Ed è proprio da una di questa “passeggiata” in ambiente che nasce questo articolo, potenzialmente interessante per i neofiti – che probabilmente mai potrebbero immaginare ciò che stanno per leggere – ma anche per i più navigati, la cui esperienza potrebbe arricchirsi leggendo queste righe.
Abbiamo più volte richiamato l’attenzione dei nostri lettori nei confronti dell’ambiente, vero e proprio componente del sistema Hi-Fi, un elemento che non possiamo più nemmeno definire occulto poiché fin troppo evidente è il suo intervento sul risultato finale d’ascolto.
Talmente impattante – in casi per fortuna rari – da riuscire a distruggere letteralmente le potenzialità di un sistema ad alta fedeltà.
Qualsiasi locale, a prescindere dalle dimensioni che lo connotano, possiede dei modi caratteristici – vale a dire risonanze che possono collaborare nel rinforzo di alcune frequenze ovvero cancellarle – qualcosa che in dipendenza delle dimensioni fornisce un contributo non sempre necessariamente gradito all’ascolto.
Sulla base di questa consapevolezza, sono nati nel tempo alcuni sistemi che per via elettronica oppure meccanica tentano di migliorare l’acustica ambientale onde far si che il suo influsso sia il più possibile neutro.
Si parte da sistemi facenti uso di DSP più o meno potenti che una volta analizzata la risposta ambientale si occupano di correggerla generando un sorta di contro-risposta che tenendo conto delle criticità riscontrate riesca a migliorare il risultato.
Diversamente – ovvero per via definibile meccanica – è possibile attuare una correzione ambientale sfruttando sistemi di diffusione, assorbitori, risonatori sintonizzati a date frequenze e/o specifici sistemi spezza onde al fine di rimuovere onde stazionarie, risonanze, riverberi, echi eccessivi e via discorrendo.
Circa quest’ultima possibilità, purtroppo, l’effettiva messa in pratica non è sempre facile, più che altro a causa della morfologia di questi accessori i quali – secondo l’assunto che vuole che la forma segua la funzione – non sempre (anzi, quasi mai) hanno un’estetica piacevole.
Ragione per cui, in assenza di un ambiente dedicato dove potete fare come volete, l’alternativa è quella di spacciarli per l’astratta opera di un artista contemporaneo.
Se vi siete presi la briga di leggere qualcuno dei nostri articoli dal contenuto maggiormente tecnico, sapete che la semplice confluenza di più pareti porta ad un rinforzo acustico che può raggiungere anche i 18 dB – almeno sulla carta – qualcosa che squilibra fortemente l’emissione di un diffusore caricando in modo evidente la gamma bassa.
Attenzione che non stiamo dicendo che questo sia un aspetto necessariamente negativo – se esistono diffusori specificamente progettati per essere disposti in angolo ci sarà un motivo – ma è comunque qualcosa che va considerato, necessariamente.
Fatta questa si spera interessante introduzione, veniamo alle ragioni che hanno portato alla stesura di questo articolo, nato da un’esperienza diretta e non da una fantasia.
Per non farla troppo lunga, vi basti sapere che una spazzolata di frequenze effettuata in un certo ambiente, ha evidenziato un notevole buco di risposta nei dintorni dei 40 Hz a carico del solo diffusore sinistro; in altre parole l’impressione era quella di un improvvisa mancanza di segnale al di sotto della citata frequenza.
Data la stranezza dell’effetto, una prima ipotesi ha visto coinvolto il filtro del relativo diffusore che forse, dico forse, avrebbe potuto avere un condensatore in perdita; rapido scambio dei due monoliti e verifica immediata che così non era.
Non restava che la sorgente oppure l’amplificatore che avendo la possibilità di connessione Bluetooth ha reso possibile un veloce controllo dei componenti cablati per esclusione, operazione che ne ha decretato la perfetta funzionalità.
Possibile che l’amplificatore produca un simile fenomeno? In altre parole l’impressione era quella di un filtro che tagliasse le basse al di sotto dei 40 Hz, strano, davvero molto strano e solo sul canale sinistro tra l’altro.
Mistero? Non propriamente, è bastato riflettere.
Per farla corta è bastato fare due passi – letteralmente – dalle parti del diffusore incriminato per far riapparire la frequenza mancante: la posizione del diffusore all’interno della stanza era esattamente in corrispondenza di un punto che dava luogo ad interferenza distruttiva, ovvero di un punto nel quale si verifica una cancellazione di una data frequenza!
Per completezza d’informazione segnalo che esistono punti dove si verifica interferenza costruttiva, caso nel quale le onde si sommano rinforzandosi.
Questa è la prova di quanto un ambiente d’ascolto ci metta del suo!
Le conclusioni possono apparire scontate: se si dispone di un ambiente dedicato dove poter fare come si vuole è chiaro che il problema sarà assai meno evidente, diversamente, ovvero dovendo installare l’impianto in un ambiente condiviso, ora sapete qualcosa in più che potrebbe aiutarvi nell’ottenimento delle migliori prestazioni.
Come al solito, ottimi ascolti!!!
© 2022, MBEditore – TPFF srl. Riproduzione riservata.