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SingleCue – Gesture Control per la Domotica

SingleCue e i gesti che diventano comandi, ma la ricerca meriterebbe una più rapida evoluzione di quanto non stia accadendo

Qualcuno ricorderà i gesti nel vuoto compiuti da Tom Cruise nel fantascientifico Minority Report di Spielberg, quando indossando dei ‘semplici’ guanti con sensori padroneggiava un computer, alla stregua di Keanu Reeves in Johnny Mnemonic per navigare in rete nel 2021. La comunicazione con i gesti senza dover interagire con elementi fisici e trascende il linguaggio e la parola è una delle frontiere più stimolanti che potrebbero diventare realtà anche nel campo della domotica. Invenzioni che ancora oggi sembrano impossibili da realizzare, eppure qualcosa in questo campo si è mosso con interessanti premesse. La comunicazione con un gesto riveste carattere ancor più universale della lingua, senza dover essere costretti a interagire con un device fisico, fosse anche solo un touch screen, il “gesture control” è più discreto di un controllo vocale e potrebbe rappresentare la vera avanguardia per controllare la casa domotica.

Applicazioni ad ampio spettro andando incontro soprattutto ai diversamente abili, traendone un inaspettato beneficio per non essere più asserviti alla propria casa ma disporre di una serie di servizi a portata di gesto o rilevamento del movimento e un controllo più in libertà. La spinta in questo senso è giunta da applicazioni in settori completamente avulsi alla domotica, in ambito militare ma anche in quello più affascinante dei videogame. È il caso per esempio di quel progetto all’origine noto come “Natal” e che poi venne ribattezzato Kinect, il rilevatore di movimento studiato ancor prima che la console Xbox One vedesse la luce sul mercato. Un dispositivo che attraverso sensori, laser e videocamere è in grado di interpretare i movimenti del soggetto che si muove davanti a esso mutuando i gesti in comandi impartiti in tempo reale al sistema.

SingleCue

Una sorta di vera e propria mappatura tridimensionale dell’ambiente di fronte ai suoi sensori e sinergia di programmazione e macchina che impiega un sensore d’immagine (nel caso del Kinect a una risoluzione VGA, ovvero 640 x 480 pixel) il quale rileva qualsiasi movimento, ma ci sono anche due sensori di profondità tridimensionali a raggi infrarossi che eseguono letteralmente la mappatura dell’ambiente circostante. Nel caso del Kinect c’è poi un microfono panoramico particolarmente sensibile che si occupa dell’elemento suono anche quando ridotto ai minimi termini. Già un sistema di questo tipo che analizza i dati dei sensori ed elabora le immagini può interpretare in misura anche piuttosto accurata i movimenti da quarantotto punti di articolazione. Il concetto applicato da SingleCue, non andato oltre la seconda generazione, si avvicina a quanto appena esposto anche se i risultati hanno stentano a giungere.


Un device semplice e dal costo contenuto (circa 190 euro), facile da installare da parte di chiunque e in grado di gestire un elevato numero di produttori di hardware compatibile. Con un semplice e naturale movimento si può per esempio accendere la televisione, cambiare canale, regolare il volume dell’amplificatore o selezionare un film da un catalogo in streaming. Sempre e comunque lontani dall’utilizzare un interfaccia fisica che sia il classico smartphone o il telecomando. SingleCue, è stato un primo importante passo nella gestione di alcuni dispositivi a livello domotico come il termostato Nest e le lampade Hue. Piccoli sviluppi verso un futuro di concreta interazione dove la ricerca non ha evidentemente trovato la giusta via, in attesa di un ritorno di interesse verso lo sviluppo di interfacce e di un maggior potenziale di integrazione nella comunicazione tra i diversi dispositivi.

© 2020, MBEditore – TPFF srl. Riproduzione riservata.

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