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Giradischi mon amour: meglio tradizionale o tuttofare?

giradischi verticali

Mai come in questo periodo il giradischi ha assunto fattezze ben poco analogiche e audiofile tra Bluetooth, USB e speaker integrati. Eppure, un modello tuttofare di qualità non sarebbe affatto male

Abituati come siamo a trovare e ad ascoltare musica nel giro di pochi secondi sul web e sui servizi in streaming (con tanto di comandi vocali, volendo), non dobbiamo stupirci se sempre più produttori di giradischi cercano di rendere la vita facile ai neofiti del vinile proponendo modelli sempre più ricchi di feature, immediati nell’utilizzo e addirittura con amplificatore e speaker integrati.

Tutte queste aggiunte della “ultima ora” faranno rabbrividire molti audiofili di vecchia data e in effetti, a parte le poche eccezioni che vedremo dopo, acquistare un giradischi con Bluetooth, presa USB, amplificatore e speaker integrati significa puntare sulla fascia bassa del mercato, dove con qualche centinaia di euro ci si porta a casa un giradischi (a volte anche portatile in versione “valigia”) che fa di tutto, si aziona e funziona con un solo pulsante e non richiede nemmeno la presenza di una amplificatore esterno o di diffusori separati (meno ancora di uno stadio phono, che alcuni neofiti magari non sanno nemmeno cosa sia).

Intendiamoci, tutto fa brodo per avvicinare chi non l’ha mai fatto all’ascolto su vinile e per contribuire al revival dei vinili nuovi e usati e anche noi abbiamo spesso parlato volentieri di giradischi con Bluetooth (in ricezione e/o in trasmissione), presa USB per digitalizzare i vinili in FLAC o MP3 e persino di modelli all-in-one che, una volta tolti dalla confezione, necessitano solo di appoggiare il vinile sul piatto e si occupano loro di tutto.


Ormai, spinto da brand come Victrola, Crosley e Lenco, il mercato va (anche) in questa direzione e non ce ne stupiamo. L’importante è sapere che acquistando uno di questi giradischi si avrà un’esperienza per certi versi molto lontana da quella tipica che tutti noi appassionati abbiamo vissuto o stiamo ancora vivendo quando togliamo un 33 giri dalla sua custodia, lo adagiamo sul piatto, accendiamo l’amplificatore, prendiamo delicatamente il braccio del giradischi, lo spostiamo verso il vinile e lo abbassiamo. Un’esperienza per certi versi tattile, pratica e “analogica” che ha contribuito non poco al fascino del vinile e che feature come Bluetooth e altre tecnologie più recenti o design completamente plug’n’play tendono invece a sopprimere, compromettendo, secondo alcuni, la vera essenza del giradischi.

giradischi

C’è poi ovviamente il discorso qualitativo. Come dicevamo prima, anche brand insospettabili come Rega, Pro-Ject, Cambridge Audio e Clearaudio propongono giradischi “moderni”, ma in questi casi si parla di prodotti di tutto rispetto. Rega, ad esempio, con il suo kit System One, propone un sistema fatto e finito con giradischi, amplificatore e diffusori (tutti separati naturalmente) per aiutare chi non saprebbe bene che componenti scegliere per il suo primo impianto stereo con giradischi, mentre Pro-Ject ha recentemente annunciato Automat A1, il suo primo giradischi completamente automatico (basta mettere il vinile sul piatto, premere Start e iniziare ad ascoltare).

Anche qui parliamo di giradischi tra l’entry-level e la fascia medio-bassa, ma che dire ad esempio dell’Alva TT V2 di Cambridge Audio da 2000 euro dotato di Bluetooth aptX o del Clearaudio Concept Active MM da 2900 euro con preamplificatore phono e uscita cuffie? Modelli di fascia medio-alta che non rinunciano a funzioni solitamente presenti nei giradischi tuttofare di bassa lega e che invece suonano divinamente. Si tratta però di poche eccezioni in un mercato in cui inserire in un giradischi funzioni e tecnologie tradizionalmente avulse da esso significa quasi sempre accontentarsi di modelli di fascia bassa o, come sentiamo dire spesso, di veri e propri “giocattoli” (soprattutto quelli con ampli e speaker integrati).

Ed è un peccato perché in effetti avere un giradischi da 1000 euro con Bluetooth aptX HD (o LDAC), porta USB, stadio phono integrato, funzionamento semi-automatico e testina di discreta qualità non sarebbe affatto male. Accontenterebbe infatti sia il neofita che vuole impegnarsi in una spesa importante ma non esagerata portandosi a casa anche qualche sfizio moderno, sia chi magari vuole passare da un giradischi vecchio o entry-level a qualcosa di più completo e al passo con i tempi.

Una giusta via di mezzo che manca nel mercato odierno e che innalzerebbe la qualità media di questi giradischi “tuttofare”. Che se da un lato rischiano di diventare sempre più “digitali” facendo quindi perdere un po’ di quella magia analogica che ce li ha fatti amare, dall’altro possono essere un viatico formidabile per far arrivare la magia dei vinili a chi (magari allergico a testine, antiskating, VTA, azimuth e cantilever) vuole semplicità, completezza ma anche soddisfazioni sonore.

© 2022, MBEditore – TPFF srl. Riproduzione riservata.

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