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La posta del cuore: il futuro del dettaglio

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Il dettaglio, il negozio hi-fi. Ho citato altre volte, per i miei affezionati quattro lettori, questa scelta, cioè tra quantità e qualità.

Si può applicare a tante situazioni: nella scelta del produttore, cioè del Marchio, del rivenditore (sia esso dettaglio oppure on line), oppure degli oggetti che formano un impianto audio.

Analizziamo i cataloghi dei produttori. Si noterà che ancora una volta si ripresenta la famosa e già citata equazione tra numero di modelli e bontà del singolo prodotto.

Si potrebbe pensare che, più grande è il catalogo, più basso potrebbe essere lo standard.

In altre parole, un artigiano che dedica tutta la sua competenza a perfezionare la sua creatura (un ampli integrato, un giradischi, un finale ecc.) darà la massima espressione delle sue capacità.


Al contrario, un grande produttore che mira al massimo fatturato, cercherà di coprire tutte le fasce di mercato, dalla più bassa alla più costosa.

E’ molto difficile che tutti i prodotti siano alla stessa altezza, prova ne è che il continuo e frequente cambio di modelli avviene per cercare di tenere sempre viva l’attenzione e mantenere vive le vendite.

All’opposto, ci sono prodotti, pensati in modo completo la prima volta, che mantengono la loro posizione nel mercato, per decine di anni, a volte con variazioni minime.

Chi conosce questo mercato da un po’ di anni, potrà riconoscere facilmente quali sono quei prodotti che hanno mantenuto negli anni la loro validità.

Pensiamo ai classici piccoli monitor inglesi, oppure ai valvolari di bassa potenza che vengono continuamente riproposti, come i Rogers o il Leak 20, con i miglioramenti dovuti alla componentistica attuale.

Si potrebbe applicare la scelta del titolo al risorgente e ormai consolidato fenomeno del giradischi e degli LP.

Il confronto cioè tra una musica di qualità su disco (con ricerca dell’LP e del suo rito di ascolto), rispetto alla scelta infinita di musica in streaming.

Veniamo ora a utile e fatturato. Perché li ho messi in rapporto a quanto scritto finora?

Perché dal mio passato in questo mercato, sia come negoziante che come importatore, ho potuto constatare che ci si può trovare spesso di fronte a questa scelta: cerco di massimizzare il fatturato o l’utile?

Si potrebbe rispondere entrambi, ma la mia esperienza dice no, si deve scegliere.

Questo ha un riscontro diretto sul negozio e quindi sugli acquirenti, cioè voi lettori. Facciamo un caso concreto per capirci.

Un negozio che vuole vendere tutto a tutti (cioè massimizzare il fatturato), dovrà cercare di vendere il prodotto al prezzo più basso possibile (quindi minimizzare l’utile). Sarà banale, ma l’utile è quella cosa che permette di pagare gli stipendi ad eventuali dipendenti, l’affitto del negozio, le bollette, le tasse ecc.

Senza questo, che servizio può dare un negozio agli acquirenti in termini di professionalità?

Questo è uno dei motivi principali per cui molti negozi chiudono, se manca il servizio (inteso in senso lato), tanto vale comprare on line, dove il prezzo è più basso e se la merce non soddisfa, si può rimandare indietro.

Così però il rischio di “acquisto d’impulso” è alto, mentre con un negoziante professionista e competente questo rischio è sicuramente minore.

Un timido suggerimento mi permetto di dare ai negozianti al dettaglio: minimizzate il magazzino e massimizzate il servizio e la competenza nell’offerta, scegliendo i prodotti oculatamente e calibrando attentamente prezzo e qualità.

Ma di questo parleremo in un altro articolo che dedicherò ai costi di importazione e distribuzione nel nostro mercato.

© 2021, MBEditore – TPFF srl. Riproduzione riservata.

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