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MUSICA STRUMENTALE

La musica è cultura, la musica è arte, la musica esprime stati d’animo, rappresenta situazioni, contesti variegati dove le note letteralmente descrivono ciò che nella forma canzone è appannaggio del testo. Al pari della letteratura – mai svincolata dal momento storico, culturale e sociopolitico – anche la musica dipinge un quadro sonoro inevitabilmente attuale.

MUSICA STRUMENTALE: UN BUON LIBRO VALE UN BUON DISCO

Chi ama leggere, si reca spesso in libreria o gira per mercatini e bancarelle alla ricerca di quel meraviglioso mezzo che tramite l’immaginazione – prima fonte di felicità dell’uomo secondo il Leopardi – ci consente di vivere avventure, astrarci dalla realtà ed assaporare una grande varietà di situazioni in modo virtuale: il libro.

Nulla di nuovo sotto il sole quindi, la realtà virtuale esiste da parecchio, e grazie all’invenzione della stampa a caratteri mobili di Gutemberg, è stato possibile disseminare cultura e sapere tra i popoli, qualcosa un tempo riservato solo ai nobili, coloro che potevano permettersi un tomo finemente miniato dai monaci amanuensi Benedettini, notoriamente dediti a questo indubitabilmente utilissimo lavoro.


Per sovrapposizione quindi, è lecito ritenere un buon disco in grado di stimolare la fantasia e l’immaginazione facendoci viaggiare con la mente in luoghi assolutamente irraggiungibili, posti dove possiamo trovare conforto e armonia, dove possiamo scaricare la tensione accumulata a seguito di una giornata pesante, qualcosa che di questi tempi è piuttosto conosciuta praticamente da chiunque abbia un minimo di interazione socio-temporale con il particolare periodo che stiamo vivendo.

Molte persone ritengono imprescindibile un testo, qualcosa che in qualche modo spieghi la canzone, le motivazioni che hanno portato alla sua nascita, la fonte dell’ispirazione che ha contribuito alla creazione delle liriche.

Giusto, talvolta un ottimo testo può essere semplicemente accostato a poche ed efficaci note che contribuiscano a sostenerne l’impalcatura, una melodia che sottolinei la forza ed il significato delle parole.

La stessa cosa può essere fatta strumentalmente, cosa parecchio più complessa dal punto di vista della suggestione, se non altro perché non vi è nulla che induca necessariamente alla formazione di un dato pensiero, qualcosa che contribuisca a far sì che la fantasia e l’immaginazione vadano in una data direzione; in un certo senso un testo funge da libretto di istruzioni.

Ecco quindi che lo strumento si trasforma in parola, viatico necessario affinché la nostra mente sia indotta a “percepire” – con tutto quello che caratterizza la nostra personalissima visione delle cose – ciò che il musicista intende sia compreso tramite le note della sua musica.

MUSICA STRUMENTALE: LA POTENZA DI UN ORCHESTRA E NON SOLO

Un genere di musica può essere davvero rappresentativo di un dato contesto, evocativo di aspetti che – sottolineati da una certa tipologia di scrittura – forniscono elementi idonei per riconoscere quello che l’artista intende.

L’orchestra romantica del ‘900, caratterizzata da un’espressività potente e raffinata, sempre più ricca dal punto di vista della strumentazione, epica, talvolta immensa nella sua potente forma di gestione del messaggio sonoro, ampiamente svincolata dal classicismo precedentemente in auge, è forse la massima rappresentazione di quanto la musica, quella buona, sia in gradi di parlarci.

Molti autori classici, soprattutto contemporanei, l’hanno sovente utilizzata per alludere a situazioni o personaggi del periodo – uno su tutti Shostakovich, sovente impegnato nel prendere di mira il perfido Lenin senza assolutamente nominarlo – poiché trovandosi in situazioni politiche e sociali ampiamente imposte, e necessitando di un mezzo di trasmissione delle proprie idee che fosse il meno possibile attaccabile in modo certo ed univoco, trovarono nell’espressione musicale quelle parole che non osavano o non potevano pronunciare.

I Berliner Philarmoniker, una delle maggiori compagini orchestrali esistenti

Allo stesso tempo, jazz, rock, blues, country, pop, e qualsiasi altro identificativo possa essere attribuito ad un particolare genere, hanno tutti un connotato sonoro che ne rappresenta non solo l’origine ma anche in un certo senso la necessaria presenza in determinati contesti – si pensi al blues ed al suo essere potentemente evocativo delle pesanti condizioni in cui versavano i neri d’America ai tempi dello schiavismo, amarezza trasformata magistralmente in musica.

