In un sistema ad alta fedeltà, con il passare del tempo, possono crearsi situazioni che generano insoddisfazione, ed almeno in apparenza sembrano senza via d’uscita. Casi in cui la sostituzione di un dato componente – sovente la sorgente oppure l’amplificatore – sembra imporsi: siamo certi che sia effettivamente così?
GIOCO DI SQUADRA AUDIO: AFFINITÀ ELETTIVE E MACRO DIFFERENZE
C’è una frase che fin dall’inizio della mia passione per l’alta fedeltà ho ben impressa nella mente, ed è la seguente: molti appassionati continuano a sostituire senza sosta amplificatori, lettori digitali, giradischi e testine – a prescindere dal carosello dei cavi – senza comprendere che nell’80% dei casi basterebbe sostituire i diffusori.
A dirla fu un negoziante dell’epoca che ormai non esiste più, persona assai nota per la preparazione, l’umanità, l’umiltà e – soprattutto – per gli ottimi e sensati consigli che elargiva a piene mani nel suo punto vendita. Non la posso dimenticare, se non altro per l’assoluta verità che esprime, una realtà che ho potuto verificare molte volte in modo diretto, talvolta indirettamente, ovvero quando ho consigliato tale sostituzione a chi, sconfortato ed insoddisfatto, mi chiedeva aiuto per migliorare la prestazione del proprio impianto.
A ben pensarci non dovrebbe essere così sorprendente: provate a parità di impianto, chiaramente alludo a sorgente ed amplificatore di livello adeguato ai diffusori, a sostituire una Rogers con una Wharfedale Linton, oppure con una Klipsch Cornwall e ditemi cosa succede.
Esagero? Certamente, ma l’esempio nella sua evidente e voluta estremizzazione è però assai eloquente; tre tipologie piuttosto diverse di diffusore, ciascuno con le sue prerogative ovviamente, ma all’ascolto producono un risultato alquanto diverso l’uno dall’altro. Se poi considero che ad un conoscente, assolutamente insoddisfatto del risultato sonoro del suo sistema, consigliai di smettere di sostituire per l’ennesima volta l’amplificatore ma di darsi a diffusori diversi in grado di far emergere le indubbie qualità del suo amplificatore, beceramente limitate dalla coppia di diffusori in suo possesso, mi convinco sempre più che non esagero affatto. Mi diede retta e finalmente iniziò ad ascoltare come si deve, ritrovò i bassi perduti, lo stage, il medio pulito e via dicendo. Qualcuno potrebbe porsi una domanda, ovvero chiedersi perché abbia scelto diffusori che in certo senso castravano l’ampli. Ebbene, la di lui compagna non gradiva modelli di grandi dimensioni in ambiente, ma questo è discorso diverso.
GIOCO DI SQUADRA AUDIO: LA (GIUSTA) UNIONE FA LA FORZA
Ragionandoci sopra, non è difficile comprendere che essendo i diffusori l’interfaccia ultima tra l’impianto e le vostre orecchie – con di mezzo l’ambiente of course – la caratterizzazione sonora maggiormente evidente sarà conferita proprio da loro.
D’altronde in un sistema audio il gioco di squadra è essenziale e pur avendo sorgente e amplificatore un ruolo assai importante – ci mancherebbe altro – la differenza tra diversi modelli di diffusori la sente chiunque, ben diverso è il comportamento delle elettroniche, mai così evidente. Questo è il motivo che spiega perché io insista su questo aspetto: a parità di impianto i diffusori possono fare la differenza, e la fanno di sicuro, talvolta in maniera eclatante come nell’esempio iniziale.
