Editoriali I consigli di AF Digitale

Strumenti, sistemi audio e riproduzione sonora

Uno strumento musicale ed un sistema ad alta fedeltà presentano degli elementi in comune: tecnologia, caratteristiche timbriche, ricerca di un carattere sonoro specifico, tutti elementi che in qualche modo li rendono riconoscibili.

In altre parole, qualcosa che li renda diversi dalla massa dei loro simili, un aspetto assai importante che potrebbe decretarne il successo oppure il fallimento. D’altronde a nessuno serve qualcosa di (banalmente) già esistente, tranne che non sia migliore o disponga di caratteristiche maggiormente interessanti in relazione alla destinazione d’uso.

Quanti dispositivi dello stesso tipo sono reperibili sul mercato? Onestamente a volte la scelta è quasi imbarazzante, tanto che più spesso di quanto si creda si fa letteralmente fatica a discriminare tra prodotti praticamente identici.

Una volta i nomi importanti si contavano sulla punta delle dita, cosa che in un certo senso rendeva facile la scelta: THORENS, MARANTZ, AR, chi non ricorda questa triade?


Erano tempi letteralmente d’oro per l’alta fedeltà, e chiunque intendesse dotarsi di un sistema di livello non poteva assolutamente prescindere dal prendere in considerazione i prodotti di queste storiche aziende.

Il modello TD-124, vera e propria icona del marchio THORENS: in evidenza la splendida meccanica a puleggia

 

Il giradischi doveva essere un THORENS, così come MARANTZ doveva essere l’amplificatore e AR i diffusori, un trio magico in grado di regalare emozioni a iosa durante l’ascolto.

A questi nomi si aggiungevano quasi sempre SHURE e STANTON, altri due colossi dell’audio specializzati in fonorivelatori, immancabilmente presenti al momento di equipaggiare il giradischi con una testina in grado di estrarre il meglio dal nero disco in vinile.

 

Uno splendido trio MARANTZ d’epoca: pre/finale 3200/140 e sintonizzatore 104

 

Chiaramente esistevano molte altre aziende certamente papabili, e non certo meno tecnologiche di quelle citate – basta pensare a TECHNICS oppure a SANSUI (anche questa, purtroppo, ormai scomparsa) oppure ancora a JBL – non di meno i marchi ricordati erano considerati un tris di assi assolutamente vincente.

Le cinematiche a marchio THORENS vantavano una costruzione assolutamente solida, circostanza dovuta anche all’enorme esperienza dell’azienda la quale, fondata niente meno che nel 1883, era in possesso di un know-how di livello assoluto.

MARANTZ a sua volta, come spesso accadeva ai tempi, era invece il frutto dell’insoddisfazione del suo fondatore Saul, che insoddisfatto di quanto reperibile nell’ancora immaturo mercato dell’alta fedeltà – parliamo pur sempre del 1952 – decise di costruirsi autonomamente i propri apparecchi e dal successo che a tutt’oggi arride a quest’azienda, appare evidente, fece benissimo.

Circa AR – che dal punto di vista Hi-Fi ha chiuso i battenti nel 2014, sebbene al momento produca cuffiette (sic!)  – è sufficiente dire che si tratta dell’azienda i cui fondatori, Edgar Villchur ed Henry Kloss, sono coloro che nel 1956 brevettarono il principio del diffusore a sospensione pneumatica implementandolo nel modello AR-1.

Il mitico diffusore in sospensione pneumatica AR-3a

 

Il modello AR-3 – uscito nel 1958 – è ancora perfettamente capace di dare la paga a tanti diffusori di cui si reclamano prestazioni miracolose, tanto che coloro che ne posseggono una coppia funzionante giammai se ne priverebbero, e nel caso proprio dovessero, lo farebbero certamente ad un prezzo quasi oltraggioso.

Per notizia, successivamente Kloss se ne andò per la sua strada fondando la KLH, da poco ritornata sulla scena con ottimi prodotti.

Per l’epoca tale innovazione fu letteralmente sconvolgente, per la prima volta era disponibile un diffusore che a dimensioni più che accettabili – molto minori dei corrispondenti ed ingombranti modelli in bass reflex – forniva prestazioni incredibili in bassa frequenza.

Erano per certi versi dei veri e propri strumenti audio, sintonizzati sul massimo risultato ottenibile a livello sonoro, quasi che un inevitabile destino li avesse eletti a riferimento della categoria.

Ed all’epoca non si parlava ancora di cavi ed accessori, gli impianti erano basati esclusivamente sui componenti e sulle loro qualità sonore, punto e basta.

Una facilitazione non da poco per determinati aspetti, un contesto ancora sano ed ovviamente privo di tutte quelle fisse da audiofilo impallinato che sarebbero venute in seguito, una vera pacchia.

I cavi: uno degli argomenti maggiormente discussi dagli appassionati di audio

 

Non che oggi sia impossibile mettere insieme un buon sistema ad alta fedeltà in grado di dare soddisfazione regalando emozioni all’ascolto, ma certamente fin troppi sono i pretendenti, decisamente.

Dicevo all’inizio della sovrapposizione di un sistema audio con uno strumento musicale: pensate alla costruzione, fatta di essenze lignee che necessariamente devono convivere sinergicamente tra loro – ovviamente stiamo parlando di strumenti acustici.

Tutti aspetti che collaborando tra loro permettono un determinato risultato sonoro, innumerevoli sfaccettature degne del più costoso dei diamanti, aspetto questo che, letteralmente, mette in luce la pietra nel miglior modo possibile.

La ricerca sonora resta la base del successo, una timbrica convincente ed accurata, rispettosa di quelle che sono le caratteristiche precipue dello strumento, è per sovrapposizione assimilabile all’accuratezza mediante la quale una sorgente, un amplificatore oppure una coppia di diffusori, presentano all’atto della riproduzione, aspetti che non si improvvisano di certo.

Allo stesso tempo potremmo parlare di interpretazione, laddove aziende diverse presentano connotati sonori non necessariamente identici – pur sempre in un’ottica di correttezza generale ovviamente – tali da indurre ad una scelta che ne consenta la migliore sinergia di utilizzo.

Come al solito, ottimi ascolti!!!

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