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Riciclarsi per sopravvivere: Krell Automotive

Krell
Krell Automotive

Krell Audio: chi non la conosce? Si tratta, ovviamente, di uno dei marchi hi-end storici americani, di quelli che si conoscono, almeno superficialmente, se  si è appassionati d’alta fedeltà. Da sempre noto per gli esuberanti finali dotati di infinita corrente, capaci di amplificare ogni tipo di diffusore, il brand ha conosciuto una deriva commerciale non da poco nel settore hi-fi. Da qualche tempo, strada intrapresa anche da altri storici brand, si è dedicata al car audio. Un car audio, però, di livello piuttosto comune, quasi antitetico rispetto alla nota produzione esoterica del brand in hi-fi. Vediamo la questione in dettaglio.

Ci sono marchi leggendari dell’alta fedeltà che, in un certo momento storico, scompaiono dai riflettori. Un caso potrebbe essere quello di Krell. Leggendaria casa americana fondata da Dan D’Agostino nel 1979, specializzata in finali ed integrati, un tempo era leader fra le amplificazioni americane. Altro caso similare è quello dell’avversario di sempre, Mark Levinson, finito sotto la gestione di Samsung (già Harman). Il caso di Krell, però, è maggiormente interessante, dal momento che la sua produzione esoterica hi-fi, non riuscendo più a fare numeri rilevanti per l’azienda, è stata accompagnata da una serie car audio, dall’anima prettamente consumer.

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Finale stereo Krell Duo 125, pezzo pregiato della linea classica.

Krell Automotive: il car audio (dal nome) prestigioso

La vicenda che ha portato alla nascita di una componente car audio in seno a Krell è da ricercarsi nella seconda metà degli anni 2000. In questo momento storico, infatti, il brand conobbe una notevole calata di utili, soprattutto sui modelli iconici del brand, i finali e gli amplificatori integrati. La decisione da parte del brand di fondare una sezione car audio che, col tempo, sarebbe dovuta divenire la parte più cospicua del marchio, arrivò nel 2011. Nel 2013, Krell si lanciò ufficialmente in quest’avventura, con la registrazione del brand Krell Automotive.

Una ridefinizione del brand alla luce delle nuove esigenze di mercato era, ormai, divenuta fondamentale. E non, per questo, disprezzabile. Anzi, i buoni profitti ottenuti da Krell in campo car audio sono da sottolineare, vista soprattutto l’intensa collaborazione con brand coreani, capaci di un mercato molto cospicuo, tanto in EU quanto in America. Il successo di queste serie ha, quindi, permesso la sopravvivenza dell’amata linea classica hi-end.


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Hyundai Kona, disponibile con pacchetto audio Krell.

La produzione car audio della Krell ha trovato, fin dal primo anno di attività, un partner fondamentale nel gruppo Hyundai, il primo costruttore coreano. La multinazionale automobilistica, proprietaria anche della KIA, ha proposto alla Krell un parco auto piuttosto vario. Il fiore all’occhiello del car audio Krell è quello installato sul grande suv Palisade, costruito per il mercato nordamericano, ed equipaggiato con il pacchetto top di gamma, dotato di 12 altoparlanti e 11 canali. La variante audio più comune si trova, invece, nei suv Hyundai disponibili anche per il nostro mercato, quali Kona, Tucson e Santa Fe. Qui troviamo 8 o 10 altoparlanti.

A fianco di Hyundai, poi, come si diceva, il brand americano equipaggia anche le grandi berline KIA, insieme alla Carnival, alla Niro ed alla Soul. Il terzo ed ultimo marchio automobilistico fornito da Krell è Acura, brand di prestigio di Honda per l’America, ma solo per la tre volumi di riferimento, la RLX.

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Hyundai Palisade

 L’hi-fi, da solo, non rende più?

È evidente come il car audio per Krell sia divenuto una risorsa inestinguibile, pena un inevitabile ridimensionamento. Oggigiorno, infatti, come confermato da molti insider del settore, anche del bel Paese, l’Hi-fi vero e proprio spesso è utilizzato come un gran blasone, una firma a testimonianza della qualità del prodotto, quasi un titolo nobiliare da esporre per monetizzare il più possibile. Uno stampino da affibbiare a produzioni che, spesso, non replicano neanche con le intenzioni la qualità che dovrebbe portare in dote quella firma.

Forse, in futuro, l’hi-fi vero e proprio renderà sempre meno; non resta che farcene una ragione, sperando che dell’alta fedeltà non resti che un nome sbiadito…… Chi ha nominato bose?

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