Il rock classico pare, oggi, la musica più distante dalla moda vigente. Si: quella musica così ricercata dalle radio e dominante fra i social non ha davvero nulla in comune con il rock dell’epoca d’oro. Eppure il gran fiorire di ristampe e le vendite di vinili in crescita rispondono ancora ad una sete per i classici mai sopita.
Non si può affermare che quello in cui viviamo sia un periodo prospero per il rock di stampo classico, soprattutto se corrispondente ai canoni del soft o del blues-rock. La scena musicale nostrana come internazionale vive sul momento, su una china che non conosce domani, e men che meno lo ricerca. Il prodotto va confezionato e venduto, prima che scada e che non sia più vendibile, come un frutto lasciato troppo tempo sotto al sole. Come si può, in un modo musicale simile, sperare di avere successo nel convertire la grande folla al rock di classiche origini, alla musica suonata, ai contenuti imperturbabili di fronte allo scorrere del tempo? Forse non è possibile.
Eppure, in passato, si è assistito a periodi ben più bui rispetto ad adesso per il classic rock. Nei primi anni Ottanta, infatti, buona parte delle grandi band che avevano infiammato la golden age del decennio precedente conobbe una debacle, un declino e, in alcuni casi, la fine.
Si pensi agli Who all’epoca di It’s Hard, gli Outlaws di Los Hombres Malo, il Tom Petty della metà degli anni Ottanta in seguito a Southern Accents…
Insomma, è chiaro come tanto il rock a stelle e strisce quanto quello inglese rimasti fedeli alla purezza stilistica, alla ricercatezza musicale ed al suono vero dello strumento dei ’70, abbiano conosciuto il dolore di una repentina caduta.
La riscoperta, l’orgoglio di un valore musicale indimenticato
Nonostante la crisi, col tempo è risultato chiaro come la musica iconica dell’epoca, quella prodotta per restare, non sarebbe morta. Non avrebbe seguito, in altri termini, il destino infausto che le major avevano deciso per lei in un momento in cui il vecchio pareva da rimpiazzare. Mentre i cavalli della disco modaiola scomparivano senza essere sostituiti, in preda ad un parossismo dai tratti dozzinali ed estrinseci, il rock classico piano ritornava in superficie, fino ad oggi.
È vero, oggi il rock classico non risulta nelle posizioni alte delle classifiche, dove forse manco dimora. Non è in testa alle musiche più ascoltate dai giovani. Eppure il mercato parla chiaro, esattamente come le iniziative delle grandi case discografiche.
Un rifiorire inaspettato
Le ristampe recenti, a partire dal 2017 ad oggi, dimostrano un rinnovato e crescente interesse per il rock-blues, il country rock, il southern rock e il rock progressivo più particolare. Non solo fra gli appassionati di vecchia data, ma fra generazioni senza dubbio più giovani. Nuovi amatori che scoprono un mondo brillante celato dietro al velo nero imposto dalle logiche di consumo e dalla moda plenipotenziaria.
Come dicevo, certa musica non muore mai. Magari lascia il campo per un po’, ne esce indebolita, acciaccata, denigrata e lasciati a sé stessa. Ma il tempo ha in serbo la soluzione finale, e oggi i classici ritornano, spessissimo in splendida forma, curati e rimasterizzati meglio dei dischi appena nati.
Su tutte, vale la pena di citare la notevole opera della BGO, marchio specializzato in ristampe di qualità con sede in UK. A partire dal 2018 è in atto una scrupolosa ricerca di grandi album, soprattutto soft rock/country o southern, per troppo tempo fuori circolazione. Questi hanno avuto e stanno avendo, anche grazie alla diffusione resa possibile dall’e-commerce, un grande successo, anche nel nostro Paese.
Si vedano i lavori di ristampa, in concomitanza con una rimasterizzazione dai master effettuata con immensa cura, di varie grandi band, spesso ignote al grande pubblico.
Le leggende USA Marshall Tucker Band; il country-southern degli Ozark Mountain, ed il country-rock dell’apogeo di Fireball e Pure Prairie League, solo per citare gli ultimi esempi più significativi.
Si spera che luccicanti iniziative come questa possano prosperare sempre più.
Oltre la moda, la grande musica rimane, e nonostante quello che oggi lampeggia, per una notte, al cospetto delle periture luci del successo, forse davvero i classici non muoiono mai.
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