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TCL – Visita alla fabbrica in Polonia & hands on Serie X10

Dista circa 50 chilometri da Varsavia la più grande fabbrica europea di assemblaggio di televisori di proprietà del colosso cinese TCL

Il più grande centro di assemblaggio televisori in Europa si trova in Polonia, fuori Varsavia, presso la cittadina di Żyrardów sede di TCL Operations. Solo un paio di anni fa il brand cinese TCL, secondo produttore al mondo di TV dopo Samsung, ha aperto un centro di ricerca e sviluppo sempre presso Varsavia, 8.000 dipendenti e centinaia di milioni di dollari di investimento per migliorare in primis l’intelligenza artificiale. Il centro è diretto dal Dr. Bartosz Biskupski, scienziato locale prima in carico al Dipartimento d’Intelligenza Artificiale di Samsung.

Solo qualche giorno fa TCL ci ha invitati a visitare la fabbrica in quel di Żyrardów, occasione ghiotta per osservare da vicino le linee di assemblaggio ma anche per un nuovo incontro ravvicinato con un pannello 65” pollici della serie X10, retroilluminazione MiniLED.

Quarant’anni fa la Polonia era un Paese pesantemente allo sbando eppure nel corso del tempo ha saputo rialzare la testa, muovendo nella direzione giusta in seguito al collasso del comunismo e della cortina di ferro. Si ripartì nuovamente dalle macerie economiche nella prima metà degli anni ’90.


Riforme commerciali, investimenti e competitività industriale rispetto alla stragrande maggioranza del bacino europeo hanno portato la Polonia a diventare la settima economia con oltre 500 miliardi di euro di prodotto interno lordo.

L’inizio delle operazioni togliendo i TV dall’imballo posizionandoli in catena di assemblaggio – Click per ingrandire

TCL

Mentre mote altre nazioni arrancano qui si cresce in misura costante, forti anche della massiccia immigrazione dall’Ucraina che ha dato ulteriore spinta al mercato del lavoro. Occorre circa un’ora per raggiungere la fabbrica di Żyrardów da Varsavia un tempo con catene di montaggio di televisori dell’allora francese Thompson, coprendo una distanza di circa 55 Km per statali che attraversano alcuni piccoli agglomerati urbani.

Nel 2019 solo per TCL sono stati messi assieme e spediti qualcosa come un milione e quattrocentomila televisori, ma nel recente passato ci si è occupati anche di player Blu-ray e DVD le cui linee sono però state dismesse (sigh!). A Żyrardów i pallet con gli apparati non partono solo per il nostro continente ma anche per il mercato statunitense. Ci sono altre linee produttive che si occupano anche di altri brand, alcuni dei quali sconosciuti anche a noi e comunque destinati a territori al di fuori di quello italiano.

TV stoccati nelle zone di deposito presso la fabbrica TCL di Żyrardów – Click per ingrandire

TCL

Sei linee di produzione rese ancora più flessibili e operative con modifiche strategiche attuate circa due anni fa. All’interno di queste sei linee i pannelli non vengono assemblati da zero quanto piuttosto completati, in minima parte tarati e testati (quando talvolta si rendono necessari anche aggiornamenti firmware dell’ultimo minuto) per poi venire inscatolati pronti per lo stoccaggio a magazzino (davvero monumentale come dimostra l’immagine qui sopra!).

Dal punto di partenza dove inizia la produzione in questa fabbrica TCL il televisore viene tolto dall’imballo originale. Una forma ibrida a cui vanno aggiunti gli ultimi componenti riguardo per esempio i terminali audio/video, altoparlanti, la sezione di alimentazione. Viene verificato il funzionamento post completamento rimettendo tutto nell’imballo originale con manuale e telecomando.

Uno dei momenti più delicati di verifica post-assemblaggio del pannello – Click per ingrandire 

TCL

Una catena che in una manciata di minuti porta l’apparato testato e completo in tutte le sue parti nelle mani degli ultimi addetti che chiudono con cellophane e polistirolo, fatta eccezione per bracci robotizzati che si occupano di sigillare assieme le confezioni sul bancale. Tutto il resto coinvolge manodopera specializzata senza l’ausilio di altri sistemi cibernetici. Particolare la verifica della tenuta (quasi) a fine corsa della messa a punto di tutti i componenti, quando un operatore tamburella sul dorso dell’apparato con un bastone alla cui estremità è presente una testa rivestita in gomma per verificarne la stabilità strutturale.

Come ci è stato spiegato la fabbrica lavora a regime di otto ore giornaliere ma in periodi ‘caldi’ dell’anno, quando il volume delle richieste aumenta, si procede a turni coprendo un’operatività 24 ore su 24. Quando la lavorazione del prodotto è terminata in tutte le sue parti una piccola percentuale (tra l’1,5% e il 3%) viene prelevata a campione e verificata nella sua interezza. Nel caso in cui venissero riscontrate problematiche viene attivato un protocollo in cui la percentuale di pezzi da verificare sale ulteriormente, il secondo livello passa al 5%, fino al rientro alla normalità.

Particolare del posizionamento dell’unita sinto – Click per ingrandire

TCL

Tra i test di tenuta ci ha colpiti quello in cui il televisore viene lasciato acceso per svariate ore all’interno di una camera che riproduce calore anche superiore ai quaranta gradi centigradi, ma vengono attuate anche altre verifiche come la tenuta degli imballi tra sollecitazioni meccaniche e caduta dall’alto. Il tempo trascorso a osservare la filiera produttiva completarsi davanti ai nostri occhi non ha mancato di suscitare la riflessione legata al perché l’apparato giunga inscatolato ma incompleto dalla Cina.