A tal proposito rammento un interessante episodio occorsomi parecchi anni fa in un negozio, quando gironzolando al suo interno capitai nel mezzo di una prova d’ascolto di un tale che doveva sostituire i diffusori. Si era perfino portato dietro l’amplificatore – un Luxman di buon livello – proprio allo scopo di non sbagliare la scelta, ciò malgrado sembrava non gradire quello che il solerte commesso gli proponeva. Aveva lo sguardo perennemente dubbioso, gli si leggeva in viso che non era soddisfatto degli ascolti, che qualcosa gli sfuggiva ma non riusciva a mettere a fuoco di cosa si trattasse. Guardandomi intorno notai in un angolo una coppia di JBL L-150 usate ma tenute in maniera eccellente, parevano nuove. Senza farmi notare dal commesso gli suggerii di farsi collegare quelle, anche se avrebbe preferito andare sul nuovo come mi disse. In ogni caso se le fece collegare – con un certo disappunto del venditore che chiaramente intendeva concludere la vendita diversamente – e d’improvviso gli si aprì un mondo. In tutta evidenza avevo centrato l’obiettivo, il suono che scaturì da quei diffusori era pieno, corposo, grande e realistico, riempiva interamente l’ambiente mettendo finalmente in risalto le caratteristiche dell’ampli libero di esprimersi senza limiti. Inutile dire che le acquistò senza indugio, anche se il costo eccedeva leggermente il budget che si era imposto, d’altronde, una passione è una passione.
GIOCO DI SQUADRA AUDIO: LA SUDDIVISIONE DELLA SPESA
Un concetto ampiamente noto in alta fedeltà, prevede una suddivisione del budget destinato all’acquisto secondo determinate modalità. Solitamente la maggiore percentuale andrebbe destinata alla sorgente, questo a partire dall’assunto che ciò che va perso all’inizio non può certamente essere recuperato in seguito, segue l’amplificatore e quindi, buoni ultimi, i diffusori. In tutta onestà, così facendo spesso si ottiene un risultato assai variabile, fin troppo correlato alla scelta che faremo, guarda caso, circa l’elemento ultimo della catena: il diffusore.
Facciamo un esempio concreto a partire da un budget di circa 1500€: supponiamo di scegliere quale sorgente un lettore digitale di qualità cui aggiungiamo un altrettanto valido amplificatore, e secondo l’assunto di cui sopra, destiniamo il 50% alla sorgente riservando il rimante ad amplificazione e diffusori; quindi abbiamo circa 750€ per la sorgente e la stessa cifra per amplificatore e diffusori. A tal punto, diciamo che 400€ li investiamo nell’ampli, e pertanto, ci restano 350€ per i diffusori.
Cercando in giro per il web, a queste cifre è possibile dotarsi di sorgenti più che valide, ma per quanto attiene ad amplificatore e diffusori, soprattutto questi ultimi, sarà necessario ridimensionare le pretese, in certi casi anche di parecchio. In fin dei conti metteremo insieme un sistema sbilanciato, ove la sorgente sarà superiore al resto e, seppure in grado di trattare al meglio il segnale, questo vedrà quale collo di bottiglia non tanto l’ampli – la cifra ad esso destinata consente una discreta scelta – ma proprio i diffusori, nel rispetto di quanto affermato all’inizio dell’articolo.
Infatti, con 350€ non potremo di certo allargarci troppo nella scelta e saremo costretti a contenerci proprio laddove – ahimè – avremmo dovuto piuttosto abbondare!
Se avete letto il precedente articolo relativo alla scelta del sistema ad alta fedeltà, siete perfettamente a conoscenza che “sbagliare” l’elemento ultimo della catena audio, quello che trasforma l’energia elettrica in energia meccanica e quindi in suono – quel suono che si spera sia della migliore qualità possibile – significa non solo aver gettato soldi alle ortiche, ma anche insoddisfazione cui farà seguito frustrazione certa, che inevitabilmente porterà ben presto alla sostituzione di qualche componente nel tentativo di trovare ciò che avreste potuto avere fin dall’inizio, il tutto in una spesso infinita altalena di sostituzioni alla ricerca del Sacro Graal.
In conclusione, il consiglio al fine di una sinergia ottimale è quello di valutare molto bene la scelta dei diffusori, saranno loro a trovarsi tra le vostre orecchie ed il resto del sistema, nel bene e nel male, quindi occhio, anzi, orecchio!
Come sempre, ottimi ascolti!
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