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ZZtop: 5 album per il grande Dusty Hill

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Mescalero, ZZtop, RCA 2003

Dusty Hill, il leggendario bassista e fondatore degli ZZtop si unisce alla lunga serie di personalità del rock recentemente scomparse. Aveva 72 anni, una carriera lunghissima. Oltre ad essere stato membro fondatore e costante bassista del mitico trio texano, Dusty fu anche cantante ed autore, a fianco del fratello di sempre Billy Gibbons. La loro produzione, iniziata nel ’71 e consacrata con lo storico Tres Hombres è sterminata. In questo servizio ripercorreremo il loro lunghissimo sodalizio attraverso cinque album rappresentativi dello stile e delle qualità della band.

Gli ZZtop sono stati, e sono tutt’ora, una delle band più amate nella storia del Southern Rock e, più in generale, del blues rock. Anzi, proprio a fianco dei cugini Lynyrd Skynyrd, possono essere considerati i musicisti di maggior successo per questo stile. A fianco della tradizione del classico in-land Southern Rock ovvero Florida, Carolina e Georgia, i ZZtop provenivano da Houston, Texas e si caratterizzano per un Southern annegato in robuste sonorità blues-boogie.

Un Southern rock diverso da tutti gli altri

Fino all’epoca del loro immenso successo Eliminator (1983), il suono degli ZZtop si caratterizzò per un corposo blues-southern esuberante e virile, plasmato da riff chitarristici intuitivi e massicci. Il tradizionale country texano era, inoltre, parte della loro produzione, ristrutturato alla luce di un rock ruvido e immediato, frutto della loro formazione minimalista. Billy Gibbons, voce e chitarra svolge ruoli ritmici e solisti, una sempre corposa batteria a Frank Beard, ed al basso/tastiere Dusty Hill.

Dalla seconda metà degli anni Ottanta il loro suono conobbe un cambiamento piuttosto importante, se non drastico, virando verso un blues mainstream elettronico. Singolare, oltretutto, la loro forte sintonia con il mondo rurale messicano, di qui il loro interesse per il Tex-Mex, uno stile che unisce blues texano e country messicano. L’uso intenso dei sintetizzatori, anche se spesso contestato, divenne poi un carattere simbolo della loro tradizione. Si veda la riedizione del tune Viva Las Vegas (1992).


Tres Hombres (1973)

Tres Hombres, ZZtop, London 1973

 

Terzo album della band, fu il loro primo successo. Caratterizzato da sonorità profondamente blues, fu il manifesto della band nell’esprimere il loro concetto di Southern rock. Waiting for the bus è un ruvido blues condito dalla chitarra di Gibbons. A dir poco leggendaria, La Grange, che riutilizzava il riff blues di Hooker, già reso famoso dai Canned Heat, con loro divenuto immortale.

Deguello (1979)

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Deguello, ZZtop, Warner 1979

 

Al principio dell’inclusione delle sonorità elettroniche fra gli ZZtop vi è Deguello, primo platinum della band. Il loro, ormai assodato, Texas Rock venne progressivamente fuso a suoni sintetizzati, frutto dell’utilizzo di tecnologie, anche sperimentali. Il pezzo forte è Cheap Sunglasses, un funk-rock pervaso da un forte groove e da un beat distorto ottenuto con un modulatore di segnale ad anello Marshall.

Eliminator (1983)

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Eliminator, ZZtop, Warner 1983

 

Trainato da singoli quali Legs, Sharp dressed man e la classica on the road song Gimme all your Lovin, Eliminator raggiunse il disco di diamante RIAA. A rafforzare il sound blues/hard driving, una costante del disco, vi fu l’ampio utilizzo di sintetizzatori e drum machine. Il disco si segnala per il suo sound unico, figlio della comunione fra boogie rock e tonalità familiari anni ’80.

Afterburner (1985)

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Afterburner, ZZtop, Warner 1985

 

All’apice della dimensione elettronica degli ZZtop vi è questo album, il cui materiale venne per gran parte registrato tramite strumentazioni elettroniche. Il sound è, comunque, fresco: un grande esempio di southern rock mainstream. Il blues è potente e suonato con maestria, forse più che in altri dischi. Ottimo esempio di slow-tempo, la power ballad Rough boy, da cui traspare una soffusa chitarra elegantissima, alla Vaughan.

Recycler, (1990)

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Recycler, ZZtop, Warner 1990

 

Un gran ritorno ad un blues più puro. Si ascolti la formidabile Doubleback, un impattante hard driving a tema western. I testi forti significarono quasi una redenzione, un ritorno alle origini, ad un’autenticità ansiosa d’essere esibita con decisione. Come accadde pochi anni dopo con gli Hatchet (Devil’s Canyon 1996), la tensione per una riaffermazione di sé e della propria musica passò attraverso una ridefinizione grave delle proprie certezze stilistiche.

 

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