Vale ancora la pena acquistare un OLED tradizionale o è invece meglio puntare direttamente su un più evoluto QD-OLED. La risposta è… dipende
Da alcune settimane i primi TV QD-OLED sono disponibili anche in Italia per gentile concessione di Samsung (serie S95B) e Sony (A95K). Si tratta in tutto di quattro modelli (55’’ e 65’’ per ciascuna serie), ma l’arrivo sul mercato di questa tanto attesa nuova tecnologia di cui si parla da almeno un paio di anni è stata vissuta in modo diverso dai due produttori.
Samsung ha lanciato la serie S95B quasi sottotono, non considerandola come quella top di gamma in assoluto (posto occupato invece dalla serie Mini-LED QN95) e classificando questi TV con la sigla OLED, scelta che rischia tutt’ora di confondere l’utente meno esperto (e proprio nei giorni scorsi è emersa la notizia che gli OLED tradizionali di Samsung con pannelli di LG Display forse non si faranno più).
Sony, invece, ha lanciato la sua serie A95K come gamma di punta del 2022, specificando inoltre che si tratta chiaramente di un TV QD-OLED e non di un OLED come invece emerge leggendo le specifiche tecniche della serie Samsung. Scelte di marketing a parte, e in attesa di capire se questi nuovi TV riscuoteranno più o meno successo (ricordiamo che il prossimo anno sono attesi anche i modelli da 49’’ e 77’’), abbiamo pensato di tornare a parlare di questa tecnologia, dei suoi pregi, dei suoi difetti e di cosa la differenzia dalla tecnologia OLED tradizionale che ormai conosciamo a menadito.
Il motivo principale dell’hype che si è sempre creato attorno alla tecnologia QD-OLED (Quantum Dot OLED), è il fatto che combina le proprietà di illuminazione autoemissive della tecnologia OLED con la gamma di colori e le proprietà di luminosità associate al sistema Quantum Dot che in precedenza era stato limitato ai TV LCD top di gamma.
Un pannello QD-OLED funziona utilizzando materiali organici per emettere una luce blu per ogni pixel dell’immagine, che poi passa attraverso gli strati Quantum Dot verdi e rossi. Non dover far passare una luce OLED bianca attraverso i filtri colorati RGB come succede nei TV OLED tradizionali consente potenzialmente una maggiore luminosità e, poiché non c’è più il bianco puro a “inquinare” il procedimento, anche la produzione di gamme di colori più ampie.
I primi televisori QD-OLED che abbiamo visto (il QE65S95B di Samsung e l’XR-55A95K di Sony) hanno entrambi mostrato in effetti un volume e una gamma di colori senza precedenti, soprattutto con i contenuti in HDR. Anche il contrasto è stato una vera rivelazione, specialmente sul TV Samsung, che si è anche dimostrato il più luminoso dei due raggiungendo picchi di luminosità fino al 10% più elevati di quelli del miglior TV OLED tradizionali oggi in circolazione. Certo, il 10% sembra una differenza piuttosto piccola, ma in realtà offre un impatto visivo molto maggiore di quanto potreste aspettarvi.
C’è poi il discorso del prezzo. Oggi il Samsung S95B da 55’’ parte online da circa 1800 euro contro i circa 1900 del QN95B (la serie LCD-Mini-LED top di gamma di quest’anno) delle stesse dimensioni. Certo, è sempre una bella spesa e si tratta di un prezzo superiore a quello della maggior parte degli OLED tradizionali, ma non va dimenticato che parliamo di una tecnologia nuova di zecca e ciò, di solito, significa prezzi poco accessibili ai più. Non a caso l’A95K di Sony da 55’’ parte da ben 2700 euro, quasi 1000 euro in più del modello Samsung.
Uno svantaggio tecnico della tecnologia QD-OLED è il potenziale burn-in, un difetto tipico (e a lungo discusso) dei TV OLED tradizionali che abbiamo già trattato in questo speciale. Al momento però non vi è alcun indizio che la luminosità extra dei TV QD-OLED causi più facilmente e rapidamente il burn-in di quanto non succeda con i TV OLED, che dal canto loro offrono già da diverso tempo impostazioni dedicate proprio a evitare l’insorgere di problemi simili.
Nonostante siano più luminosi dei TV OLED tradizionali, i TV QD-OLED non sono poi in grado (o non ancora) di raggiungere gli stessi picchi di luminosità a schermo intero degli odierni televisori LCD top di gamma. In effetti, arrivano a meno della metà della luminosità massima dei TV LCD più “incisivi” (in particolare i modelli QLED di punta di Samsung). Le capacità di contrasto dei QD-OLED, tuttavia, insieme alla maggiore uniformità della luminosità che possono fornire durante le scene scure, consente a questi TV di fornire un’immagine illuminata in modo più coerente e consistente rispetto a qualsiasi LCD (anche i Mini-LED più evoluti).
La domanda che qualcuno potrebbe porsi a questo punto è se valga ancora la pena acquistare un OLED tradizionale invece di puntare direttamente su un più evoluto QD-OLED. La risposta è… dipende. Sicuramente ci sono tre pregi che gli OLED possono vantare ancora oggi. Il primo è il prezzo. Un TV OLED da 55’’ come il C2 di LG, che ha davvero tutto quello che serve a un TV del 2022, parte online da circa 1200 euro, ovvero 600 euro in meno dell’S95B di Samsung e ben 1500 euro in meno dell’A95K di Sony. Non mancano delle eccezioni (un OLED come il Panasonic JZ2000 costa in certi casi più del QD-OLED di Samsung), ma in generale acquistando oggi un OLED tradizionale al posto di un QD-OLED si risparmia… e non poco.
L’altro pregio degli OLED, legato alla maggior quantità di brand (LG, Sony, Panasonic, Philips e altri ancora) è la varietà di formati. Oggi infatti si va da 42 a 77 pollici, con in mezzo anche modelli da 48’’, 55’’ e 65’’, mentre i QD-OLED odierni sono disponibili solo nei tagli da 55 e 65 pollici. Come già detto, il prossimo anno dovrebbero arrivare anche quelli da 49’’ e 77’’, ma per ora gli OLED offrono più scelta a livello di dimensioni, versante su cui però gli LCD si spingono ancora più in là.
Il terzo e ultimo vantaggio degli OLED sui QD-OLED è il cosiddetto fattore esperienza. LG Display (il principale fornitore di pannelli OLED a livello globale) lavora da quasi dieci anni per migliorare sia l’hardware, sia il software chiave alla base pannelli OLED. Se è vero che i TV QD-OLED sembrano essere partiti con il piede giusto, potrebbe volerci ancora del tempo prima di iniziare a vedere questi TV spinti ai limiti del loro potenziale e quindi, come sempre capita con una tecnologia nuova di zecca, il rischio è di acquistare oggi qualcosa di ancora “acerbo” e lontano dalla sua piena maturità.
Si potrebbe concludere il tutto dicendo che con gli OLED più recenti si va sul sicuro e si ha molta più scelta a livello di prezzi, produttori e modelli, mentre gli utenti più “enthusiast” che si accontentano dei soli tagli da 55’’ e 65’’ avranno di che gioire nel vedere in azione un TV QD-OLED, meglio ancora se con contenuti in HDR.
© 2022, MBEditore – TPFF srl. Riproduzione riservata.