Il 5G è il futuro della comunicazione digitale a livello planetario ma rischia di rallentare tra spiriti nazionalistici e balzane teorie complottiste
Il 5G e il coronavirus, una piccola ma crescente fazione oltranzista che serpeggia per i social auspica l’annientamento del virus quanto quello della quinta generazione della telefonia mobile. In questi giorni più che mai i media americani si sono scagliati contro il regime cinese, quando il mondo non ha smesso di contare i morti a centinaia di migliaia e il contagio parla di due milioni e duecentomila unità. La colpa è della Cina? L’università britannica di Southampton ha stimato che se fosse stato lanciato l’allarme anche solo poche settimane prima, quando dall’interno non si volle vedere la realtà dei fatti, molto probabilmente il livello di contagio al di fuori non sarebbe andato oltre il 5%.
Non c’era certo da stupirsi quando si è scoperto che i numeri interni dei decessi erano maledettamente sbagliati, anch’essi filtrati dal governo centrale che ha preferito zittire medici e giornalisti. Questo non gioca certo a beneficio della credibilità di quel Paese e dei suoi governanti. Non sono ancora chiare le implicazioni dell’impiego massiccio di onde millimetriche sul territorio ma al momento resta follia pensare che abbiano in qualche modo favorito l’ampliamento del virus nell’ambiente. Elementi da romanzo di fantascienza a parte ciò verso cui gli statunitensi e non solo stanno puntando il dito sono le forniture di hardware dalla Cina per la creazione di quella rete capillare che occorre al 5G per funzionare al meglio. Una tecnologia che porterà la connessione dell’IoT a un altro livello, sia indoor con gli elettrodomestici che fuori casa arrivando a connettere anche i veicoli sulle strade; qualcosa come diciotto miliardi di dispositivi collegati tramite 5G nel giro di un paio di anni.
Dubbi che erano già stati sollevati, quando a metà 2019 ci fu lo strappo del Presidente Trump con uno scontro aperto con la società cinese Huawei (ma anche la Zte) peraltro già malvista dall’amministrazione Obama che l’aveva tagliata fuori dagli appalti pubblici. Aziende viste come “minaccia per la sicurezza nazionale”, effettivamente con poco spazio per piazzare i propri prodotti e ancor meno rispetto alla fornitura dell’hardware per il 5G. La limitata credibilità della nazione di cui è parte butta benzina sul fuoco in epoca di pandemia. L’impossibilità o incapacità di creare un fronte unito contro la tecnologia cinese e in particolare Huawei spinse il Presidente americano ad alzare il tiro includendo la società in una lista di aziende che metterebbero a serio rischio quelle americane e così in poche ore anche colossi come Qualcomm e Google chiudendo i rapporti.
Perché tutto questo? Perché Huawei è una delle poche, ma non l’unica, realtà industriali su piazza che possa portare avanti la produzione di reti 5G e questo è motivo di scontro tra le due nazioni. In questo periodo di shutdown di intere nazioni più di un media statunitense si è chiesto come sia possibile che i Paesi europei consentano a Huawei di prendere parte alla fornitura della rete 5G? Per quale motivo rischiare di esporre dati sensibili per abbattere i costi delle infrastrutture? Alla luce delle notizie filtrate sul livello di epidemia tra contagi e morti c’è da fidarsi? L’America ne ha fatto una questione di sicurezza nazionale, in quanto “non ci sono garanzie che i dati sensibili della popolazione mondiale non vengano raccolti”. D’altronde Huawei solo in Europa vanta qualcosa come quarantasette contratti di fornitura per il 5G e secondo il Wall Street Journal il nesso tra governo cinese e azienda c’è alla luce di una stima di settantacinque miliardi di dollari di finanziamenti ricevuti. La forza di ingenti fondi va a sommarsi ai bassi costi di manodopera a cui i concorrenti europei non possono rispondere, decisamente più interessanti al tema della sicurezza e della privacy.
La maggior parte dei governi europei resta disallineata rispetto all’amministrazione Trump. Qualche settimana fa fonti francesi hanno affermato che il governo locale non avrebbe escluso Huawei dalla rete 5G, anche se assieme alla Germania si parla di evitare ingerenze nelle infrastrutture più sensibili. Le file dei gruppi anti 5G si ingrossano in giro per il mondo e proprio in Francia rischiano di riuscire a fare la voce più grossa di quanto ci si aspetti. Tutti contro la Cina e contro aziende come Huawei? Anche qui occorre che ci siano idee chiare e accordi il più possibile trasparenti per non favorire illazioni dell’ultimo minuto che nuocerebbero più di quanto si possa pensare. A seguire la posizione di Francia e Germania c’è l’Inghilterra, dove più che mai occorrerebbe attuare un piano di comunicazione che eviti ciò a cui abbiamo assistito negli ultimi tempi, con infrastrutture che hanno subito attentati in diversi luoghi per via delle dichiarazioni di Gunter Pauli, consigliere del governo presieduto da Boris Johnson.
Se non si dispone di prove tangibili non si dovrebbe fomentare folli teorie complottiste che insinuandosi nelle menti più deboli e plasmabili spingano addirittura a rivoltarsi contro tralicci e antenne. C’è stata una interrogazione parlamentare da parte di un deputato al ministro della salute anche in Italia, che ha ricevuto per tutta risposta, pubblicata sul sito ufficiale indicazione che “non ci sono dati scientifici che evidenzino un nesso tra l’epidemia in atto e il 5G”, confortata da affermazioni in linea anche da parte della commissione europea. Perché i dubbi del passato sulle precedenti generazioni della rete mobile andrebbero a sommarsi in una maglia di radiazioni ancor più nociva ma nero su bianco nessuno ha ancora dimostrato che le onde millimetriche alterino il DNA umano.
Teorie senza fondamento eppure solo qualche giorno fa altre installazioni sono state attaccate in Olanda, incidenti importanti e senza senso che rischiano di pregiudicare anche il sistema di rete mobile in uso. Se poi ci si mettono pure attori americani di fama internazionale a fomentare il pensiero del complotto e delle teorie strampalate come John Cusack e Woody Harrelson diventerà sempre più complicato smentire l’aria fritta sul 5G. Restando in ambito europeo in quel della Svizzera, in questo periodo ancor più isolata dalla Comunità Europea, non sono solo i complottisti a urlare ai quattro venti i rischi del 5G, pandemia a parte. Qui la riflessione sembra essere più ampia e ancora in tempi non sospetti c’è stata una scelta ben precisa da parte dell’Ufficio federale dell’ambiente di sospendere lo sfruttamento del 5G e della rete già in essere.
Tra folli proclami e balzane teorie senza un briciolo di fondamento epidemiologico e scientifico a restare al palo rischieranno di essere tutte quelle nazioni che si tireranno indietro sul 5G di fronte allo spauracchio del nulla, impedendo di progredire e dare maggiore spazio alle imprese e a tanti comparti lavorativi non solo nell’ambito squisitamente tecnologico.
Link alla prima parte dello speciale sul 5G.
Link al sito Ericsson per il 5G.
© 2020, MBEditore – TPFF srl. Riproduzione riservata.