Non si tratta solo di essere prevenuti, ma è una questione di “percezione”.
La musica di oggi non piace ai “vecchi”. Spesso nascono veri e propri diverbi in famiglia o sui social tra vecchie e nuove generazioni di appassionati di musica. Ma come mai chi è più in avanti con l’età, di solito, non accetta la musica odierna?
NOSTALGIA
In primis, c’è sicuramente un fattore nostalgico. I brani preferiti di una ascoltatore hanno influenzato il suo passato, e riascoltarli dopo anni rievoca nella mente ricordi e sensazioni piacevoli, cosa che ovviamente i nuovi brani non possono fare. Come ben sappiamo, la musica non è solo una sequenza di belle note, ma un mix di melodie che noi ricolleghiamo a eventi o momenti della nostra vita come l’infanzia. È logico che non siamo portati ad ascoltare qualcosa di “sconosciuto”, che non ci dà alcun feeling. Ma questo non è un motivo per screditare la nuova musica, anche perchè i brani di oggi saranno invece ricordati tra qualche anno dai giovani ascoltatori di oggi.
CAPACITÀ DEL CERVELLO
Anche se il lato nostalgico è importante, non si può certo dire che sia l’unico che conti. I gusti musicali di un singolo individuo iniziano a svilupparsi attorno ai 13 anni, possono variare nel tempo, ma tendono a stabilizzarsi attorno ai 20 anni. Infine, dai 30/40 anni in poi, è sempre più difficile essere dotati di un’apertura mentale che consente di provare piacere nell’ascoltare qualcosa di nuovo.
A prova di ciò, possiamo citare uno studio effettuato presso l’Università di Manchester. L’esperimento consisteva nel prendere due gruppi di persone, uno di giovani ed uno over 40, sottoponendoli all’ascolto di alcune coppie di note in scala. I suoni generati potevano essere consonanti o dissonanti. In generale, i primi sono quelli più gradevoli, mentre i secondi vengono percepiti com una sorta di disturbo. Dalle analisi è emerso che il gruppo di over 40 provava meno piacere ad ascoltare i suoni consonanti, rispetto ai giovani. Viceversa per quelli dissonanti, per i quali provavano un piacere maggiore rispetto al gruppo giovane.
Tutto ciò porta a dedurre che la gamma dinamica di ascolto fosse notevolmente ridotta negli adulti, poichè lo stacco tra i suoni consonanti e dissonanti tendeva ad assottigliarsi. Col tempo, quindi, tendiamo a percepire molto meno accuratamente i suoni che non troviamo familiari, ecco perchè gli anziani non gradiscono i brani che si distaccano da ciò che sono abituati a sentire.
FAMILIARITÀ
Un altro motivo che con l’avanzare dell’età ci spinge a preferire i brani del passato è che semplicemente sono gli unici che sentiamo come familiari. L’ascolto della musica infatti è più “matematico” di quanto si possa pensare. Facciamo caso alle hit: come è possibile che ci piacciano così tanto o che siano sempre così orecchiabili? In realtà, non lo sono al 100%! O meglio, lo diventano anche grazie ad alcuni accorgimenti che l’industria musicale adopera. In primis, la trasmissione in radio. È difficile che vi siate mai messi a canticchiare un ritornello dopo averlo ascoltato almeno una volta. Anzi, è probabile che abbiate addirittura snobbato il vostro attuale brano preferito, la prima volta che lo avete ascoltato. Ma dopo averlo sentito spesso in radio ogni giorno alla stessa ora, alle feste di paese, ai concerti ed in tv, quel brano è entrato a far parte della vostra routine quotidiana e quindi, vi è iniziato a piacere.
In genere, si tende ad ascoltare ciò che già conosciamo perchè il nostro cervello attiva un meccanismo di ricompensa. Mentre si ascolta un brano noto, la nostra mente “anticipa” di qualche millesimo di secondo le note successive (perchè appunto le conosciamo) e quando esse vengono effettivamente suonate, il cervello rilascia sostanze come dopamina, ossitocina e serotonina. Ciò ovviamente non accade con i brani a noi sconosciuti, che tendiamo ad evitare o che comunque difficilmente possono piacerci.
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