Featured home Notizie

L’audio Hi-Res non serve a nulla

L'audio hi-res non serve a nulla

Cosa è veramente l’audio hi-res e perchè potrebbe non essere così vantaggioso come si crede

L’audio in alta risoluzione sta pian piano sbarcando sulle principali piattaforme di streaming di musica online. Servizi come Tidal e Apple Music lo offrono già da tempo, mentre su altri al momento non se ne vede nemmeno l’ombra (vero, Spotify?). Analizziamo però in dettaglio cos’è effettivamente l’audio in alta risoluzione, per capire se vale la pena pagare di più per averlo o passare ad un servizio che include tale opzione di ascolto nell’abbonamento.

COSA È L’HI-RES AUDIO

Il formato audio in alta risoluzione offre un livello di fedeltà e di dettaglio maggiore rispetto ai formati audio standard. I segnali audio hi-res o lossless sono in grado di riprodurre una gamma più ampia di frequenze e dinamiche. Gli aspetti tecnici che cambiano sono fondamentalmente due: bit-rate e frequenza di campionamento. Ad esempio, i classici CD audio hanno una frequenza di campionamento di 44,1 kHz e una bit-rate di 16 bit. L’audio in alta risoluzione può invece raggiungere frequenze di campionamento fino a 192 kHz e bit-rate di 24 o 32 bit. L’aumento di questi parametri offre una riproduzione più fedele alla sorgente sonora originale. Non a caso, nel 2014 l’audio hi-res è stato definito da Digital Entertainment Group, Consumer Electronics Association e The Recording Academy come “audio non compresso o compresso ma senza perdita di dati, di qualità superiore rispetto allo standard CD “.

Fonte: https://en.wikipedia.org/wiki/High-resolution_audio#/media/File:High-resolution_audio.svg

 

I formati più conosciuti di audio hi-res sono: FLAC (Free Lossless Audio Codec), ALAC (Apple Lossless Audio Codec), WAV (Waveform Audio File) e AIFF (Audio Interchange File Format). Questi formati riducono al minimo o eliminano del tutto gli artefatti audio derivanti dalla compressione che invece si verificano nei formati audio con perdita, uno su tutti l’MP3. Risulta ovvio che i formati ad alta risoluzione pesano di più in termini di memoria occupata, dato che contengono una maggior quantità di informazioni.


SERVE DAVVERO?

Ora, è chiaro che in teoria l’ascolto hi-res è preferibile perchè, a parte il maggior spazio richiesto in memoria, non ci sono svantaggi nella riproduzione di brani in alta fedeltà. La questione è questa: ha senso investirci per un ascoltatore? La risposta è “No”. O meglio, non per un ascoltatore medio. L’ascolto di brani hi-res o lossless (cioè senza perdita di qualità) richiede dei dispositivi compatibili. E non che questo sia un vero problema, ma spesso con le tradizionali cuffie che un utente medio utilizza, non è possibile ascoltare tali contenuti (molti modelli di auricolari wireless, come le AirPods Pro, non supportano l’audio lossless, per ora.) In generale, potreste quindi non possedere già un paio di cuffie o speaker adatti. Ma anche se doveste averli, bisogna considerare altri costi.

Prendiamo ad esempio Tidal, che offre due opzioni per l’ascolto ad alta fedeltà: HiFi ed Hifi Plus, rispettivamente a 9,99 Euro e 19,99 Euro al mese. Mentre il primo arriva fino a 1411kbps, il secondo promette di arrivare ai 9216kbps. Una bella differenza. Peccato che, all’atto pratico, sentire una reale differenza è pressochè impossibile, o comunque molto difficile, a meno che non abbiate un orecchio davvero esperto e siate dei sound engineer con strumentazione molto avanzata. A dimostrazione di ciò, è sufficiente citare il teorema di Shannon-Nyquist. Esso afferma che ogni segnale può essere ricostruito correttamente se il campionamento su di esso viene effettuato ad una frequenza che è pari ad almeno il doppio della frequenza più alta del segnale originale. E quindi, dato che l’orecchio umano percepisce in genere una frequenza massima di 20000Hz, sarebbe sufficiente una traccia audio con frequenza di campionamento intorno alle 40000Hz, perchè oltre non sentiremmo alcuna differenza. Per convenzione, si usano i 44100Hz.

TUTTO MARKETING?

In teoria… . A meno che non lavoriate nel campo dell’audio e abbiate bisogno di risoluzioni elevate, molto difficilmente trarrete reali benefici dall’ascolto di brani hi-res o lossless, soprattutto con dispositivi non professionali. Ora, è ovvio che se un certo servizio di streaming musicale offre, a parità di prezzo, anche l’ascolto in alta qualità, tale servizio è preferibile, anche solo per curiosità. Ma se invece per l’ascolto hi-res è richiesta una cifra aggiuntiva, è meglio lasciar perdere. Molto meglio puntare su tecnologie che modificano veramente il suono, come Dolby Atmos o audio spaziale.

Quando qualcuno afferma che l’audio del vinile o un file in alta risoluzione suona megliosbaglia. La scienza non è d’accordo, e la sensazione di un ascolto migliore potrebbe essere semplicemente condizionamento mentale.

© 2023, MBEditore – TPFF srl. Riproduzione riservata.

Vuoi saperne di più? Di' la tua!

SCRIVICI


    MBEditore network

    Loading RSS Feed


     

     

     

     

     

    Pin It on Pinterest