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Speciale equalizzazione: quello che c’è da sapere

Speciale equalizzazione: quello che c'è da sapere

Come funzionano gli equalizzatori, a cosa servono e perchè sono così importanti in ambito audio.

Il concetto di equalizzazione è familiare a qualunque audiofilo. Se ne sente parlare in ambito di audio engineering, sound design e produzione, ma anche relativamente a semplici strumenti di ascolto non professionali.

COSA È UN EQUALIZZATORE

Un equalizzatore è uno strumento che regola il livello di alcune sezioni di frequenze. Lo spettro di frequenze (frequency spectrum) è il range di frequenze che un segnale contiene. La frequenza è il numero di oscillazioni di un’onda (il suono) al secondo. Le frequenze udibili da un umano partono (nel migliore dei casi) da 20Hz e arrivano a 20.000 Hz, e con l’avanzare dell’età tendono a diminuire.

Qui sotto potete vedere un analizzatore di spettro, un plugin chiamato SPAN.


Ora, è chiaro che ogni suono ha le sue frequenze, un suono acuto o comunque un suono alto, avrà frequenze alte, viceversa un suono basso avrà frequenze basse. Alcuni strumenti hanno frequenze prevalentemente basse (come i bassi appunto, o anche un sub), mentre altri frequenze prevalentemente medie o alte (chitarre, clap, snare, rides, ecc…).

A COSA SERVE E COME SI USA

In fase di produzione di una traccia, i diversi strumenti che compongono la traccia stessa andranno a sommarsi, e così si sommeranno anche le diverse frequenze di ogni suono. Questo, però, può portare a conflitti, creando una sensazione di confusione e caos nell’ascolto. Per questo, i sound engineer, lavorano con gli equalizzatori (chiamati brevemente “EQ”) per dare “spazio” ad ogni strumento musicale. Dobbiamo pensare che ogni strumento ha uno spazio e un ruolo ben preciso in un brano, e che quindi  uno strumento non dovrebbe “invadere” lo spazio di un altro. Ma in che modo gli EQ ci aiutano?

L’equalizzatore permette di aumentare (boostare) alcune frequenze e diminuirne (tagliarne) altre. Se quindi una chitarra ha troppe frequenze basse che vanno in conflitto con quelle del basso, sarà neceessario tagliare le frequenze basse della chitarra così da lasciare spazio a quelle del basso. Questo ragionamento si applica ad ogni strumento e traccia audio presente in un brano.

Ovviamente, è necessaria una grande dose di esperienza nel fare questo lavoro, e non è così semplice come potrebbe sembrare. Questo perchè, le frequenze danno carattere ed identità ad un suono: se boostiamo troppo, lo strumento suonerà troppo in primo piano, se invece tagliamo troppo, lo strumento avrà poco risalto e perderà potenza. Questo significa che l’EQ permette un bilanciamento dei suoni, se usato in modo ragionato. Gli accorgimenti e le correzioni vanno effettuate anche su piccole porzioni di frequenze.

ANALIZZATORE DI SPETTRO

Lo spettro sonoro permette di rappresentare graficamente il livello di suono in relazione alla frequenza. L’equalizzatore divide lo spettro nelle cosiddette “bande”, le frequency bands, ciò degli intervalli di frequenze. In questo modo, sarà più intuitivo capire quali frequenze boostare e quali tagliare.

Questi range di frequenza sono principalmente tre: low range, mid range e high range. Il low range va da 20 a 300 Hz, il mid range da 300Hz a 5000Hz e l’high range da 5000Hz a 20000Hz. Ovviamente non ha senso andare su frequenze oltre 20000 Hz, dato che non potremmo percepirle. Le onde che superano quel limite di frequenze vengono definite supersonic o ultrasonic waves (i cosiddetti “ultrasuoni”, per intenderci).

Naturalmente, la divisione dello spettro non si limita ai soli tre range che abbiamo visto prima, volendo è anche possibile scendere più in dettaglio e trovare sezioni ancora più specifiche. Gli equalizzatori possono inoltre essere di due tipologie: grafici o parametrici. I primi suddividono lo spettro in bande, consentendo le modifiche in modo comodo e intuitivo, mentre i secondi sono più complessi ma anche più precisi, vengono infatti spesso usati durante i live.

La divisione in range permette quindi di intervenire con precisione sulle frequenze da modificare, applicando i diversi effetti. È possibile, ad esempio, utilizzare il filtro passa-alto (high-pass) che taglia le frequenze basse da una certa soglia in poi e “lascia passare” quelle alte, e il filtro passa-basso (low-pass) che invece taglia quelle alte, lasciando passare le basse. Questi sono solo alcuni dei tanti effetti applicabili. Uno degli EQ più utilizzati da produttori e sound engineer è il FabFilter Pro Q3, la cui interfaccia viene mostrata di seguito.

Speciale equalizzazione: quello che c'è da sapere

COSA SUCCEDE SENZA EQ

Senza una corretta equalizzazione, un brano non potrà suonare bene. È importante usare l’EQ per mettere in risalto un certo strumento o aumentarne la definizione nel mix, e per evitare un fenomeno chiamato mascheramento di frequenza. Quest’ultimo fenomeno è basato sul fatto che, se in un brano vi è uno strumento molto energico e presente con frequenze ben definite in una certa sezione dello spettro, non riusciremo a percepire correttamente le frequenze di quella sezione negli altri strumenti presenti nel brano. Per cui, uno strumento troppo energico andrà a “mascherare” gli altri. Quello che bisogna fare è “creare spazio” per gli strumenti, in modo che ognuno abbia il suo posto nello spettro.

EQ NEI DISPOSITIVI AUDIO

L’equalizzazione ha una grande importanza nei dispositivi che usiamo per ascoltare musica. Quando acquistate una cassa attiva, essa dispone di una equalizzazione praticamente autonoma, mentre le casse passive devono essere equalizzate manualmente, usando dei preset adatti ad una certa situazione. Ad esempio, un boost sulle frequenze basse può essere utilizzato in eventi dove è necessario “pompare” maggiormente il suono sui bassi.

Le casse attive sono intrinsecamente più fedeli in termini di riproduzione del suono ed hanno una qualità molto elevata. Nelle casse passive, il suono sarà adattabile ad ogni situazione, facendo suonare bene ogni brano, ma a patto di impostarne correttamente l’equalizzazione tramite i preset disponibili.

EQUALIZZATORI ATTIVI E PASSIVI

Anche se in molti studi si usano prevalentemente EQ digitali sotto forma di plugin (FabFilter Pro Q3, Softube Chandler, SSL Native Channel Strip, Waves 550 A, 550 B, ecc…), vengono spesso usati anche EQ analogici hardware.

Gli equalizzatori di distinguono inoltre in due tipologie: attivi e passivi. I primi permettono di intervenire sulle frequenze, effettuando sia tagli che boost, e sono basati su componenti attivi ovvero i transistor. Sono però più soggetti a rumore. I secondi permettono solo di tagliare, provocando però anche una certa perdita di segnale, essendo basati su componenti passivi.

Non sempre è più conveniente usare un EQ analogico rispetto a quello digitale, anche perchè ormai i digitali hanno raggiunto un ottimo livello di emulazione, e molti mix vengono effettuati direttamente in una DAW.

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