Tra le caratteristiche principali dichiarate in un diffusore troviamo l’efficienza, un valore espresso in dB che ci informa relativamente alla pressione sonora che quello specifico modello è in grado di generare. Ma cosa significa esattamente e quale la sua importanza?
I dati forniti da un qualsiasi costruttore in relazione ad un prodotto da egli realizzato chiaramente non sono fini a sé stessi, la loro utilità è quella di aiutare a comprendere – almeno sulla carta ed in prima approssimazione – quelle che potrebbero essere le prestazioni di un dato modello in confronto ad un altro della stessa categoria.
Con specifico riferimento ai diffusori, oltre alla risposta in frequenza sono usualmente dichiarate impedenza e sensibilità – rispettivamente espresse in Ohm (Ω) ed in Decibel (dB) – due grandezze che poste in relazione tra loro possono già fornire una prima idea delle prestazioni potenzialmente ottenibili, almeno in determinati ambiti.
La maggior parte degli appassionati conosce bene questi due valori e sa altrettanto bene che rivestono un ruolo assai importante nella scelta dell’amplificazione poiché entrambi – chi per un verso chi per un altro – concorrono ad orientare la scelta dell’amplificatore chiamato a pilotare la specifica coppia di elettroacustiche, ovvero delle caratteristiche che questo debba possedere o meno.
Qualità che per altri versi – sebbene in modo differente – sono principalmente riferite alla potenza in Watt esprimibile dall’elettronica, questo a prescindere dalla sua classe di funzionamento.
Infatti, un diffusore che presenti un’impedenza bassa, fortemente reattiva e fin troppo variabile costituisce un carico piuttosto difficoltoso per l’amplificatore, circostanza che imporrà la scelta di un esemplare in grado di far fronte alle predette criticità, correlate sia alla potenza necessaria a spingere i diffusori ma soprattutto – o forse primariamente – alla corrente, ovvero agli Ampere (A) che questo è in grado di fornire e che rappresentano la maggiore fonte energetica.
Relativamente all’efficienza, la comune conoscenza porta a ritenere che più questa è alta e più il diffusore suonerà forte – in determinati casi molto più forte – e questo aspetto e usualmente utilizzato al fine di identificare la potenza necessaria per far funzionare degnamente il diffusore.
Sapete già che la classe di efficienza dei diffusori si esprime mediamente in bassa (< agli 88 dB), media (± 89/92 dB), alta (± tra 93 e 100 dB) ed altissima (oltre i 101 dB), laddove i valori indicati fungono da riferimento utile al fine di individuare in quale categoria inserire il diffusore.
In altre parole, potenza ed efficienza influiscono sul binomio amplificatore–diffusore, o meglio ne circoscrivono le caratteristiche utili per la scelta ed il successivo corretto accoppiamento.
Come la cosa funzioni esattamente non è affatto difficile da comprendere.
Molto spesso ci si domanda come mai – a fronte di una potenza minore oppure identica – semplicemente sostituendo i diffusori all’ascolto si abbia l’impressione di percepire un suono nettamente più forte.
La risposta è semplice: dipende dall’efficienza di questi ultimi, ovvero dalla capacità degli altoparlanti di trasformare l’energia elettrica che ricevono in energia meccanica atta a produrre pressione acustica (SPL – Sound Pressure Level), compito che può essere eseguito in maniera alquanto diversa proprio in base all’efficienza di trasduzione.
E qui torniamo al famoso valore in dB di cui parlavamo in precedenza.
Per fare un esempio concreto, ipotizziamo di avere a disposizione due coppie di diffusori caratterizzate da un’efficienza pari, rispettivamente, a 97 ed a 100 dB e per facilitare le cose, supponiamo di collegarle ad un amplificatore che disponga dell’apposito comando atto a selezionare alternativamente la coppia “A” ovvero la “B”.
Riproducendo un programma musicale ad un determinato livello ci renderemo immediatamente conto che semplicemente alternando le due coppie – la seconda (ovvero la B) – suonerà praticamente il doppio più forte rispetto alla prima.
Mistero? Non proprio.
Il fatto si spiega considerando che quei 3 dB di efficienza in più di cui dispone la seconda coppia di diffusori, sono sufficienti a generare una pressione sonora praticamente doppia rispetto all’altra coppia, e questo sebbene la potenza a disposizione sia la medesima.
Se disponessimo di due amplificatori caratterizzati da due diverse potenze – per ipotesi 10 e 20 watt/canale – matematicamente parlando la cosa si esprimerebbe nel modo seguente:
10log 20/10 = 10log2 = 3dB
Il che fa capire che tra i due la differenza di potenza è costituita da soli 3 dB ma anche che, analogamente, se gli amplificatori fossero da 100 e da 200 watt la cosa non cambierebbe di una virgola, essendo a conti fatti il risultato sempre il medesimo: + 3 dB.
Pertanto – per semplice sovrapposizione – possiamo affermare che una differenza di +3 dB in termini di percezione sonora da parte delle orecchie di un ascoltatore valga esattamente il doppio.
Ovviamente la cosa funziona anche al contrario, laddove ad un’attenuazione di pari valore l’impressione sia quella di un dimezzamento del volume.
E questo spiega perché due diffusori possano suonare l’uno il doppio più forte dell’altro, ma anche il quadruplo, ove la differenza sia pari a +6 dB, non per nulla KLIPSCH ne ha fatto il suo credo.
Per questa ragione molti appassionati, nei casi estremi, gradiscono amplificatori di potenza bassissima – tipicamente tra 1.5 e 5 watt possibilmente mono triodo – accoppiati a diffusori ad altissima efficienza, anche oltre i 105 dB, in considerazione del fatto che il risultato sonoro sarebbe eccezionalmente performante poiché come noto, tali amplificatori vanterebbero sopraffine qualità sonore.
In ogni caso un’alta efficienza consente certamente di contenere l’investimento da dedicare all’amplificazione.
Come al solito, ottimi ascolti!!!