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Acoustic Energy AE2 Signature: alla riscoperta di un classico

ae2 signature

Gli Acoustic Energy AE2 Signature hanno sempre vissuto all’ombra dei più celebri AE1, ma in realtà hanno ben poco da invidiare ai loro illustri predecessori.

I primi diffusori di Acoustic Energy sono stati i leggendari mini-monitor AE1. Lanciati sul mercato nel 1987, costavano ai tempi l’equivalente odierno di circa 2000 euro, ma nonostante il prezzo elevato ebbero il grande merito di cambiare la percezione di ciò che diffusori di simili dimensioni erano in grado di fare.

Gli AE1 usavano un’inedita line-up di driver interamente in metallo, due porte reflex frontali e un cabinet rivestito in gesso, scelta adottata non solo per ridurre al minimo l’accumulo di onde stazionarie interne, ma anche per aggiungere smorzamento. Il risultato fu una presentazione sonora ricca di spinta dinamica, dettagli eccellenti e un’autorità sorprendente, purché il sistema partner (ampli integrato o pre-finale) avesse la qualità e la potenza richieste.

Un anno dopo, nel 1988, il produttore britannico portava sul mercato i più grandi AE2. Questo nuovo modello presentava a bordo praticamente la stessa tecnologia, ma il cabinet era circa un terzo più grande in ciascuna direzione e comprendeva due delle unità mid/bass da 9 cm e ben tre porte reflex, mentre il tweeter a cupola in lega di magnesio da 25 mm era lo stesso presente sugli AE1.


Gli AE2 erano migliori dei loro fratelli più piccoli sotto molti aspetti tra prestazioni dei bassi più potenti e maggiore autorità, ma vissero sempre un po’ nell’ombra degli AE1, probabilmente perché mancavano del fattore sorpresa incarnato dalla compattezza dei più piccoli predecessori. Gli AE2 standard furono prodotti fino al 1996, mentre la versione Signature è stata lanciata nel 1994 per poi andare in pensione nel 2002. Mentre le unità di base e le dimensioni dei due modelli erano identiche, molto altro era cambiato tra le due versioni.

Gli AE2 Signature utilizzavano infatti driver con un miglior abbinamento (la tolleranza era di ben 0,25 dB su tutta la gamma di frequenze), con in più un crossover totalmente nuovo e semplificato che era racchiuso in un composto di resina per ridurre al minimo la risonanza e la microfonia, a tutto vantaggio della trasparenza, della dinamica e del dettaglio. All’interno del cabinet lo smorzamento passava dal composto di gesso a una combinazione di lastre di acciaio e bitume. All’esterno i Signature apparivano più lussuosi, sfoggiando una finitura lucidata a mano su una bella impiallacciatura di legno. Tutti questi cambiamenti aumentano notevolmente il prezzo, che passò a circa il 30% in più di quello del modello standard.

Abbiamo recuperato una coppia di AE2 Signature (oggi sul mercato dell’usato si trovano tra i 1500 e i 2000 euro) e, giudicati secondo standard odierni, questi diffusori da ben 23 Kg l’uno sono ancora speciali e a loro modo unici. Non si può negare che il loro aspetto sia un po’ “industriale”, ma non più della maggior parte degli speaker dell’epoca. Acoustic Energy realizzò anche degli stand dedicati per gli AE2; supporti molto solidi (visto anche il peso dei diffusori) che oggi sono piuttosto difficili da trovare ma che vale la pena cercare. Se non riuscite a recuperarli, gli AE2 Signature si comporteranno comunque bene su qualsiasi stand che riesca a reggere senza problemi il loro peso.

Nonostante la loro età, questi diffusori rimangono straordinariamente trasparenti. Sfruttano appieno la potenza del nostro Gamut D200i (200W per canale) e si sentono perfettamente a loro agio con questo finale, offrendo una qualità del suono che colpisce anche per gli standard attuali. La sensibilità dei diffusori è di 90 dB/W/m e la loro impedenza nominale di 6 ohm, mentre la gestione della potenza è impressionante (fino a 250W).

La nostra prima sorpresa è che, nonostante siano alti solo 38,5 cm, gli AE2 Signature suonano sorprendentemente solidi e autorevoli. Per tali diffusori da stand di dimensioni ragionevoli hanno infatti una spavalderia tale da suggerire che poco o nulla sarà per loro problematico. Facciamo partire Radio Nowhere di Bruce Springsteen e gli AE2 Signature sono ben contenti di sparare a mille questo bel rock chitarristico; c’è una gran quantità di attacco e nessuna penuria a livello di impatto, in particolare in fascia medio-alta.

Data la configurazione dei driver interamente in metallo, siamo impressionati anche dalla raffinatezza e anche i livelli di dettaglio sono eccellenti. I migliori diffusori nella fascia di prezzo attorno ai 2500 euro di produttori come ATC, PMC o Spendor hanno qualcosa di più in termini di dettagli sottili e sfumature dinamiche di basso livello, ma per gli standard generali gli AE2 Signature possono ancora essere considerati diffusori perspicaci e musicalmente coerenti.

Parliamo inoltre di speaker molto divertenti da ascoltare, sebbene manchino di un certo grado di precisione ritmica. Non trasmettono infatti abbastanza il saliscendi e lo slancio ritmico di certi brani con l’abilità che vorremmo. Detto questo, sono ancora oggi diffusori agili e articolati e mantengono abbastanza entusiasmo sonoro da tenerci legati con soddisfazione all’esperienza d’ascolto.

Passiamo alla colonna sonora di Inception a opera di Hans Zimmer e siamo impressionati dalla sicurezza mostrata da questi diffusori. Restituiscono infatti la musica con verve e hanno la compostezza e l’organizzazione ideali per mantenere le cose a posto anche quando la registrazione diventa densa di elementi strumentali.

Timbricamente c’è un po’ di indecisione sugli acuti, ma il resto della fascia alta ha molto attacco e brillantezza senza però diventare mai fastidiosa. Le basse frequenze risuonano un po’ educate e quasi trattenute dal punto di vista dinamico rispetto al resto della gamma di frequenze, come se gli AE2 Signature fossero più interessati a colpire le note giuste piuttosto che a renderle con una dose piena di energia.

Mentre gli AE1 meritano pienamente il loro posto nella hall of fame dell’alta fedeltà, secondo noi gli AE2 Signature non sono così lontani dalla stessa grandezza (e importanza). Con “compagni” hi-fi scelti con cura, la loro presentazione rimane sorprendentemente solida e sicura, fornendo allo stesso tempo sufficiente dettaglio e destrezza dinamica da soddisfare anche gli appassionati più esigenti. Se riuscite a trovarne una coppia in buone condizioni a una cifra non esagerata (si sa che l’effetto nostalgia fa spesso lievitare i prezzi più del dovuto), non esitate e prendeteli.

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