Il settore home video italiano lancia segnali positivi. Ma l’industria sembra non cogliere l’opportunità per ridestare gli appassionati incrementando la qualità audio dei film.
Come abbiamo scritto nell’articolo Scandalo home video: immagini strepitose, audio scadente, nel 2015 il settore home video, anche se di poco, ha invertito la rotta ed è tornato a crescere. Commentando i dati contenuti nel Rapporto Univideo 2016 sullo stato dell’home enterntainment in Italia, Lorenzo Ferrari Ardicini, presidente dell’Unione Italiana dell’Editoria Audiovisivo (Univideo), ha dichiarato che Il nostro è l’unico Paese in Europa a registrare un trend positivo nelle vendite di DVD e Blu-ray, confermato anche dai dati dei primi tre mesi del 2016: da gennaio a marzo sono tornate a crescere le vendite di novità, grazie ad un trimestre particolarmente ricco di uscite di successo. Dopo anni di contrazione, anche i prezzi tornano a salire rispetto a quelli osservati nel primo trimestre 2015.
Segnali più che incoraggianti che suscitano però un’ulteriore considerazione relativamente alla distribuzione di titoli italiani. Se i dati di Univideo/GFK sono corretti (sfidiamo chiunque a smentirli), con buona probabilità le vendite italiane su supporto fisico, soprattutto di Blu-ray, potrebbero migliorare ulteriormente se i consumatori italiani avessero a disposizione un prodotto tecnologicamente migliore nella componente audio.
La passione può fare la differenza
A nostro avviso sarebbero soprattutto gli appassionati a fare la differenza nel mondo home video, soprattutto quelli che negli anni si sono disaffezionati progressivamente proprio a causa delle scelte incomprensibili delle major cinematografiche. Sono le stesse persone che nell’arco di alcuni decenni hanno subito (soprattutto nel portafoglio) le tante scelte bizzarre che l’industria dell’intrattenimento ha fatto, con prodotti spesso costosi, lanciati e poi dismessi (talvolta addirittura boicottati). Quali? Stereo 8, Betamax, Laser Disc, DAT, MiniDisc, SACD, DVD Audio e HD DVD, giusto per ricordare i casi più eclatanti. Difficile che a costoro torni l’entusiasmo se i nuovi film presentano scene superlative accompagnate da un audio da età della pietra. Vale la pena ricordare che il mercato home video è nato e si è sviluppato grazie alla componente audio nel lontano 1984, nell’era del VHS.
Insomma non vorremmo che anche l’Ultra HD Blu-ray rientrasse nel novero dei grandi fallimenti tecnologici del settore home video! A giudicare dalle dichiarazioni di Sven Deutschmann, amministratore delegato di Sonopress (l’unico produttore di supporti ottici certificati per il 4K), questa eventualità sembrerebbe scongiurata. Già perché le linee di produzione della società tedesca hanno realizzato (e consegnato) da marzo ad oggi un milione di dischi Ultra HD. Resta da capire con che cosa li leggeremo, visto che ad oggi i player in grado di riconoscere il nuovo standard si contano sulle dita di una mano e che i negozi li hanno visti con il contagocce. Questa volta ad essere in ritardo sono i produttori di hardware che hanno spinto la produzione di TV 4K Ultra HD ma non in parallelo quella dei lettori compatibili. Misteri del marketing! C’è di più. Secondo il Digital Entertainment Group (DEG) nelle prime settimane di vendita ad inizio 2016, i primi titoli nel formato Ultra HD hanno venduto 80 mila copie, più o meno il doppio di quanto fece il Blu-ray al suo debutto. Il 4K tira in tutti i sensi. Perché non approfitarne fino in fondo?
I numeri del settore home video in Italia
Dai dati del Rapporto Univideo emerge che gli italiani preferiscono ancora il supporto fisico: con 332 milioni di euro di fatturato tra vendita e noleggio di DVD e Blu-ray, il supporto fisico traina l’intero comparto dell’home entertainment (+2,2%). Il digitale (Video on Demand e Electonic sell-through), pur con alte percentuali di crescita (+42%), contribuisce per 36 milioni di euro al risultato complessivo del comparto. Nel 2015, il fatturato sviluppato dalla vendita di DVD e Blu-ray è pari a 225 milioni di euro (+5,1%) per un totale di 20 milioni di pezzi (+4,2%). Il dato a nostro avviso eclatante è che il DVD rappresenta ancora la principale fonte di introiti. Nel 2015 i vecchi dischi sono tornati a crescere (+1,2% in valore) e sviluppano un giro d’affari di 169 milioni di euro ovvero il 75,2% del valore totale. Sintomo che la transizione da un formato ormai superato dal punto di vista tecnologico come il DVD (fu lanciato 20 anni fa) a quello nuovo, ovvero il Blu-ray, è ancora lontana dal suo compimento. Tra le mura domestiche della grande massa dei consumatori, il DVD è ancora la tecnologia dominante. E molti non sono nemmeno consapevoli del fatto che il TV che hanno acquistato negli ultimi anni, chiaramente Full HD, è in grado di supportare una qualità nettamente superiore rispetto a quella del lettore DVD che ancora sopravvive nello stesso mobiletto che sorregge lo schermo piatto. E le vendite di Blu-ray? Il “nuovo” formato è in crescita nel 2015 sia in volume (per un totale di 3,8 milioni di unità vendute e una tendenza del +21,2%) sia in valore (+20,8% rispetto al 2014), sviluppando un giro d’affari pari a 56 milioni di euro. Il che significa che ancora oggi solo un film su tre è venduto in Blu-ray.
I primi mesi del 2016
Per quanto riguarda i primi tre mesi di quest’anno si conferma il trend positivo del 2015. Riprendono a crescere le vendite di novità, grazie ad un trimestre particolarmente ricco di titoli di successo. Il Blu-ray prosegue la tendenza del 2015, confermando una crescita in doppia cifra (+15,7% in valore).
Insomma, il mercato italiano seppur piccolo rispetto alle grandi piazze europee, macina denaro. Forse una parte di questo andrebbe investito per alimentarlo e sostenerlo con più forza. Anche nella qualità audio delle nuove produzioni.
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