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MEGLIO DIFFUSORI GRANDI O GRANDI DIFFUSORI?

In molti contesti sembra che la quantità prevalga sulla qualità, ove tipico è il caso del ristorante che a prezzo stracciato distribuisce pietanze alquanto eccepibili ma comunque in grado di riempire la pancia dei famelici clienti, una condizione che porta spesso ad ingozzarsi senza ritegno a scapito della qualità del cibo. Per sovrapposizione, potremmo spalmare il concetto in ambito alta fedeltà, dove talvolta – maggiormente nel comparto diffusori – è la quantità a farla da padrona, ovviamente anche in questo caso a scapito della qualità sonora.

Ovvero, basta che sia grande e grosso – il diffusore intendo – e se poi si fa fatica ad inserirlo in ambiente poco importa, ma vuoi mettere?

Il famoso diffusore monitor LS3/5a che utilizzava la BBC – disponibile nelle varie versioni prodotte da ROGERS, GRAHAM, SPENDOR, HARBETH e compagnia cantante – non deve certo il suo immenso successo alle dimensioni, che anzi, fungono spesso da ostacolo mentale verso la scelta poiché rapido si fa strada il pensiero che non possa suonare bene con quel misero woofer in dotazione.

La mitica LS 3/5A prodotta da ROGERS

 

E invece suona, ed anche molto bene, benissimo per determinati aspetti, diversamente l’ente televisivo britannico non lo avrebbe di certo scelto e trasformato nell’icona che a tutt’oggi richiama gli appassionati.


Certo, nel vedere una coppia di questi diffusori non si direbbe che possano far tremare le pareti a causa di un emissione in bassa frequenza che possa definirsi tellurica – ed infatti non lo fanno, se non altro perché non sono stati ideati per questo compito – in ogni caso quello che c’è è davvero ottimo, ed una volta fatta la tara per quelli che sono i loro limiti (pochi) verso i loro pregi (tanti) non è difficile innamorarsi di quelle che molti definiscono – a volte con malcelato spregio – scatole da scarpe, ovvero shoebox per dirla all’inglese.

Sia come sia, osservare la costruzione di questi diffusori solletica i sensi: la qualità della finitura lignea, assolutamente ineccepibile, gli altoparlanti, il crossover, ogni più piccolo dettaglio, tutto è curato in maniera maniacale ed anche l’accostamento tra i due diffusori avviene secondo specifiche rigidissime, entro frazioni di dB.

Le specifiche di ogni singola coppia sono conservate presso l’azienda, il che si traduce in una facile sostituzione di un driver in caso di guasto senza compromettere l’originale qualità – cosa non di poco conto – sembrano dettagli ma sono proprio questi a fare la (netta) differenza con la concorrenza, o per meglio dire, con prodotti più commerciali, intendendo tale termine nell’accezione peggiore.

Vista posteriore del mitico diffusore LS 3/5a: connessioni semplici ed efficaci

 

Al pari di questo iconico modello, molti sono i rappresentanti del mondo del “piccolo è bello”, e spulciando nei vari cataloghi non è affatto difficile imbattersi in diffusori di dimensioni non eccessive che siano comunque in grado di regalare ampia soddisfazione all’ascolto.

Molti dei nostri articoli hanno preso in considerazione alcuni di questi esponenti – ad esempio qui – proprio perché non tutti possono mettersi in casa due armadi a quattro stagioni, ed è quanto mai evidente che anche diffusori non enormi possano dire la loro.

Gli HECO modello BELLADONNA: prestazioni ottime e dimensioni accettabilissime

 

Ovviamente – ce ne rendiamo perfettamente conto – occorre necessariamente accettare alcuni limiti: le citate LS 3/5a ad esempio, vantano una risposta in frequenza che non scende oltre gli 80Hz, ragione per la quale non è lecito attendersi elevate pressioni sonore in bassa frequenza. In ogni caso, pur venendo meno le fondamentali di molti strumenti, tutto il resto è perfettamente in grado di supplire a questo alleggerimento, qualcosa che comunque non impoverisce il suono in modo drammatico (altrimenti sarebbero famose più per i loro difetti che per le loro qualità!) e che il nostro cervello – complice l’elevata qualità del medio-alto – riesce perfettamente a compensare con quella sorta di equalizzatore mentale che tutti noi abbiamo in testa.

La posizione poi – ovvero l’accostamento verso la parete posteriore o addirittura una collocazione vicino agli angoli – può favorire l’emissione in bassa frequenza a causa del carico acustico che tale vicinanza comporta, un aspetto da non sottovalutare anche perché totalmente gratuito; ovviamente anche qui non si deve esagerare, pena un appiattimento dello stage.

Insomma, coma al solito, la virtù si trova nel mezzo.

Un po’ come la dimensione media dei diffusori che andava di moda molti anni fa: una specie di grosso bookshelf le cui dimensioni erano approssimativamente di 60 x 30 x 25, qualcosa la cui collocazione poteva essere gestita sia in libreria che a pavimento, magari su un supporto basso, tipo quello delle attuali WHARFEDALE LINTON ad esempio, oppure quello delle JBL L-100.

Le JBL L-100: classico diffusore anni ’70 rivisitato

 

Chiaramente il discorso è piuttosto ampio e non intendiamo suggerire esclusivamente di scegliere un diffusore di piccole dimensioni, bensì di fare attenzione all’inserimento in ambiente, che laddove possibile DEVE essere congruo con le dimensioni del locale, pena forti ripercussioni sulla qualità sonora.

In conclusione cari lettori, più che un diffusore di grandi dimensioni abbiate cura di scegliere un diffusore di grandi prestazioni, difficilmente mancherete l’obiettivo.

Come al solito, ottimi ascolti!!! 

© 2022, MBEditore – TPFF srl. Riproduzione riservata.

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