Evidentemente una questione di tasse doganali e costi aggiuntivi, che non intervengono per la strategia di giungere all’imballo finale ‘a valle’, in Polonia, e non presso l’azienda d’origine. Non abbiamo idea di quanto possa essere il risparmio finale ma va da se’ che ci sia concretamente rispetto a pagare i relativi dazi, specie quando i volumi prevedono milioni di pezzi prodotti all’anno.

Uno dei passaggi in cui viene eseguita la taratura base del pannello – Click per ingrandire

TCL

In tale contesto abbiamo potuto saggiare la funzionalità del TCL X-10 65” pollici, affiancato da un LG C9 OLED e Samsung Q90R QLED di pari dimensioni. A livello di resa complessiva tutti e tre reggevano molto bene il passo in presenza di immagini 4K native anche complesse, dove più d’ogni altra cosa il confronto verteva sul livello del nero, con un grado di profondità comunque notevole per tutti.

In particolari situazioni l’X-10 palesava ancora un contenuto light blooming che però andava cercato con una certa attenzione, il che significa che già di per se’ la resa del pannello supererebbe la prova almeno con la stragrande maggioranza dell’utenza media.

A destra l’OLED LG C9, al centro il TCL X10, a sinistra il Samsung Q90R – Click per ingrandire

tcl

Come abbiamo avuto modo di apprendere da Marek Maciejewski, Direttore Europeo dello Sviluppo di Prodotto in TCL che ci ha accompagnato negli highlight tecnici più importanti su cui è concentrata l’azienda, per questo 2020 si sta già guardando avanti.

Più precisamente il MiniLED su cui TCL è concentrata per la serie X1 offre al momento 768 zone di local dimming in modalità full array il che ha condotto a una resa pari a circa 1.500 nits di picco massimo. Tutto sommato non così lontano dai 2.000 nits di un full array non MiniLED, che per contro mostrerebbe pesantemente il fianco causa aloni anche macroscopici.

A destra l’OLED LG C9, al centro il TCL X10, a sinistra il Samsung Q90R: qual’è il colore giusto? – Click per ingrandire

TCL

Il prossimo passo annunciato entro quest’anno è quello di raddoppiare le zone a 1.500, pensando con questo di andare a risolvere le questioni tecniche residue come il light blooming. Il concetto alla base vede la presenza di un triplice strato dove davanti è presente il pannello LCD 4K vero e proprio, subito dietro un film su cui sono depositati i nano cristalli (QDEF – Quantum Dot Enhancement Film) che mutano la luce blu in bianca proveniente dai 15.360 miniLED a gestire la retroilluminazione.

Tre terminali HDMI 2.0 di cui una con audio di ritorno ARC (purtroppo non eARC) e altre tre porte USB 2.0 col resto della solita dotazione per gestione rete Wi-Fi/Ethernet, Bluetooth, jack 3,5 mm audio e uscita ottica. Per l’audio c’è già una soundbar che viaggia a braccetto coi due piccoli woofer inseriti nel pannello.

Lo spettroradiometro Konica Minolta CS2000, sulla destra durante una fase del test – Click per ingrandire

TCL

La parte legata al wide color gamut contempla HDR-10+ e Dolby Vision e in termini di accuratezza e copertura lo spazio colore DCI-P3 a confronto con i due ‘avversari ravvicinati’ ha dato questi precisi risultati (con Calman e Minolta CS2000): LG 65C9 97.17% – TCL X10 95.24% – Samsung 65Q90R 88.94%.

Ci siamo peraltro trovati di fronte al vertice assoluto degli strumenti scientifici di analisi quale è lo spettroradiometro Konica Minolta CS2000 – costo netto di 40.000€ (+ 2.000€ di calibrazione annuale in laboratorio). Trattasi di “Arma finale” che può misurare qualsiasi sorgente di luce in termini di dati spettrali, luminanza e cromaticità fino a 0.005 candele per metro quadro.

Misure per il TCL 65X10 – In basso a sinistra la copertura CIE31 e 76 – Click per ingrandire

TCL

Certo ci sarebbe piaciuto condurre qualche indagine in più ma quando ci siamo trovati in sede di prove, probabilmente per un problema di taratura del Minolta, le misurazioni in nits del pannello X10 davano valori parecchio al di sopra del plausibile, per cui si è desistito dall’impresa.

Attualmente il prezzo suggerito al pubblico per il 65” pollici TCL X10 è di 2.499€, il che lo rende almeno in parte appetibile rispetto alla concorrenza (indiretta) che abbiamo potuto confrontare all’interno dello stabilimento con il Samsung 65″ pollici Q90R QLED (3.299€) e l’OLED 65″ LG C9 (2.999€).

Misure per il Samsung 65Q90R (a sinistra) e l’LG C9 – In basso a sinistra la copertura CIE31 e 76 – Click per ingrandire

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Al netto dello ‘stampaggio’ dei pannelli a pixel auto illuminanti, di cui comunque le nuove generazioni soffrono meno rispetto al passato, e le performance tecnico/visive affiorate nell’arco di un paio d’ore di approfondimento il responso per questo pannello è più che positivo e lascia ben sperare ulteriori miglioramenti nell’arco di pochi mesi.

Ai puristi che non vedono altro che OLED rispondiamo di non vedere l’ora di saggiare il futuro dietro l’angolo della seconda generazione TCL MicroLED, quella a 1.500 zone, che potrebbe essere una rivelazione per fedeltà cromatica e livello del nero.

Il TCL 65X10 – MicroLED

TCL 65X10

Per ulteriori informazioni, link al sito TCL.

Un particolare ringraziamento a Marek Maciejewski, Direttore Europeo dello Sviluppo di Prodotto in TCL

© 2020, MBEditore – TPFF srl. Riproduzione riservata.

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