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VINO E MUSICA: Supertramp “Breakfast in America”

Supertramp – Breakfast in America – Scopo di questa rubrica è non solo accostare il buon bere con l’altrettanto piacevole buon ascolto, ma anche quello di contribuire alla formazione di una collezione di opere di valore – a prescindere dalla loro immissione sul mercato quindi – poiché la buona musica, al pari di un libro mai letto, è sempre attuale. 

Supertramp – Breakfast in America: il disco

Chi non conosce quest’opera alzi la mano, faccia pubblica ammenda e corra ad acquistarlo! Col massimo rispetto dei gusti altrui, che non è detto coincidano necessariamente, stiamo parlando di un disco assolutamente iconico, non fosse altro per l’originalissima copertina, dove lo skyline di New York è riproposto in modo assai originale insieme al sorriso sornione della simpatica cameriera che si atteggia a mo’ della famosa statua della libertà.

A parte questo, è il contenuto dell’album che rappresenta un insieme composto da una serie di potenziali hit, tanto sono belli ed originali i brani dove nessuno appare inferiore all’altro, ed anzi, è possibile individuare una linea comune come soleva essere all’epoca, quando gli album “a concetto” andavano per la maggiore.

Per chi non lo sapesse, non si tratta dell’album di esordio ma del sesto (capo)lavoro della band, che in questo caso sarà letteralmente investita da un successo senza pari, chiara affermazione della originalità degli arrangiamenti e della bravura dei componenti del gruppo.


Ascoltando questo bellissimo disco, è possibile comprendere cosa significhi avere il manico allorquando si tratti di arrangiare alla perfezione un brano, incastrando la strumentazione utilizzata in un insieme coeso ed assolutamente originale dove sono rintracciabili echi pop-rock, blues, jazz ed addirittura bandistici a causa dell’utilizzo del basso tuba, strumento inusuale maggiormente in un contesto tendenzialmente rock.

Il contesto generale di questo ottimo lavoro, è incentrato su quello che – almeno all’epoca – era lo standard mentale dell’americano medio, ove complottismo e inquadramento in un ambito intellettuale essenzialmente blindato erano la regola; chi non ha mai ascoltato e tradotto il testo di “The logical song”, canzone per certi versi spietata, pur a dispetto dell’apparente allegria riservata alla melodia, canticchiata innumerevoli volte e mandata, ovviamente, a memoria.

Nel leggere le varie impressioni di coloro che nel tempo ne hanno lodato le molte qualità insieme alle pochissime ombre, si riscontra un approccio pressoché univoco nell’attribuire a questo disco il connotato di opera che – seppure non epocale in senso stretto – si è comunque prepotentemente innestata nel music business in maniera travolgente, tanto da essere ancora oggi sovente riproposta dalle radio.

Insomma, un disco che davvero non sembra invecchiare mai.

Supertramp – Breakfast in America: la qualità sonora

La mia copia personale risale all’epoca – era l’ormai lontano 1979 quando l’acquistai presso un noto rivenditore della capitale – è ancora perfettamente conservata sebbene ascoltata a ripetizione, ed ogni qual volta decido di (ri)ascoltarla sono preso da quelle emozioni profondamente conservate dentro di me e legate ad ogni singolo brano.

Diversamente da altre opere che nel tempo hanno subìto rimaneggiamenti più o meno corposi, in questo caso le registrazioni originali sono frutto di un maniacale lavoro di missaggio operato sia dai membri della band (noti per la certosina attenzione ai suoni, soprattutto Davies) che dal produttore, attività che ha consentito di sfornare un prodotto praticamente perfetto i cui successivi e rari remastering hanno contribuito ad elevare ulteriormente la già eccellente qualità sonora.

Ascoltando con attenzione questo disco, come già anticipato, quello che salta alle orecchie è l’indubbia perfezione degli arrangiamenti, la cura dei suoni e delle dinamiche, con volumi perfettamente dosati e studiati alla perfezione, mai uno strumento sovrasta l’altro e mai si riscontra ridondanza nella gestione del virtuosismo strumentale.

 

A prescindere dalla infinita diatriba vinile/digitale – che mai avrà fine, almeno a giudicare dalla vitalità delle discussioni che invadono il web – il realismo dei suoni presenti in questo disco è stupefacente. Coloro i quali conoscono bene il suono dei veri strumenti, avranno modo di apprezzare quanto nel presente disco la registrazione sia oggettivamente di elevata fattura: ad iniziare dal piano elettrico Wurlitzer – la cui timbrica caratteristica è pienamente rispettata – passando per basso, batteria e percussioni, ove dinamica e corpo contribuiscono alla pienezza del suono, fino ai fiati, col caratteristico borbottio del basso tuba bene in evidenza, tutto è al posto giusto, raffinatamente composto ed inserito in un ambiente sonoro giustamente risonante, senza alcun eccesso.

E le voci, assai diverse tra loro – dove al caratteristico falsetto di Hodgson si contrappone la normalità di Davies – sono riprese in maniera eccellente, evitando inopportune sovraesposizioni che potrebbero portare facilmente a fatica d’ascolto date le frequenze interessate.

Ancora oggi – devo essere onesto – ad ogni ascolto non posso evitare di riflettere su questo tipo di qualità, ovvero sui progressi che nel tempo si presume siano stati fatti in ambito di ripresa del suono.

Supertramp – Breakfast in America: quale edizione scegliere

Il presente lavoro, originariamente edito su etichetta ATLANTIC RECORDS, è al momento reperibile sia in digitale che in analogico. A tal proposito non posso esimermi dal segnalare le lussuose edizioni prodotte dalla MOBILE FIDELITY SOUNDLAB (anche nota come MFSL) in vinile oppure in SACD, che al già ottimo lavoro descritto aggiungono ulteriore qualità avvicinando l’ascoltatore alla vetta sonora. Il prezzo della versione in nero vinile non è propriamente economico, ma ne vale assolutamente la pena, soprattutto se il front end analogico è quello da voi preferito. Circa le versioni identificabili come normali, non resterete in ogni caso affatto delusi, come già illustrato si parte da una qualità di base già eccellente, motivo per il quale l’inevitabile perdita di qualità dovuta al riversamento del master originale è davvero minima.

Come al solito, buon ascolto!

Il vino suggerito da Doctorwine.it

La perfezione stilistica dei Supertramp, e in particolare di questo storico e formidabile album, non può che suggerire l’abbinamento con un vino altrettanto perfetto e iconico, ma anche di non difficile comprensibilità, con dei connotati di immediata gradevolezza. La mia scelta stavolta va su un grande rosso toscano, il Chianti Classico Gran Selezione Monna Lisa 2017, che esprime classe, equilibrio e una cifra enologica davvero impressionante. Deriva da uve sangiovese per il 95% cabernet sauvignon per il 5%.. Matura in botti di diversa dimensione per 27 mesi. Ha colore rubino granato intenso e profumi avvolgenti, speziati ed eterei, con sentori di tabacco, kirsch, pepe, amarena e piccoli frutti di bosco, che formano un profilo olfattivo sfaccettato e fine. Il sapore è caldo, pieno e teso, con tannini fitti, giovanili ma non aggressivi, per un corpo di notevole profondità. Finale estremamente persistente. Va servito a 16/18 gradi. Lo potrete sorseggiare ascoltando i Supertramp e anche abbinarlo a piatti di carne della tradizione toscana.

Costa intorno ai 30 euro in enoteca.

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