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Diffusori e dispersione del suono: una visione a 360° – Parte prima

In un interessante articolo pubblicato di recente abbiamo passato in rassegna le differenti tipologie di diffusori presenti attualmente sul mercato, modelli che con differenti modalità cercano di avvicinarsi il più possibile all’evento dal vivo, da sempre l’obiettivo massimo ricercato dagli appassionati del buon suono.

 

Il concetto di sfera pulsante/sorgente puntiforme ha da sempre costituito il riferimento ideale quando si parla di diffusori, ma sapete bene che chiunque abbia tentato di replicarne il funzionamento lo ha fatto utilizzando altoparlanti tradizionali, elementi che per loro natura – pur coadiuvati da deflettori che favorissero la dispersione desiderata – erano in ogni caso adattati allo scopo.

Approfondendo la storia dell’alta fedeltà da questo punto di vista si scoprono cose parecchio interessanti: ad esempio che il concetto di emissione omnidirezionale non è cosa recente ma è studiato fin dal 1949, probabilmente anche prima.

Una coppia di diffusori omnidirezionali d’epoca

 

Che parecchi di coloro che si sono cimentati con questa particolare tipologia di emissione – Hegeman, Voigt, Brociner – sono tra i massimi esponenti e progettisti di marchi notissimi dell’audio, non si tratta solo di visionari e pionieristici tentativi puntualmente andati male, ma di studi di una certa efficacia.


Il problema puntualmente presentatosi durante la ricerca e lo sviluppo di questi diffusori – prescindendo dalla non sempre semplice implementazione – era (e per certi versi lo è ancora) legato alla tecnologia dei materiali più che a quella attinente al funzionamento del sistema omnidirezionale.

Fatti salvi i presupposti di base, la maggiore criticità è correlata alle prestazioni che un altoparlante può raggiungere, prestazioni che necessariamente derivano dalla costruzione meccanica e dai materiali utilizzati, non sempre adatti a sostenere determinate richieste.

Le DUEVEL modello Bella Luna

 

Fin dall’inizio quindi, le ricerche si sono concentrate non solo sugli aspetti che in qualche modo potessero replicare l’evento reale – ovvero come il nostro cervello interpreta e reagisce a fronte di determinati stimoli sonori – ma anche e soprattutto su come creare le condizioni a contorno.

Una delle prime considerazioni fatte, fu quella riferita al fatto che un qualsiasi strumento musicale emette a 360° e tranne che non si trovi all’aperto, inevitabilmente vedrà la sua emissione in qualche modo afflitta dalle caratteristiche dell’ambiente in cui si trova.

Ciò, inevitabilmente, contribuirà a caratterizzarne la particolare timbrica, senza se e senza ma, esattamente come accade al nostro sistema ad alta fedeltà.

L’emissione in frequenza del suddetto strumento è esattamente identica per tutte le direzioni, fatte salve alcune minime variazioni dovute alla fisica conformazione, resta il fatto che il suono si espande a 360°.

Da questo deriva che il suono emesso non subisce alcuna attenuazione e/o limitazione in frequenza.

Un soggetto che si trova all’interno del luogo ove lo strumento suona – obbligatoriamente e fatti salvi i punti precedentemente citati – vedrà giungere alle sue orecchie una somma dovuta al campo sonoro diretto (l’emissione dello strumento) al quale si somma il contributo ambientale, in altre parole una miscela dei due, ragione per la quale appare evidente quanto l’ambiente sia importante ai fini del risultato finale.

Ne consegue che l’emissione del diffusore dovrebbe essere a 360°, non limitata in frequenza e tale da sfruttare (possibilmente a suo vantaggio) le riflessioni ambientali.

Un subwoofer SVS

 

Circa il carico in bassa frequenza – mediamente opzionabile tra sospensione pneumatica e bass reflex – personalmente opterei a favore della prima soluzione, se non altro per la propensione di questa verso un calo meno drastico all’attenuarsi dell’emissione rispetto ai sistemi accordati quale è il reflex, molto più netto nell’interrompere le trasmissioni.

In ogni caso – data la naturale propensione delle frequenze basse a disperdersi in modo omnidirezionale – questo aspetto non rappresenta un problema.

Queste, in sostanza, potrebbero essere le linee guida affinché un diffusore sia il più possibile perfetto – intendendo tale termine sempre ed immancabilmente in modo assolutamente relativo – ed ancorando per quanto possibile il discorso alle certezze oggettivamente esistenti.

Esiste qualcosa del genere? Ebbene si!

Non sono certo che MBL sia un’azienda nota proprio a tutti, forse lo è maggiormente la DUEVELse non altro perché ne abbiamo già parlato – in ogni caso sono due aziende teutoniche la cui produzione è incentrata su diffusori omnidirezionali.

Ne esistono anche altre – OHM SPEAKERS, MORRISON AUDIO ad esempio –  entrambe americane ma non sono importate da noi per cui le nomino più per corredo atti, in ogni caso se vi fate un giretto sui loro siti troverete molta interessante letteratura in proposito.

Ne parleremo nel prossimo articolo.

Come al solito, ottimi ascolti!!!

 

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