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M2Tech, dal digitale all’analogico

M2Tech è un’azienda italiana al 100% con una vision globale che propone 3 linee di prodotti dedicate agli appassionati di hi-fi. Francesco Taddei intervista il fondatore e titolare Marco Manunta, che ci racconta come ha creato e sviluppato l’azienda nata nel 2007 a Pisa.

Dal 2007 ad oggi M2Tech ne ha fatta di strada e oggi l’azienda toscana, creata da Marco Manunta e sua moglie Nadia, propone tre linee di prodotti: Rockstars, Evo e dispositivi usb pen.

Vi segnaliamo, tra le molte proposte del catalogo M2Tech, tre prodotti: la Hiface dac, l’entry level nel mondo M2tech (157 Euro), è lo strumento ideale per chi vuole connettere il proprio pc ad un dispositivo sprovvisto di ingresso usb. Riesce a riprodurre frequenze fino a 384 Khz e 32 bit con un jitter molto basso, per Linux e OSX non sono necessari driver mentre per windos li troverete sul sito. Pesa circa 100g con dimensioni tali da stare nel palmo di una mano. Il Crosby è un amplificatore finale stereo in classe d da 60 watt per canale su 8 ohm (1.290) Euro e può anche essere configurato a ponte in modo da aumentare la potenza a disposizione. Il suo preamplificatore ideale è lo Young mkIII che è sopratutto un dac in grado di riprodurre file dsd fino a 256x , pcm fino a 384khz ed è dotato di decodifica mqa, prezzo al pubblico 1.450 Euro.

Marco Manunta si racconta

 

 

Chi è Marco Manunta?

Sono un ingegnere delle telecomunicazioni. Fondo la North Star Design nel 1998 con l’ex-collega di università Giuseppe Rampino, azienda che lascio nelle mani di Giuseppe nel 2000 per intraprendere la carriera di progettista free-lance. Da consulente free-lance  ho prestato la mia opera per aziende dell’alta fedeltà quali Audio Analogue, Unison Research, Digibit, Riviera Audio Laboratories, Computer Audio Design, Innuos, Yar Audio.


Nel 1998 fondi la North Star Design , Il dac Model 3 ottiene un successo strepitoso, come è avvenuto ciò?

Il primo prodotto è appunto il Model 3, il primo DAC consumer in grado di convertire i 96kHz. Parliamo di un tempo  in cui il DAC era considerato un prodotto senza futuro in quanto sia gli appassionati che gli esperti del settore consideravano il CD player integrato la migliore soluzione in termini sonori. Ma era anche il periodo in cui cominciavano ad uscire i primi DVD con audio a 96kHz e spesso i DAC interni dei lettori DVD non erano al livello dei DAC interni dei migliori CD player. Per questo motivo, il Model 3 veniva spesso affiancato a lettori DVD piuttosto che a lettori CD.

Arriva il 2007 fondi la M2tech con tua moglie Nadia ed esce la Hiface che spopola in tutto il mondo, come vi è venuta l’idea?

Da Pierre Bolduc, editore visionario e vulcanico mi arriva la richiesta di un’interfaccia per computer in grado di trasferire audio ad un DAC senza perdita di qualità. M2Tech risponde con la hiFace: il resto è storia recente.

Come funziona la Hiface, quali difficoltà hai incontrato nel progettarla?

Nel 2008 lo standard USB non prevedeva un layer audio ad elevata frequenza di campionamento ed a basso jitter. Le interfacce integrate disponibili al tempo ricevevano il clock dal bus USB ed erano molto jitterate. Risolvemmo i problemi rinunciando ad usare il layer audio standard UAC1.

Sfruttammo la modalità di trasferimento dei dati asincrona, “cloccando” l’interfaccia localmente tramite due oscillatori al quarzo di precisione. Ottenemmo un’interfaccia in grado di trasferire dati a frequenze anche superiori a 96 kHz e con jitter legato unicamente alle prestazioni di rumore di fase dei clock montati sull’interfaccia stessa. Presentammo la hiFace al Top Audio del 2009 e fu subito un successo.

In seguito sfruttammo ulteriormente le potenzialità dell’interfaccia integrandola in un DAC. Decidemmo quindi di realizzare un convertitore all’avanguardia in grado di convertire anche i 384kHz: lo Young.

Al tempo non esistevano chip di conversione con porte audio in grado di accettare più di 192kHz. Studiando, scoprimmo che il PCM1795 della Burr Brown, era dotato di una porta dedicata ai filtri sovracampionatori esterni in grado di accettare frequenze di campionamento fino a 1,5MHz.  Realizzammo inoltre un filtro sovracampionatore esterno per le frequenze al di sotto dei 348 khz in una FPGA (logica programmabile) usando filtri FIR da noi appositamente progettati.
Per l’estetica del DAC ci affidammo a Livio Cucuzza.

A chi si rivolge la produzione M2Tech e perchè sceglierla?

La produzione attuale copre praticamente tutta la gamma di prodotti necessari per comporre un impianto stereo di qualità. Il nostro cliente ideale è  alla ricerca di un suono estremamente trasparente e dinamico. Nessun artefatto o veli che lo rendano “più analogico” o “più valvolare”. Fermo restando che molti appassionati usano lo Young MkIII ed il Nash con amplificatori a valvole.

Posso annunciare, la disponibilità del Mitchell Analog Electronic Crossover. Un crossover elettronico stereo a tre vie analogico, pensato per chi non vuole inserire sul segnale un crossover digitale con i suoi A/D e D/A. Il Mitchell è un prodotto versatile, realizza tagli da 6dB/ott a 30dB/ott, con possibilità di collegare in cascata due vie per ottenere tagli di maggiore pendenza o complessità.

Stiamo  ultimando il nostro streamer, che chiameremo Stills, in grado di gestire audio digitale fino ad altissime risoluzioni, senza DAC interno ma con tutte le uscite audio digitali possibili (incluso USB UAC2 e I2S in formato PS Audio), supporto allo streaming per vari servizi quali Spotify, Tidal, Qobuz…

Una nuova linea di prodotti chiamata “Lifestyle”, con dimensioni “full-size” e prestazioni elevate. Il primo prodotto sarà un all-in-one, dotato di interfaccia di rete con tutte le funzionalità di streaming, ingressi digitali e analogici compreso phono, DAC, preamplificatore e finale di potenza.

 

M2Tech in Italia è distribuita da Hi-Fi United.

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