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Qobuz Sublime+: vale tutti i soldi che costa?

sublime +

Qobuz è sbarcato anche in Italia e con esso l’abbonamento Sublime+ dedicato agli appassionati di musica in alta risoluzione. Ma non costa troppo per quello che offre?

Da alcuni giorni il servizio di streaming audio francese Qobuz è accessibile anche dall’Italia con quattro diversi piani di abbonamento. Un nome non certo nuovo considerando come Qobuz appaia sempre più spesso nelle specifiche di dispositivi connessi (come quelli di Sonos ad esempio) tra le opzioni di servizi in streaming accanto ai più noti Deezer, Spotify e Tidal.

Il catalogo di Qobuz è decisamente vasto e passa dagli MP3 ai FLAC con qualità da CD fino a toccare il settore hi-res con un’ampia scelta di brani e album in FLAC a 24-bit/192kHz da ascoltare in streaming o da acquistare tramite download a prezzi convenienti.

L’abbonamento Premium costa 9,99 euro mensili (oppure 99,99 euro annui) e mette a disposizione streaming audio di brani MP3 a 320 kbps, mentre l’abbonamento Hi-Fi costa 19,99 euro mensili (oppure 199,99 annui) per avere brani in qualità CD in formato Flac a 16-bit/44,1 kHz. C’è poi la versione Sublime a 219,99 euro annui per avere tutto il catalogo in qualità Flac 44,1 kHz e il download di brani hi-res a prezzi scontati, mentre il piano Sublime+ offre per 349,99 euro all’anno lo streaming illimitato di brani a 24-bit/192kHz e, anche in questo caso, sconti sul download di brani e album hi-res.


In questo speciale, visto anche il nostro crescente interesse verso la musica in alta risoluzione, vogliamo concentrarci proprio sul piano Sublime+ per capire se valga davvero la pena spendere quanto richiesto (che non è certo poco per un servizio di streaming), oppure se già con Tidal e i suoi file MQA ci si possa ritenere soddisfatti spendendo meno e avendo comunque a disposizione un buon catalogo di musica hi-res.

Il catalogo in FLAC a 24-bit/192kHz di Qobuz ha superato recentemente quota 70.000 album, mentre quello dei FLAC con qualità da CD è di circa 40 milioni di brani. Qobuz ha sempre mostrato una predilezione per generi come pop, jazz e musica classica, ma il catalogo è generalmente eclettico, anche se nel caso ascoltaste esclusivamente metal, EDM o hip hop non trovereste molto pane per i vostri denti.

La nostra prova è stata effettuata scaricando l’app desktop di Qobuz su un MacBook Air (c’è anche la versione per PC Windows, iOS e Android) collegato via USB a un DAC Chord Hugo, mentre come cuffie abbiamo optato per le Bowers & Wilkins P9. Un setup simile, considerando anche l’abbonamento annuale a Sublime+, ha un costo di circa 2700 euro.

I primi due brani scelti sono stati What Goes On dei The Velvet Underground (24-bit/192kHz) e Pull Up To The Bumper di Grace Jones (24-bit/96kHz). A colpirci immediatamente è il notevole livello di dettaglio espresso da questi brani in formato hi-res, soprattutto in quello di Grace Jones con il suo arrangiamento non facile da restituire al meglio in tutte le sue sfumature. Meno problematico il brano dei The Velvet Undergorund, ma anche in questo caso stupisce la percezione dei più fini particolari.

Passando a qualcosa di più complesso come Pictures At An Exhibition nell’esecuzione di Gustavo Dudamel e della Wiener Philharmoniker (24-bit/96kHz), la situazione non cambia. Dettaglio molto elevato (l’attacco degli strumenti è sempre precisissimo), soundstage ampio e arioso. Su questo versante Qobuz non ha davvero nulla da invidiare ai suoi più diretti rivali (che poi non sono certo molti), ma purtroppo c’è anche qualche limite.

Ci saremmo infatti aspettati qualcosa di più a livello di dinamica e se What Goes On non è certo il brano migliore per rendersene conto, con To Pimp A Butterfly di Kendrick Lamar (24-bit/44.1kHz) questa sensazione emerge più nettamente. La risposta in gamma bassa non scende come dovrebbe e anche quando lo fa si avverte una certa mancanza di coesione tra i vari strumenti che invece non abbiamo riscontrato con gli stessi brani ascoltati in MQA su Tidal.

Una piccola delusione che però non vanifica del tutto gli sforzi di Qobuz nell’offrire un’esperienza hi-res comunque di alto livello, sebbene il prezzo da pagare per l’abbonamento (per di più up-front come direbbero gli americani) rimarrà un freno per molti utenti.

Interessanti comunque gli sconti applicati sul download degli album hi-res (fino al 40-50%) e, se siete avidi consumatori di musica in alta risoluzione, potreste trovare queste riduzioni di prezzo molto allettanti. Bisogna poi considerare la possibilità di usufruire di Sublime+ anche su mobile grazie a sempre più smartphone con al loro interno DAC di qualità (e in ogni caso c’è sempre l’opzione di un DAC esterno).

Insomma, un servizio per ora promosso ma non a pieni voti, un po’ per i già citati limiti (inattesi) riscontrati in fase di ascolto, un po’ per la scarsità di album in certi generi musicali che si fa sentire.

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