Basta poi considerare certe opere della cinematografia, dove maestri della specifica tipologia di composizione – il connubio Hitchcock/Hermann la dice lunga – hanno contribuito a rendere davvero magnifica la pellicola; chi non conosce il tema di certi film come Psyco o Marnie?

Appare chiaro quindi che il linguaggio strumentale – anche di un solo strumento, purché suonato a mestiere – possa essere veicolo di emozione, suggestivo di pensieri piacevoli e allegri, ma anche rabbioso nell’esposizione, tragico, malinconico, triste, insomma, qualsiasi aspetto del corollario umano delle emozioni è compreso nel novero di quello che la musica può esprimere.

Allora perché non sceglierla con l’attenzione che merita?

MUSICA STRUMENTALE: UNA SCELTA IMPORTANTE E CONSAPEVOLE

Quanto illustrato nel precedente paragrafo serve ad introdurre l’argomento relativo alla selezione delle opere in senso stretto.

Così come nella nostra rubrica Musica e Vino tentiamo in modo inusuale di accostare due sensazioni diverse perfettamente in grado di convivere tra loro – olfatto e udito – questo articolo pone l’accento sull’importanza di ciò che ascoltiamo.

Per riprendere la metafora iniziale sulla scelta di un buon libro, spesso garante di letture culturalmente edificanti – seppure esiste anche la letteratura leggera come giusto che sia – potremmo dire che la musica non si esime affatto dall’essere simile.

Come detto all’inizio la musica è cultura, prende spunto direttamente dalla vita e dagli avvenimenti che quotidianamente si verificano nel mondo. Qualsiasi artista degno di nome mette dentro ai suoi brani un pezzetto di esistenza – la propria oppure semplicemente immaginata – se non altro per il tempo che dedica alla composizione del pezzo. Allora perché non gratificare coloro che maggiormente si impegnano acquistando produzioni di un certo spessore?

Mi rendo conto che non tutti disponiamo della stessa conoscenza in merito ai generi musicali, non tutti abbiamo gli strumenti per indirizzare le nostre scelte in modo sempre opportuno – intendendo con ciò l’evitare di acquistare lavori scarsi, privi del gesto artistico in senso stretto, buoni solo per essere dimenticati in fretta e per fare rumore – ma è pur vero che si può scegliere di modificare l’approccio all’ascolto preferendo opere maggiormente elevate dal punto di vista compositivo.

L’unica cosa necessaria è la curiosità, quella voglia di infilarsi in contesti meno frequentati per cercare di capirli meglio – ovviamente non alludo a qualsiasi cosa emetta un suono! – allo scopo di aumentare la conoscenza, di poter disporre di una chiave di lettura che consenta di comprendere meglio in senso critico ciò che andiamo ad ascoltare.

Significa rispetto anche per noi stessi, ascoltare bene vuol dire anche questo, scegliere bene ciò che ci accompagna nel nostro viaggio musicale ha il suo peso.

MUSICA STRUMENTALE: CONCLUDENDO

Come rivista dedita all’audio di qualità, necessariamente correlato al possesso di un buon impianto che consenta di fruire al meglio delle qualità tecniche ed artistiche delle opere scelte, non possiamo esimerci dal ritenere fondamentale che la scelta di cosa acquistare sia operata nel rispetto di determinate regole che definiremmo obbligate.

Parecchi anni fa andavano di moda i famosi dischi test per audiofili, sovente basati su fantasmagoriche prese di suono ma altresì gravati da una spaventosa mancanza di qualità artistica, dischi ottimi per stupire l’amico di turno ma certamente ben poco adatti per un serio ascolto e, soprattutto, assolutamente inutili ai fini della realizzazione di un concreto background culturale. Col tempo si sono praticamente estinti, prova che al di là del continuo testare l’impianto – in quella sorta di onanismo tecnologico infinitamente caro all’audiofilo all’ultimo stadio – quello che conta davvero è altro.

In ultimo – seppure reperibile esclusivamente in lingua inglese – consigliamo la lettura di Music & Imagination (1952) del noto compositore contemporaneo Aaron Copland, interessante saggio che ben spiega il ruolo dell’immaginazione nella musica e nella composizione.

Mi raccomando, siate curiosi, giustamente curiosi e ne scoprirete – anzi sentirete – delle belle!

Come sempre, ottimi ascolti.

 

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