Circa tre anni dopo l’introduzione della Mark II Olympus compie un nuovo passo avanti tecnologico nell’ambito delle Quattro Terzi Micro con la E-M1 Mark III
Quando la fotografia è più passione e gioia di uno scatto ben riuscito che non spasmodica ricerca del perfezionismo assoluto allora la fotocamera Olympus OM-D E-M1 Mark III potrebbe essere quella giusta. Una scelta dettata dalla qualità e dalle caratteristiche che ne contraddistinguono la natura avventuriera, certo più adatta a chi non rincorre risoluzioni e sensori, non è ossessionato dal rumore che accompagna alti valori ISO piuttosto che della velocità e precisione dell’autofocus.
La Olympus OM-D E-M1 Mark III non è uno strumento per professionisti e assolutisti della fotografia digitale no-compromise, ma nemmeno ha la pretesa di esserlo. Una fotocamera che si rivolge ad ampio spettro all’interno di un mercato ricco di offerte non sempre all’altezza del prezzo e delle prestazioni su carta, che potrebbe suscitare interesse in coloro alla ricerca di uno zoom anche importante che però non ecceda nelle dimensioni, più semplicemente qualsiasi amante della fotografia di qualità che desideri impugnare una fotocamera che renda divertenti anche gli scatti più difficili. Peraltro Olympus è fuori dalla corsa nel segmento full frame restando nell’ambito del più piccolo formato Micro Quattro Terzi, nato nel 2008 da Olympus e Panasonic concentrandosi su usabilità e funzionalità che nessun altro marchio può offrire.
Rispetto al preesistente formato Quattro Terzi il Micro Quattro Terzi (MFT – Mirco Four Third) non prevede lo spazio per lo specchio del reflex e del pentaprisma, favorendo la progettazione di unità dall’inferiore ingombro e una distanza focale della flangia più corta e quindi obbiettivi più piccoli. Tra le nuove funzionalità introdotte la Starry Sky AF, ovvero messa a fuoco automatica specifica per risaltare al meglio il cielo stellato. Una modalità che è stato possibile aggiungere unendo il sistema di stabilizzazione a 7,5 stop e filtri ND (densità neutra) incorporati che consentono di lasciare a casa treppiede e filtri (7,5 stop con l’obiettivo Olympus M.Zuiko Digital ED 12-100mm f / 4.0 PRO).
Questa E-M1 Mark III lascia da subito la sensazione di essere perfetto compagno di viaggio nelle incursioni in giro per il mondo, pronta ad affrontare anche climi difficili, umidità e polvere e benché forse non riesca a collocarsi in cima alla classifica del migliore apparato acquistabile a una cifra più vicina ai 2.000€ resta in pole position nell’ambito MFT con obiettivo intercambiabile. Di fatto questa nuova E-M1 Mark III raccoglie la sfida di saper offrire scatti e prestazioni del tutto simili alla ben più costosa Olympus E-M1X (mirrorless con sensore 4/3 – 2.0x da 20 Megapixel, in produzione dall’anno scorso) ma in una forma rivista abbassando lo spazio occupato. Con l’ottica 12-45 mm f / 4 PRO resta la più piccola a tenuta stagna di Olympus. Uno spirito davvero avventuriero dato che anche con una manciata di obiettivi porta via poco spazio, favorendo oltremodo il trasporto che potrebbe anche non andare oltre il semplice zaino che contenga comunque il necessario per trascorrere qualche giorno fuori porta.
La riduzione delle dimensioni rischiava di abbassare l’indice di comodità quanto a impugnatura e versatilità nell’impiego, ma la E-M1 Mark III resta comunque comoda senza che si sia andati a sacrificare troppo i controlli fisici. Non mancano neppure due slot per schede SD, anche se solo uno resta compatibile UHS-II. La maggior parte delle predisposizioni anche software incontrerà il ricordo di chi ha già usato Olympus in passato, ma prendervi dimestichezza non dovrebbe richiedere più di tanto. I comandi restano flessibili e completi per passare rapidamente tra le varie impostazioni senza perdere occasione per lo scatto migliore. Tutto a portata di pollice tra cui i selettori a ruota, il joystick e il bottone ISO offrono immediatezza anche nel caso delle impostazioni rapide. Purtroppo l’organizzazione degli elementi ha avuto meno fortuna nella zona dove si trova il pulsante di scatto, un po’ troppo vicino a quello della registrazione video, quest’ultimo ancor più prossimo alla compensazione dell’esposizione. Il resto dei pulsanti è collocato sul lato sinistro tra cui funzione flash e leva acceso / spento.
