Mentre ci si interroga sui rischi del 5G in Europa serpeggia un malcelato malumore e qualche Paese ne ha sospeso lo sviluppo. Il quadro della situazione
Parlando di secondo switch off del digitale terrestre in vista del DVB-T2 (articolo a questo link) abbiamo accennato al 5G e alla necessità di sfruttare diversamente i ponti, bande e frequenze per dare spazio alla quinta generazione della telefonia mobile. Il potenziale esprimibile in termini di velocità sarà senza precedenti, arrivando a superare 1 Gbit/sec (ovvero 1000 Mbit/sec). Prima ancora di diventare una realtà il 5G è diventato il ‘casus belli’ tecnologico in epoca di Coronavirus, con azioni avventate da parte di folli che dalle parole sono passati ai fatti e alla violenza con attentati ai tralicci.
Attualmente il 5G è in fase embrionale e non dispone dello spazio che si aprirà più avanti, resta una sperimentazione in alcun importanti capoluoghi di provincia, tra instabilità e assenza di quella distribuzione capillare fondamentale per mantenere costante il collegamento. Le onde millimetriche in quanto tali necessitano di maggiore presenza e ponti per la diffusione del segnale, aumentando il carico di irradiamento sul territorio. Perché 5G è la tecnologia regina della rete veloce che non coinvolgerà solo gli smartphone ma qualsiasi device compatibile d’uso comune casalingo favorendo l’IoT (Internet of Things – L’internet delle cose), dando la possibilità di dialogare con gli elettrodomestici ma anche di impiego civile nella società e quindi cartelli stradali elettronici, semafori sfruttando incredibili volumi di connessioni contemporanee senza peraltro perdere di velocità.
Dati di non poco conto: l’abbassamento della latenza nel tempo di risposta che dovrebbe scendere anche sotto i 10 millisecondi contro gli anche 100 millisecondi del 4G, il maggiore coinvolgimento dell’hardware esterno, di infrastruttura e antenne che dovrebbero impegnare meno il device e quindi evitare drastici cali di longevità della batteria. Due elementi fondamentali che da sempre hanno visto enunciare il 5G come “rivoluzionario”, se non altro per la capacità di abbassare se non addirittura annullare il digital divide. È già terreno di disputa per i produttori di hardware che offrono device che contemplino, non sempre pienamente, la compatibilità 5G, così come sarà motivo di spietata concorrenza per gli operatori mobile sul territorio. 5G non è una semplice evoluzione del 4K ma supporto a servizi innovativi erogati in modo da anticipare i problemi e le esigenze del cliente, grazie all’ausilio di tecnologie per acquisire ed elaborare in misura rapidissima le informazioni.
La quinta generazione potrebbe anche surclassare altre piattaforme di connessione alla rete dove ancora oggi non è giunta la fibra ottica, dove chi desideri un servizio più veloce deve rivolgersi a costose alternative con antenne direzionali o parabole, abbonamenti a consumo dove per disporre di una banda di almeno 30-35 Mbit / sec (download, che in upload si aggira sui 500-800 kbps / sec) si arriva a spendere cifre che superano anche i 40 euro mensili. Ricordiamo che attualmente i costi sono nettamente inferiori con la fibra: si viaggia da 200 a 300 Mbit / sec fino al Gigabit /sec, vantaggio non solo in termini di download ma anche di upload che può superare la velocità di 30 Mbit / sec. Attualmente resta il rischio di acquistare device 5G che potrebbero poi rivelarsi colli di bottiglia nella comunicazione dati, per non parlare della copertura che può variare anche in misura significativa a seconda dell’operatore. Al momento Wind Tre copre per esempio Prato, Matera, L’Aquila e Milano. Dieci volte la massima velocità possibile con il 4G e quindi apertura anche a flussi dati al momento più compressi e imbottigliati per materiale video 4K e 8K.
Poca sperimentazione e dubbi più che leciti dato il bagaglio d’esperienza su quanto sono in grado di combinare le microonde al corpo umano hanno sollevato altrettanti quesiti sulle onde millimetriche e quanto potrebbero provocare. In questa fase non si può avere la pretesa di giungere subito a conclusioni, ma restano quesiti a cui deve essere data risposta, senza doverlo scoprire da canali non ufficiali che in quanto tali lascerebbero altri dubbi sul tappeto. A oggi non ci sono ricerche scientifiche che abbiano dimostrato un nesso tra il microonde e i cibi scaldati, l’energia radiante su quanto all’interno non induce alterazioni in chi ingerisce quanto scaldato. Nessun pericolo quindi per il forno a microonde? Non per chi lo usa, dato che l’apparato dispone delle schermature del caso, tutt’altro discorso per chi li ripara e almeno in passato ha corso pericoli di sviluppare tumori. Questo significa solo una cosa: che quando il microonde è mal funzionante non bisogna tentare il fai da te, null’altro.
Tornando alle microonde dei ripetitori ci sono state ricerche in merito alle frequenze più alte delle precedenti tecnologie, quelle dal 2G in poi, con ipotesi che hanno dimostrato per esempio che una costante irradiazione su cavie di laboratorio in certi casi ha portato allo sviluppo di rari casi di tumore al cuore. Irradiazione costante 24 ore su 24. Ma a fare ancor più paura è l’elevazione delle frequenze per il 5G, ma non bisogna dimenticare che il livello di potenza sarà inferiore al punto che sulla carta l’ipotesi che il coefficiente di invasività possa danneggiare il DNA resti più che remota. La maggiore presenza sul territorio è altro indicatore di irradiamento costante, ma al momento restano solo ipotesi su quanto ciò possa incidere in misura significativa sul corpo umano.
In anni di comunicazione che serpeggia per i social network non è certo difficile imbattersi in deliranti proclami da fine del mondo che arrivano ad associare il 5G al Covid-19, che ne favorirebbe la trasmissione. Nonostante sfruttamento e presenza da tempo sul territorio di antenne 2G / 3G / 4G ancora oggi le ricerche hanno accumulato dati e informazioni senza poter giungere a incontrovertibili conclusioni. Le analisi termometriche di chi ha appena terminato una lunga conversazione portando il cellulare all’orecchio dimostrano il surriscaldamento dell’area, così come ci sono dati che ascrivono l’aumento, se pur minimo, di casi di tumori nella medesima zona. E poi basta così poco per abbattere i rischi come utilizzare il più possibile gli auricolari.
Che il pericolo non esista resta impossibile, d’altronde l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro si è espressa in termini di “possibilità cancerogene” piuttosto basse in merito al pericolo derivante dai campi elettromagnetici a radiofrequenza. La ricerca epidemiologica, disciplina biomedica che studia la distribuzione e la frequenza delle malattie nella popolazione, raccogliendo informazioni per anni non ha riscontrato un aumento in percentuale di tumori legati all’uso di device come i comuni cellulari o tablet connessi a reti di telefonia mobile.
Link alla seconda parte dello speciale sul 5G.
Link al sito Ericsson per il 5G.
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