Tramonto per Galimberti: ceduti all’asta punti vendita lombardi, incerta la sorte di altri negozi così come amministrazione e logistica
La storia di Galimberti e della Galimberti S.p.A., importante punto di riferimento italiano nella vendita al dettaglio e all’ingrosso di elettronica di consumo ed elettrodomestici, risale alla metà degli anni ’50, quando l’elettricista Ilario Galimberti si mise in proprio con un primo negozietto, espandendosi nel decennio successivo grazie agli elettrodomestici da incasso.
Galimberti S.p.A. nacque nel 1985, società operativa del Gruppo Galimberti di cui fanno parte anche Eurogest S.p.A., holding del gruppo, e Hitech S.p.A., società immobiliare che detiene gli immobili in parte dei quali si svolge l’attività di Galimberti S.p.A.
Parte del gruppo Euronics, anche Galimberti ha vissuto la sempre più pesante contrazione del mercato indotta in primis dall’incontrollabile aggressività dell’e-commerce dei soliti noti. Non di meno furono complici errate strategie in un mercato in velocissima rivoluzione, progressivo svuotamento del magazzino, restrizioni nelle linee di credito bancarie e indisponibilità degli intermediari di assicurare i fornitori della società con scarsi approvvigionamenti e irrecuperabili perdite di fatturato. Nel 2015 registrava ricavi netti pari a 236 milioni di euro, in contrazione due anni dopo a 182 milioni di euro, poi i piani di rilancio, la vendita di un gruppo di negozi di cui solo cinque acquistati nel 2018 da Unieuro, nello stesso anno la caduta dei ricavi sotto 70 milioni. Peraltro la Galimberti S.p.A. era una delle nove imprese socie indipendenti di Euronics Italia S.p.A., gruppo di acquisto italiano di imprenditori locali che muovevano in autonomia.
Di fatto Euronics Italia aveva in carico la gestione dei fornitori e la parte marketing, mentre i soci come Galimberti impegnati sui propri punti di vendita così come nell’acquisto della merce e comunicazione locale. Con una quota di partecipazione di circa l’11% Galimberti era tra i principali soci Euronics. Impossibilitata a far fronte ai propri debiti a inizio 2020 si è giunti alla procedura di amministrazione straordinaria con incarico al commissario Maurizio De Filippo. Le garanzie di 9 milioni di euro presentati lo scorso novembre senza essere accompagnati dall’ingresso di un nuovo investitore non convinsero i creditori, con un valore complessivo delle attività della Galimberti di circa 15 milioni contro un passivo oltre gli 80 milioni di euro. E così pochi giorni fa, lo scorso sei febbraio, i sette negozi lombardi della Galimberti non hanno riaperto, mentre solo due giorni prima la relativa asta pubblica presso il notaio Gianluca Catalano, a Mede (PV), non è andata deserta. L’acquisto da parte del socio Nova di Euronics dei punti vendita di Seregno, Pavia e Milano via Solari, mentre Unieuro ha messo le mani su quello di Limbiate.
Restano al momento nel limbo i rimanenti tre store lombardi (Como, Milano corso Buenos Aires e Lonato sul Garda in provincia di Brescia) oltre ai dipendenti degli uffici e magazzino che difficilmente verranno assorbiti dagli stessi Euronics e Nova. A suo tempo Euronics aveva precisato che le vicende della Galimberti non la coinvolgeva direttamente, ribadendo la mission di consolidamento del proprio marchio sul territorio: “raccogliendo la sfida ‘digitale’ omni-canale ampliando le competenze per integrare un modello di business che mantenga la propria specificità di retailer fisico”.
Parole importanti quelle espresse dalla catena cui speriamo facciano seguito i fatti. Vedremo se davvero capaci di contrastare l’inesorabile avanzata del colosso Amazon, che per effetto della pandemia invece di fare passi indietro nel terzo trimestre 2020 ha triplicato l’utile netto a 6,3 miliardi di dollari, con ricavi in aumento del 37% a 96,1 miliardi di dollari.
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