La E-M1 Mark III dispone di uno schermo touchscreen da 3” pollici e 1.037 milioni di punti che si inclina verso il lato fotocamera, consentendo di ruotare comodamente lo schermo anche lato selfie con ampia angolazione. Il corpo macchina è in lega di magnesio, sigillato contro polvere e schizzi e offre notevole solidità come da tradizione Olympus per tutti gli apparati alto di gamma del brand. Si tratta di una tipologia di protezione che dovrebbe mantenere elevato il coefficiente di refrattarietà alle intemperie, salvo poi magari accorgersi che la zona meno sigillata è quella relativa al vano batteria, dove potrebbe penetrare pulviscolo o sabbia. Importante è che il corpo macchina così come l’ottica ne risentano il meno possibile, favorendo lo spirito d’escursione. Sempre a proposito di consumo energetico la E-M1 Mark III non dispone delle doppie batterie come nel caso della E-M1X e, secondo la valutazione CIPA, i numeri parlano di 420 scatti che diventano 900 in modalità Quick Sleep. La valutazione CIPA fa riferimento alla procedura per determinare il numero di scatti singoli che una fotocamera è in grado di reggere senza sostituire la batteria. Tale procedura viene raccolta dalla Camera & Imaging Products Association giapponese, che poi va a verificare la veridicità di quanto dichiarato dal produttore.
Il mirino elettronico da 2.36 milioni di pixel ha prestazioni nella media, in particolare si potrebbe risentire di un più basso livello di contrasto che non pareggia la resa del display esterno. Olympus dispone di uno dei migliori sistemi di stabilizzazione su piazza, arrivando a sostenere che è possibile scattare lunghe esposizioni di svariati secondi senza supporto fisico, anche quando l’ottica è un grandangolo oppure quando si utilizza l’inedita funzione Starry Sky AF inquadrando il cielo notturno. Di fatto questa nuova modalità non chiama in causa il rilevamento del contrasto, il rilevamento di fase o persino un ibrido tra i due ma utilizza per contro la luminanza per distinguere le zone luminose dal buio della notte. Un risultato tecnico sorprendente specie considerando che è possibile ottenere scatti anche operando senza treppiede, che per raggiungere il massimo assoluto non andrebbe proprio del tutto dimenticato. Un successo anche per lo scatto apparentemente più semplice e generico che possa esserci grazie al sistema di messa a fuoco automatica a rilevamento di fase su chip a 121 punti della E-M1 Mark III.
Veloce quanto basta e con risultati che non si discostano particolarmente dalla Olympus E-M1X tra messa a fuoco e capacità dell’autofocus di lavorare anche in condizioni di bassa luminosità (sensibile fino a -3,5 EV), quanto a primeggiare in tal senso nella categoria c’è ancora un bel po’ di strada da percorrere. Se la necessità fosse perlopiù rivolta all’ambito sportivo siamo comunque in presenza di una mirrorless che non sfigura affatto, anche l’Eye AF sa il fatto suo aiutando a gestire al meglio gli scatti di gruppi o singoli mantenendo la nitidezza. È un aiuto che implica la possibilità di scattare ad aperture più ampie senza necessitare della sicurezza aggiuntiva della profondità di campo, sapendo che gli occhi restano ben a fuoco. In tale ambito manca purtroppo la modalità Eye AF per animali, sorta di evoluzione del rilevamento del volto che vede bocca, occhi e naso come area cruciale e acquisizione delle informazioni che va a complicarsi ulteriormente quando gli animali inquadrati non sono i soliti cani e gatti, dove già il solo riconoscimento degli occhi diventa la vera sfida (si pensi per esempio a un delfino). Ottenere uno scatto di qualità non dovrebbe comunque essere complicato dato che l’area dell’autofocus copre il 75% verticalmente e l’80% orizzontalmente, mantenendo precisione anche per soggetti in movimento in ampi spazi.
