I dubbi sono ancora tanti e fattori come prezzo e autonomia non aiutano di certo, ma le specifiche tecniche del Vision Pro di Apple sono tali da renderlo un visore potenzialmente disruptive per la fruizione audiovisiva
Si è scritto moltissimo sul visore AR/VR Vision Pro di Apple, anche se pochissimi sono riusciti a provarlo di persona. Manca inoltre una finestra di uscita precisa, non si conosce ancora il costo della versione con lenti Zeiss personalizzate per chi indossa gli occhiali e chissà quando lo vedremo dalle nostre parti. Senza parlare del prezzo (3500 dollari, che diventeranno sicuramente più di 4000 euro) e dell’autonomia limitata a 2 ore con l’alimentazione tramite batteria. Insomma, i dubbi su questo lussuoso visore sono ancora molti, ma la cosa certa è che Apple ha creato un prodotto dalle specifiche tecniche notevoli, che potrebbe persino rivoluzionare il modo di intendere la fruizione dell’Home Cinema nelle nostre case.
Lascio perdere il discorso della “solitudine” che si porta dietro qualsiasi esperienza AR/VR (vedere un film con il Vision Pro significa farlo da soli, almeno che anche amici e familiari vicini a noi non abbiano anch’essi un Vision Pro in testa), ma pensiamo per un attimo alla qualità di visione promessa da questo visore. Apple ha inserito al suo interno due display micro-OLED con frequenza di aggiornamento di 90/96Hz e 23 milioni di pixel in totale (significa 3800×3000 pixel e 3400 ppi per singolo display, come fa notare la società di analisi di mercato DSCC).
Giusto per fare un confronto, il visore VR Bigscreen Beyond da 1400 euro ha una risoluzione di 2560×2560 pixel per occhio, mentre PlayStation VR 2 si ferma a 2000×2040 pixel per occhio. Con simili numeri, il Vision Pro equivale insomma ad avere davanti agli occhi una risoluzione superiore a quella di due TV 4K. Sempre secondo DSCC, i display micro-OLED (o OLED-on-Silicon) del visore Apple offrono una luminosità di picco di oltre 5000 nits, anche se alla fine una buona parte viene solitamente persa a causa delle lenti e del metodo di pilotaggio del display.
L’importanza di questi valori non deve passare in secondo piano anche da un punto di vista produttivo. Come infatti fa notare DSCC, questi due display sono realizzati nelle fonderie di semiconduttori anziché nelle tradizionali fabbriche di display e ciò significa che grandi produttori di chip come TSMC potrebbero diventare i futuri protagonisti della produzione di display. Già oggi, d’altronde, TMSC produce un componente in “silicio” fondamentale dei display del Vision Pro, con Sony che si occupa invece del frontplane OLED bianco con filtri colorati e LG display che invece ha realizzato il display OLED frontale utilizzato per mostrare gli occhi dell’utente al mondo esterno.
TSMC, tra l’altro, è già in grado di produrre in massa semiconduttori per chip su un nodo a 5 nm (e presto a 3 nm), ma al momento i display micro-OLED sono prodotti con un nodo di vecchia generazione. Ciò significa che in futuro i micro-OLED potranno essere spostati su un nodo più avanzato per aumentare ulteriormente (e drasticamente) la densità di pixel e quindi la risoluzione. Non è un caso se secondo DSCC i display micro-OLED guadagneranno rapidamente quote di mercato rispetto alle altre tecnologie di visualizzazione (come quella LCD utilizzata ad esempio per i visori Quest di Meta) e finiranno per dominare il mercato dei visori AR/VR.
Lato produttivo a parte, Vision Pro potrebbe rivoluzionare anche la fruizione consumer di contenuti audiovisivi. L’audio spaziale di Apple funziona già ora a meraviglia con film, concerti e serie TV e anche se non sappiamo ancora la composizione degli speaker del visore, aspettiamoci una resa molto coinvolgente ed estremamente dettagliata. Ma è soprattutto lato video che il Vision Pro potrebbe presto diventare un sogno a occhi aperti per moltissimi appassionati.
Un visore stand-alone con una risoluzione simile non si è mai visto prima (solo il Pimax 8K X con i suoi display LCD da 2160p ci si avvicina, ma bisogna avere un PC ben corazzato a cui collegarlo), così come gli oltre 30 metri di base dello schermo virtuale (che equivalgono a quelli della sala Energia della multisala Arcadia di Melzo) e il supporto per il 3D. Certo, rimane il grande limite dell’autonomia di 2 ore (ormai poche per un film “medio”), che costringerà di fatto a collegare il visore a una presa di corrente e quindi a essere “legati” a un cavo, ma l’esperienza audiovisiva promessa dal Vision Pro è di quelle a dir poco disruptive.
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