella beata speranza di tirar su il soldino – ma il pubblico continua a non gradire. Esce poi su Disney+ accluso all’abbonamento e risulta il film più visto in assoluto. Anche lui nella top 5 delle maggiori perdite finanziarie targate 2023. Come volevasi dimostrare: c’è decisamente qualcosa che non va. E di esempi simili se ne potrebbero fare parecchi.
In sostanza, cosa sta succedendo? Succede che major e soci stanno si investendo ingenti somme in kolossal e film di grosso impatto, ma con modalità distributive e finestre ridottissime verso l’home video. Le quali, con gli abbonamenti streaming, tutto sono tranne che remunerative. E’ chiaro che se l’utente sa di poter vedersi il filmone “a gratis” dopo due mesi al cinema non ci va. Così facendo – però – il margine di guadagno dei biglietti viene a mancare. Per gli stessi motivi, nemmeno le modalità pay per view riescono a sopperire. La sala può tranquillamente sostenere i grossi investimenti e rendere remunerativo il prodotto: va però messa in condizioni di farlo. “Regalare” film da milioni di dollari – dopo due mesi – negli abbonamenti “all inclusive” non è umanamente sostenibile. Men che meno se il prodotto non ha appeal qualitativo di suo.
Morale della favola, visti i flop collezionati, qualcuno è già corso ai ripari. La Disney, forte delle performance appena descritte, ha cambiato direzione. Per il prossimo Inside Out 2 – sagacemente selezionato tra i titoli che più appeal avevano generato nell’utenza target – si è già stabilita un’esclusiva di sala prolungata. Per capirsi, il film in home video prima dell’autunno inoltrato non si vedrà. Il corretto mix di qualità artistica, utenza target – i bambini che si trascinano dietro i genitori – ed esclusiva in sala ha già dato risultati tangibili: il film, ovunque è uscito, ha registrato incassi record. 155 milioni di dollari solo negli USA, solo nel primo week end di programmazione. Non ci voleva poi tanto. E ora, siete tutti pronti per l’imminente fase entusiastica che si sta per aprire?
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