Il risultato ottenibile con la messa a fuoco automatica non è perfezione assoluta ma nella maggior parte delle occasioni l’operatività non dovrebbe mancare, il che con la E-M1 Mark III significa impostare l’autofocus continuo. Quanto all’elaborazione è presente un unico processore, ovvero il TruePic IX, e qui non bisogna lasciarsi confondere dal nuovo col vecchio e viceversa. Truepic è più un riferimento di tipo commerciale e combinazione di CPU e unità di elaborazione grafica, molto probabilmente avrà la potenza di calcolo dei doppi processori TruePic 8 dell’E-M1X. Ciò consente all’E-M1 Mark III di eseguire l’elaborazione manuale ad alta risoluzione e il riconoscimento delle immagini tramite singolo processore, per giunta anche più efficiente dal punto di vista energetico.
Sempre grazie al processore TruePic IX è possibile una nuova modalità di scatto manuale ad alta risoluzione unicamente per soggetti (teoricamente) immobili, che utilizza il sistema di stabilizzazione dell’immagine e rileva le differenze unendo sedici scatti in un file da 50 Megapixel, ottenendo un risultato superiore ai 20,4 Megapixel dal sensore stesso. Quanto alla velocità di scatto si può arrivare a dieci fotogrammi al secondo con la meccanica o diciotto usando l’otturatore elettronico silenzioso disattivando l’autofocus continuo le performance aumentano rispettivamente a quindici e sessanta frame al secondo.
Certo chi sperava in un salto ancor più radicale potrebbe storcere il naso scoprendo che il sensore da 20.4 Megapixel della E-M1 Mark III resta lo stesso della Mark II, con lo svantaggio di non essere all’altezza di sensori con meno anni sulle spalle ma favorendo l’impiego di focali lunghe, oltremodo aiutate dal notevole stabilizzatore d’immagine per ottenere anche in modalità 2X scatti di qualità da 600 mm con un 300 mm. Il sensore non è cresciuto ma è presente la nuova modalità di priorità dei dettagli che elabora due volte immagini a elevate ISO per un superiore livello di dettaglio, anche se ciò finisce inevitabilmente per impegnare maggiormente il sistema. Come nella Mark II gli scatti iniziano a risentire del rumore a partire dagli 800 ISO, con un ulteriore calo della resa tout-court dai 3.200 ISO.
In definitiva la Olympus OM-D E-M1 Mark III con un numero di scatti dichiarati non inferiore ai quattrocentomila dimostra di valere il suo costo, che attualmente si aggira attorno ai 1.799€ solo corpo macchina mentre sono comunque disponibili un paio di kit: con aggiunta di ottica M.ZUIKO Digital ED 12-100mm f4 IS PRO a 2.899€ oppure con ottica M.ZUIKO Digital ED 12-40mm f2.8 PRO da 2.499€. A mercato questa E-M1 Mark III ha i numeri giusti per convincere l’appassionato escursionista vacanziero in cerca di prestazioni elevate. Ricordiamo comunque che a questi livelli sono presenti alternative spostandosi però in zona full frame, come nel caso di Sony A7R III (42 MP | sensore full frame BSI-CMOS), la Nikon Z6 (25 MP | sensore full frame BSI-CMOS) o la Panasonic S1 (24 MP | sensore full frame CMOS).
Specifiche tecniche
Sensore d’immagine 4:3 Live MOS 20,4 MP / Risoluzione 21,8 MP / Processore TruePix IX / Dimensioni 134,1 x 90,9 x 68,9 mm / Peso 504 gr. (solo corpo macchina) / Autonomia 420 scatti o 85′ minuti video / Mirino elettronico a 2.360.000 punti e ingrandimento 1,48x / Monitor LCD touch Vari-angle da 3″ / Otturatore computerizzato sul piano focale – Autoscatto 2 s / 12 s / Custom / Solidità 400.000 scatti / Stabilizzatore d’immagine a 5 dimensioni e livello di compensazione effettivo fino a 7,5 passi EV / Aree di messa a fuoco 121 punti – AF a rilevamento della differenza di fase con punti a croce / Sensibilità LOW-6400 (manuale fino a 25.600 a passi di 1/3 o 1 EV ISO) / Video fino a risoluzione 4K (30p) – 2K (120p) / Connessione fisica USB-C / Connettività Wi-Fi & Bluetooth / Storage SDHC, SDXC, UHS-I e UHS-II con doppio alloggiamento
Per ulteriori informazioni: link alla pagina ufficiale Olympus per il modello OM-D E-M1 Mark III. Link alla pagina Amazon per la E-M1 Mark III.
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