Torniamo a parlare di valvole, e dovessimo mai disporre di una scusa per farlo, in questo caso possiamo trovarla nelle numerose richieste che riceviamo dai lettori circa l’opportunità di acquistare un amplificatore che faccia uso di questi dispositivi, noti per essere particolarmente eufonici.
Malgrado la loro vetustà – si tratta del primo dispositivo di amplificazione inventato – e nonostante il successivo avvento del transistor, le care vecchie valvole sono ancora stabilmente tra noi e non pare abbiano alcuna voglia di smettere di farlo.
Prescindendo da un momentaneo declino allorquando fu inventato lo stato solido – che ancora oggi rende quanto mai vivo il dibattito su quale tra i due dispositivi sia migliore – quel bulbo di vetro simile ad una lampadina contenente una complessa incastellatura composta da numerosi elettrodi resta il desiderio proibito di molti appassionati, o meglio restava.
Già, perché se un tempo l’acquisto di un’elettronica che facesse uso di tubi a vuoto era assai costoso ed elitario – complici le economie di scala oramai appannaggio comune delle industrie elettroniche – acquistare un dispositivo che sfrutti tali componenti è divenuta pratica abbordabile da chiunque.
Chiaramente sono esclusi coloro che non possono (o non vogliono) investire cifre più di tanto elevate, somme che sovente non lo sono in concreto ma possono apparire tali agli occhi di un soggetto inesperto; considerate che ci sono persone che ritengono possibile acquistare un giradischi investendo soli 100 € (tutto compreso ovviamente).
Elettroniche equipaggiate con una valvola (o più d’una) pare siano espressione di migliore qualità in assoluto, una considerazione palesemente eccessiva e falsa poiché – e lo abbiamo sottolineato più volte – nessun dispositivo suona da solo e le sue prestazioni deriveranno inevitabilmente dal circuito nel quale è inserito.
Ragionare quindi che “essendo a valvole suona bene” è quanto meno sciocco, e la prova sta nel fatto che esistono elettroniche il cui suono è chiaramente valvolare (Conrad Johnson docet) mentre altre – pur essendolo – non esprimono in modo eccessivo il tipico calore usualmente associato a questi dispositivi (Audio Research).
Così come esistono ottimi amplificatori a stato solido dal suono suadente e – guarda caso – molto simile a quello valvolare, ad esempio Accuphase.
Come al solito, si conferma che generalizzare è oltremodo inutile e dannoso, soprattutto perché possono nascere filosofie di pensiero assoluto che non hanno alcuna base certa, dimostrazione ne siano queste discrepanze tra dispositivi elettronici che fanno uso dei medesimi elementi attivi.
Tornando all’argomento principale quindi, ovvero se sia effettivamente opportuno considerare migliore tale tipologia di componenti, esaminiamo qualche esemplare non troppo costoso che almeno in apparenza sembrerebbe interessante.
Quello che vedete nell’immagine sovrastante è uno dei numerosi piccoli amplificatori integrati prodotti da alcune aziende cinesi (e quando mai!) il cui nome si sta lentamente facendo strada tra gli appassionati: NOBSOUND-DOUK AUDIO, FOSI AUDIO, AIYIMA.
Essendo tale modello disponibile con differenti brand, conferma quella sorta di abitudine tutta cinese di proporre lo stesso oggetto con “n” marchi diversi, sebbene alla fine questo sia più o meno esattamente lo stesso.
Spesso la veste estetica è quella tipica di un amplificatore a valvole: comandi sul frontale, schiera di tubi in bella vista sul piano superiore con le calotte dei trasformatori alle loro spalle laddove previste, come quello che vedete nella sottostante immagine (circa 180 €).
Leggendo le specifiche dichiarate però si scopre l’arcano, ovvero che tali amplificatori – seppure in generale definiti “a valvole” – vantano usualmente sezione di uscita a stato solido (AB) ovvero in classe D, quindi in pratica la sola sezione pre utilizza il vetro, il resto si affida al silicio; d’altronde le potenze dichiarate, in determinati casi fino a 300 watt/canale, avrebbero richiesto la presenza di numerose valvole di potenza delle quali, ovviamente, non c’è alcuna traccia.
Chiosa finale: in qualche caso, sul web è possibile rintracciare i commenti di alcuni acquirenti circa il sospetto che le valvole siano usate esclusivamente a mo’ di lampadine.
La prova? Secondo alcuni togliendo le valvole dagli zoccoli il dispositivo continuerebbe a funzionare indisturbato (!) circostanza che dimostrerebbe in modo inequivocabile come queste non siano parte del circuito.
Tecnicamente la cosa si spiega facilmente: alimentando attraverso i rispettivi pin il filamento si farà in modo di accenderlo, cosa che ovviamente produrrà la caratteristica tenue luminosità dando l’impressione che il tubo stia funzionando mentre in realtà così non è.
Dovesse confermarsi rappresenterebbe un sicuro suicidio commerciale e riteniamo che nessun costruttore si avventurerebbe in una simile situazione – difatti sarebbe sufficiente una banale verifica del circuito per capire come stanno realmente le cose sputtanando velocemente l’azienda – aspetto questo che lascia intendere come la solita leggenda metropolitana priva di senso sia sempre in agguato.
Il prezzo di questi oggetti parte dai 100 € a salire, malgrado raramente si superino i 200 €, sebbene nel catalogo DOUK AUDIO siano presenti alcuni esemplari proposti a circa 400/600 € ma si tratta di modelli realizzati in modo diverso e non troppo attento al contenimento dei costi.
E quindi, cosa aspettarsi per queste cifre? Probabilmente solo degli onesti dispositivi con i quali ascoltare musica tramite la connessione Bluetooth di cui dispongono oppure collegando un lettore CD o altro dispositivo di linea ma potreste anche collegare un giradischi già dotato di stadio fono.
Come al solito, ottimi ascolti!!!
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