Nell’ottobre del 2001 Apple invadeva le tasche (e le orecchie) di milioni di persone con il primo iPod, dispositivo portatile che rese davvero grande l’azienda di Steve Jobs
Ancor prima dell’esplosione innescata dall’iPhone nel 2007, l’inizio della svolta di Apple è legato a molte date importanti: il ritorno in azienda di Steve Jobs come parte della sua acquisizione di NeXT nel 1997, il debutto dell’iMac nel 1998, l’avvento di Mac OS X nel 2001. Ma la data in cui Apple ha davvero dato quella svolta fondamentale che l’ha portata a quella posizione dominante nel mercato consumer in cui si trova oggi è stata vent’anni fa, il 23 ottobre del 2001, quando Jobs svelò al mondo l’iPod cambiando per sempre le nostre abitudini di ascolto e, per molti versi, la stessa industria musicale.
Un lettore audio portatile senza CD o cassette sembrava una mossa strana per Apple, un’azienda che, fino a quel momento, si era concentrata sui Mac come suo principale prodotto hardware. Non dimentichiamo però che quelli erano gli anni di massimo splendore dell’MP3, con milioni di file audio che venivano condivisi tramite download illecitamente ogni giorno usando app come Napster, LimeWire e Kazaa. Sarebbero passati altri due anni prima che iTunes Store inaugurasse l’era degli acquisti legittimi di musica in formato digitale; all’epoca, invece, la stragrande maggioranza della musica digitale era rippata dai CD o piratata (e talvolta entrambi i casi).
Come spesso capita con Apple, l’iPod non arrivò però sul mercato come primo esponente del suo genere. C’erano già stati infatti prima diversi lettori MP3 precedenti all’iPod, che però dovevano accontentarsi di uno storage interno davvero risibile che poteva contenere, nella migliore delle ipotesi, solo una manciata di brani (ricordate il Diamond Rio del 1998 con soli 32MB di memoria interna?).
L’iPod, fin dalla sua primissima versione di vent’anni fa, poteva invece contenere un migliaio di canzoni sul suo disco rigido da 5 GB. È vero che all’epoca c’erano altri lettori di musica digitale che utilizzavano dischi rigidi, ma ciò che ha finito per distinguere l’iPod sono state la sua interfaccia intuitiva e la facilità d’uso.
Con un prezzo di listino di 399 dollari, il primo iPod continuava la tradizione di Apple nell’offrire prodotti non certo economici rispetto alla concorrenza, ma come succederà anche più avanti con altri “gadget” di Apple (si pensi solo agli AirPods), l’iPod divenne rapidamente il prodotto da avere assolutamente, soprattutto dopo che l’anno seguente Apple aggiunse la compatibilità con Windows e, come ben sappiamo oggi, il suo successo travolgente ha cambiato drasticamente la storia stessa di Cupertino.
Sono stati tantissimi gli appassionati di musica che, anche da un mese all’altro, abbandonarono in quegli anni il loro fido lettore CD portatile (con tanto di “quadernoni” multi-CD da portarsi nello zaino) a favore dell’iPod, anche perché allora il massimo a cui si poteva aspirare per avere a disposizione tanta (ma tanta) musica in movimento senza riempirsi le tasche di CD era il lettore multidisco in certe auto, che però rimaneva un dispositivo così ingombrante da dover essere messo nel bagagliaio.
L’iPod ha definito Apple negli anni 2000 e, per un po’, è sembrato che fosse un prodotto così straordinario inattaccabile che il suo successo non sarebbe mai potuto tramontare. In quell’epoca, sembrava addirittura che l’iPod sarebbe stato il prodotto di maggior successo nella storia di Apple, ma in retrospettiva il suo apice è durato meno di un decennio. Il modello originale, che su eBay ha raggiunto oggi valutazioni superiori ai 2500 dollari, è stato seguito da modelli più completi ed evoluti (con anche la riproduzione video) e da nuove versioni (il mini nel 2005, il nano e lo shuffle nel 2006), ma solo sei anni dopo sarebbe arrivato sul mercato “un iPod widescreen con controlli touch” chiamato iPhone e tutto sarebbe cambiato in peggio (per l’iPod, ovviamente).
La produzione dell’iPod nelle sue dimensioni originali è stata interrotta nel 2014 (era alla sesta generazione, che contava anche il modello da 160 GB) dopo ben cinque anni senza un aggiornamento. Il nano e lo shuffle sono durati fino al 2017 e oggi l’iPod vive solo nell’iPod touch introdotto per la prima volta nel 2008, che, a dire il vero, assomiglia molto più all’iPhone che a qualsiasi iPod precedente. A un certo punto l’iPod stesso è stato essenzialmente ridotto a un’app per iPhone con l’icona del piccolo lettore musicale, ma anche quella è ormai scomparsa da tempo.
Nel 2008, all’apice del successo della sua creatura, Apple vendette 54,8 milioni di iPod a livello globale. Otto anni dopo quella cifra avrebbe rappresentato solo un quarto degli iPhone venduti in 12 mesi. La differenza, da questo punto di vista, è chiara: fondamentalmente, l’iPod è sempre stato un dispositivo costruito per l’intrattenimento e, quindi, un lusso che non tutti potevano permettersi, senza contare che la concorrenza era comunque molta e ben agguerrita (ho utilizzato per anni un lettore MP3 Creative Zen senza mai rimpiangere un iPod). Gli smartphone, al confronto, sono diventati una vera necessità per la vita di molte persone e hanno comunque sempre funzionato anche come perfetti player audio.
A vent’anni dall’introduzione dell’iPod, è strano pensare a un’epoca in cui il più grande prodotto di Apple era dedicato principalmente all’ascolto di musica. Eppure, senza quel successo travolgente, Apple non avrebbe forse mai avuto la forza e le “spalle coperte” per presentare al mondo l’iPhone e, quindi, l’iPad, l’Apple Watch e via dicendo. Non è quindi esagerato dire che Apple deve tutto il suo successo a quel rettangolo bianco con il suo piccolo display monocromatico e al futuro che avrebbe portato con sé.
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