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Netflix ottimizza il bit-rate dei contenuti in 4K ma promette la stessa qualità

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Netflix ha annunciato di essere al lavoro per ricodificare la sua libreria di contenuti in 4K concentrandosi sull’ottimizzazione del bitrate. Sarà meglio o peggio?

Se per ora Disney+ ha un po’ deluso le aspettative come qualità video in streaming e Apple TV+ ha invece convinto tutti grazie anche ai suoi stream a elevato bit-rate (si toccano infatti anche i 40 Mbps), Netflix si trova a metà strada, anche se ultimamente è stata al centro di alcune polemiche per aver prolungato un po’ troppo (soprattutto in alcuni Paesi come il nostro) il dimezzamento del bit-rate deciso a marzo per l’espandersi della pandemia.

E sempre Netflix, che almeno inizialmente ha assicurato una qualità video più che buona con bit-rate relativamente bassi per venire incontro anche a chi non ha un’elevata larghezza di banda, ha annunciato di essere al lavoro per ricodificare la sua libreria di contenuti in 4K concentrandosi sull’ottimizzazione del bit-rate. In realtà la compressione variabile in funzione del titolo o della singola scena viene utilizzata da Netflix già da alcuni anni, ma se fino a oggi si era limitata a contenuti a 8 bit SD/HD, ora Netflix la sta implementando anche per i flussi di dati 4K, a 10 bit in HDR e HFR (High Frame Rate).

La differenza tra il vecchio metodo a bit-rate fisso e quello nuovo a bit-rate ottimizzato

Con questa nuova mossa Netflix assicura che sia possibile dimezzare il bit-rate video per i contenuti in 4K senza influire sulla qualità delle immagini. “Il metodo Bjøntegaard Delta (BD), che serve per confrontare i codec ed esprimere la percentuale risparmiata in termini di Mbps, mostra guadagni in media del 50% rispetto a un’impostazione con bit-rate fisso e ciò significa che in media abbiamo bisogno del 50% in meno di velocità in bit per ottenere la stessa qualità video”, ha scritto Netflix sul suo blog.


Altri vantaggi del nuovo approccio includono una qualità iniziale superiore, meno cali di qualità durante lo streaming, meno rebuffering e una riduzione del ritardo dell’avvio dei contenuti in 4K-HDR di circa il 10%. Come esempio estremo per far capire meglio il suo nuovo “metodo”, Netflix ha parlato della codifica di un film di animazione in 4K con un picco di soli 1,8 Mbps (immagine sotto), ma ciò non esclude affatto la possibilità di poter raggiungere anche livelli molto elevati oltre i 16 Mbps. Per la scena di un film di azione ad esempio sono stati raggiunti i 17,2 Mbps, valore più alto dei 16 Mbps che erano finora il limite massimo per un contenuto in 4K.

Teoricamente Netflix sembra insomma aver scovato la classica gallina dalle uova d’oro, ma ci sono già diversi commenti su forum di appassionati che sostengono una diminuzione della qualità video con i contenuti in 4K-HDR, mentre altri non hanno riscontrato alcun calo qualitativo. Netflix tra l’altro conta di terminare questo nuovo processo di encoding nel giro di qualche mese per “aggiornare” tutti i contenuti già presenti in libreria, adottando automaticamente la nuova compressione per ogni contenuto futuro.

Non resta insomma che attendere nuovi sviluppi, anche se la sensazione è che il gigante americano dello streaming video stia facendo di tutto per ridurre la larghezza di banda e non per ottimizzare la compressione, forse anche a causa del recente boom di abbonati in seguito ai duri mesi del lockdown che ha in qualche modo costretto la società a prendere provvedimenti sul risparmio di banda. Fatto sta che, con le recenti voci che parlano di un probabile nuovo rincaro di uno o due dollari al mese (almeno negli USA), sapere che la qualità video dei contenuti in 4K (che già richiedono l’abbonamento più costoso) potrebbe calare, non è certo incoraggiante.

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