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Cavi Audioquest: soluzione economica ma di qualità

Mettere insieme un sistema ad alta fedeltà, oltre alla scelta di componenti validi dal punto di vista delle prestazioni, dovrebbe sempre includere la considerazione che connessioni scarse possono rappresentare un collo di bottiglia notevole in grado di limitare le prestazioni potenzialmente esprimibili dall’impianto. Non è infrequente, infatti, che l’acquisto di cavi di collegamento di un certo livello sia saltato a pie’ pari, se non altro a causa dell’idea che servano a poco e che siano tutti uguali.

 

Prima dell’avvento dei cavi speciali – orientativamente all’inizio degli anni ’80 ad opera di Monster Cable – la pratica totalità degli impianti Hi-Fi (senza alcuna distinzione di censo) vedeva realizzare le connessioni tra i diversi dispositivi a partire da cavi di qualità che definire inopportuna suona come un blando eufemismo.

Mediamente parlando, anche i vari libretti di istruzione allegati ai componenti riportavano spesso la definizione di zip cord (oppure lamp cord) allorquando ci si riferiva ai diffusori, in altre parole, era suggerito l’utilizzo di una semplice piattina bifilare da lampada da tavolo!

Logicamente, va da se che circa i cavi di interconnessione da utilizzare per collegare la sorgente all’amplificatore – altrettanto importanti – nemmeno se ne parlava; anche qui, nella migliore delle ipotesi, si faceva un blando riferimento ad un qualsiasi cavo intestato RCA o DIN (per chi li ricorda) e buonanotte.


Circa i cavi abbiamo già scritto alcuni articoli – questo ad esempio – per cui sapete che almeno io ho una certa idea in merito, ovvero che pur avendo una loro importanza non siano assolutamente in grado di far assumere ad un impianto mediocre prestazioni fantastiche, con buona pace di coloro che invece li utilizzano a mo’ di equalizzatori, gli stessi che spesso provano profonda avversione per i controlli di tono.

Ciò sottolineato, occorre comunque chiarire come nell’economia generale di un buon sistema audio, i cavi di collegamento meritino un’attenzione almeno pari a quella impiegata per la scelta dei vari componenti, se non altro per essere certi che nulla si metta di mezzo comportandosi come ostacolo.

Per cui – al fine di non gettare inutilmente i nostri sudati guadagni – è possibile scegliere nel catalogo AUDIOQUEST, rinomato produttore di cavi di segnale (analogici e digitali sia HDMI che USB) e di potenza, la cui gamma è in grado di coprire tutte le esigenze, dalle più economiche a quelle di maggiore impegno.

Al fine di coprire quelle che possono esser le esigenze di un appassionato medio abbiamo preso in esame le tre linee iniziali prodotte da AUDIOQUEST: la serie TOWER, la serie EVERGREEN e la serie GOLDEN GATE.

Il modello TOWER rappresenta la base del catalogo, ma ciò non di meno vanta una costruzione non troppo dissimile dai modelli superiori – ovvero dispone anch’esso delle tecnologie Air-Tube Insulation, Dielectric-Bias System Noise-Dissipation System – ed è reperibile a circa 25/30 euro per 1 metro di lunghezza.

 

A seguire il modello EVERGREEN, leggermente più costoso – parliamo di circa 40 euro sempre per una lunghezza di 1 metro – ed infine il modello GOLDEN GATE, il cui costo raggiunge approssimativamente i 60 euro, cifre che come vedete sono assolutamente abbordabili e vi mettono al sicuro da punto di vista della qualità della trasmissione del segnale.

 

Generalmente parlando, tutti i cavi (poiché semi-bilanciati) sono direzionali – ovvero hanno un verso – circostanza chiaramente evidenziata dalla freccia presente sul connettore, devono quindi essere installati in maniera tale che il segnale li attraversi nel senso corretto – ovvero sorgente > amplificatore –  pena prestazioni alterate.

Connessioni RCA (oppure DIN) di alta qualità placcate in oro e crimpate a freddo – un sistema diverso dalla saldatura, potenzialmente fonte di distorsione a causa dello stress termico che il metallo subisce – lavorazione resa possibile dal fatto che le terminazioni sono in metallo e non in plastica.

L’isolamento è realizzato mediante polietilene ad alto contenuto di aria, caratteristica che conferisce a questi cavi una superiore reiezione ai disturbi elettro magnetici potenzialmente captabili, circostanza che in unione alla particolare schermatura tramite foglio metallico, rende questi cavi pressoché immuni alle RFI (Radio Frequency Inteference), un tipo di disturbo elettromagnetico indotto dagli apparati posti nelle vicinanze.

Il materiale utilizzato per i conduttori è rame massiccio (solid core) a grana lunga – che AUDIOQUEST definisce LGC – preferito in luogo dei trefoli ritorti comunemente reperibili in questa tipologia di cavi, aspetto questo che conferisce al cavo una minore distorsione al passaggio degli elettroni preservando il segnale da eventuali contaminazioni.

In ultimo, tutti i modelli sono realizzati con entrambi i conduttori disposti all’interno di una singola camiciatura, caratteristica che li rende meno esposti al classico caos da cavo puntualmente presente alle spalle di un impianto audio.

Insomma, con una spesa tutto sommato modesta – o se preferite proporzionata all’impianto – AUDIOQUEST consente di realizzare (inter)connessioni di ottima qualità, tecnologicamente avanzate e certamente in grado di non comportarsi da oggettivo limite alle prestazioni raggiungibili dal sistema.

Come al solito, ottimi ascolti!!!

© 2022, MBEditore – TPFF srl. Riproduzione riservata.

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