Dopo aver passato in rassegna punto per punto quelli che sono i capisaldi del sistema analogico, quantomeno a grandi linee non essendo possibile dilungarsi più di tanto, aggiungiamo altra gustosa carne al fuoco discettando del fonorivelatore.
Il fonorivelatore, ovvero il dispositivo che insieme ai diffusori, potrebbe essere descritto come la testa dell’impianto ad alta fedeltà laddove i secondi ne rappresentano la coda.
Un ruolo importantissimo come si evince da questa affermazione, trattandosi dell’elemento che genera il segnale che successivamente trattato a vari livelli giungerà ai diffusori per poi espandersi nell’ambiente.
Ed al pari di questi ultimi – di cui abbiamo spesso scritto in ordine all’importanza che rivestono nell’economia generale del sistema audio – il fonorivelatore (o testina fonografica) malgrado quel suo essere di piccole dimensioni nasconde una tecnologia elevata, molto spesso fatta di materiali nobili lavorati artigianalmente ovvero interamente a mano nei modelli più costosi.
I nostri lettori dovrebbero mediamente essere a conoscenza delle due differenti tipologie elettromagnetiche solitamente utilizzate, vale a dire MM e MC – acronimi che identificano rispettivamente il tipo a Magnete Mobile e quello a Bobina Mobile – sebbene ve ne sia una terza meno frequentata ma altrettanto efficace, quella a Magnete Indotto (MI o Ferro Mobile) molto amata da GRADO e presente anche in qualche modello ORTOFON.
In una MM un magnete si muove all’interno del campo magnetico generato dalle due bobine nelle quali è immerso, in una MC accade l’esatto contrario, è la bobina a muoversi tra due magneti; il primo immediato risultato di tale implementazione è il livello di uscita disponibile, sensibilmente più basso nella seconda a causa dello scarso numero di avvolgimenti delle bobine, necessario per contenere la massa dell’equipaggio mobile.
Il sistema MI fa uso di un circuito generatore elettromagnetico situato a metà strada tra una MM ed una MC, in teoria meno gravato dai rispettivi problemi, una sorta di ibrido insomma.
Già tutto questo è sufficiente per ingenerare nell’appassionato qualche dubbio su quale sia la migliore tecnologia da scegliere ma in realtà – se ben realizzate – nessuna delle tre vanta particolari doti rispetto alle altre, in fin dei conti si tratta di gusti personali, anche se la versione MC è ritenuta superiore alla MM, un po’ come accade per il sistema di amplificazione, dove l’accoppiata pre/finale è ritenuta immancabilmente superiore all’integrato.
Sappiamo bene che non sempre è così e di esempi ce ne sono moltissimi, non è sempre necessario mettersi in casa una centrale elettrica per godere di buona musica.
Tornando all’argomento, molto spesso si leggono in giro commenti da parte di qualche appassionato che boccia senza appello un dato modello, quasi sempre riferendo che paragonato ad altri ne è uscito perdente su tutti i fronti.
A tale proposito è necessario un chiarimento: confrontare testine non è semplice, soprattutto se non si dispone di un sistema di lettura in grado di metterle a loro agio nell’esprimere le prestazioni migliori, ovvero di un giradischi il cui braccio sia adatto ai fonorivelatori che si intende sottoporre a test.
Più di una volta, infatti, ho avuto notizia di confronti effettuati utilizzando un giradischi il cui braccio – caratterizzato da una massa troppo leggera ovvero eccessiva – non era adatto allo specifico fonorivelatore, un aspetto importantissimo che non deve essere assolutamente sottovalutato.
Un fonorivelatore, come dovreste sapere, ha una sospensione più o meno rigida – circa la quale ci si riferisce in termini di complianza o cedevolezza ovvero Cu (Compliance Units) – che nel seguire i solchi presenta un’oscillazione opportunamente calibrata al fine di estrarre le informazioni dal solco.
Sbagliare l’accoppiamento col braccio significa smorzare eccessivamente la sospensione (nel caso questo abbia massa elevata) oppure lasciarla priva di quel controllo necessario a gestirne i movimenti; per fare un esempio, sottoporre a paragone un fonorivelatore (A) con una cedevolezza di circa 5Cu (molto rigido) con uno (B) che ne dichiari 20Cu (molto più cedevole) montandoli entrambi con disinvoltura su un braccio di massa pari a 18 g (medio-alta), significa che la prima suonerà bene – sempre che siano stati rispettati i parametri elettrici di interfacciamento – mentre alla seconda sarà imposto un notevole freno che causerà alterazioni più o meno elevate della dinamica e della risposta in frequenza.
A tal punto, concludere un simile test affermando che la testina B suona gonfia in basso e sporca in alto con una parte alta ovattata è a dire poco superficiale – a voler essere gentili – ancora di più se il paragone è effettuato con fonorivelatori di classe e prezzo molto diversi come talvolta capita di leggere, laddove modelli da 200 € sono posti in confronto a modelli da 1000 €!
Per notizia, attualmente la maggioranza delle cinematiche prevede bracci a massa medio-bassa anche a causa della cedevolezza media riscontrabile nei fonorivelatori, per cui, tranne che non si intenda dotarsi di un modello particolarmente rigido come la citata DENON DL-103 oppure la ORTOFON SPU Classic che vedete qui sopra potete dormire sonni tranquilli.
Qui potete divertirvi (si spera) a verificare la compatibilità fonorivelatore/braccio del vostro sistema analogico, basta inserire la massa del braccio incrociando i dati con la cedevolezza della testina individuando la frequenza di risonanza ottimale.
Come al solito, ottimi ascolti!!!