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Il futuro dell’8K parlerà la lingua del codec VVC e dei 120 fps

Grazie al codec VVC, destinato a rimpiazzare l’attuale HEVC, lo streaming di contenuti in 8K (con tanto di HFR) potrebbe diventare presto una realtà

Sono due le notizie che in questi giorni hanno riguardato lo sviluppo dello standard 8K da un punto di vista tecnico. La prima riguarda da vicino DVB, il consorzio che definisce standard e tecnologie per la trasmissione di contenuti video digitali (sarete ormai a vostro agio con sigle come DVB-T e DVB-T2). La settimana scorsa DVB ha approvato un aggiornamento delle specifiche per aprire il campo alla diffusione di trasmissioni 8K UHD, che interessa sia il trasporto per i servizi broadcast DVB-TS (Transport Stream), sia i servizi a banda larga DVB-DASH.

Si tratta di un primo passo che estende ai profili 8K l’attuale supporto al codec HEVC, ma già a partire dal prossimo anno l’HEVC (conosciuto anche come H.265) potrebbe lasciare il posto ad altri codec più efficaci e aggiornati per le trasmissioni 8K, ovvero AV1, AVS3 e VVC. Se del primo abbiamo già parlato diverse volte, come quando è stato scelto da YouTube per lo streaming di video in 8K (e da pochissimo è sbarcato anche su Netflix), è il VVC ad aver attirato la maggior attenzione degli osservatori tech.

E qui passiamo alla seconda notizia. La codifica video tramite VVC (Versatile Video Coding), noto anche come H.266, dovrebbe trovare posto su alcuni TV 8K già il prossimo anno e, secondo gli ultimi test di b<>com riportati dalla 8K Association, il codec VVC può ridurre il bit-rate per i video 8K in media del 41% rispetto a HEVC nei test soggettivi e del 26-35% a seconda della metrica oggettiva utilizzata.


Ciò significa, che a parità di qualità video, un flusso video 8K codificato in VVC richiede un bit-rate di quasi la metà inferiore a quello necessario per la codifica dello stesso flusso tramite HEVC. Sempre dai test, che si sono basati su sei videoclip in 8K a 60 fps riprodotti su un non meglio specificato display 8K SDR di Sony partendo da un player-server Zaxel, risulta che per i video 8K l’industria dovrebbe considerare frame rate di 100/120 fps.

Durante infatti la visione della clip OberbaumSpree si sono notati piuttosto nettamente fenomeni di motion blur a causa del movimento orizzontale continuo della telecamera. Ciò dimostra, secondo gli autori del test, che frame rate più elevati, ad esempio 100/120 fps, devono essere presi in considerazione per beneficiare appieno della risoluzione 8K. Inoltre, è stato dimostrato che il bit-rate richiesto per raggiungere la qualità della sorgente utilizzando VVC varia da 11 Mbps a 180 Mbps a seconda della sequenza.

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Infine, per la maggior parte delle scene testate, è stata osservata una differenza visiva significativa tra 4K e 8K non compressi a favore di quest’ultimo, anche da parte di utenti non esperti che si sono prestati a queste prove di visione. Tutto ciò suggerisce che il futuro dell’8K, oltre a trovare un forte alleato nel codec VVC, potrebbe vedere il fiorire di contenuti in HFR a 100-120 fps e, visto l’amplissimo range del bit-rate, potrebbe trovare posto anche nei servizi di streaming e non solo via satellite, come sta avvenendo per esempio ora in Giappone.

Dopotutto già oggi per lo streaming dei contenuti in 4K-HDR del servizio Bravia Core di Sony si parla di circa 80 Mbps per ottenere la massima qualità. Con un range da 11 a 180 Mbps (e quindi con una media di circa 90 Mbps), ipotizzare uno streaming video in 8K in alta qualità non sarebbe quindi un’eresia (se non oggi, tra qualche anno), anche se ovviamente si parla sempre e comunque di connessioni in fibra ottica. Il problema però è che i contenuti in 8K nativo continuano a essere pochissimi, anche se il continuo calo dei prezzi dei TV, l’avvento di codec sempre più efficienti e, grazie a ciò, un eventuale sbarco di questi contenuti anche sulle principali piattaforme di streaming potrebbero dare uno scossone non indifferente alla diffusione dei 4320p.

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