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I prezzi dell’HiFi: tra realtà e fantasia

Per chi non è sufficientemente addentrato nel campo dell’alta fedeltà il listino dei prezzi di certi dispositivi, non molto lontani da quelli di un’utilitaria, potrebbero essere visti come esagerati in modo estremo, se non altro scollegati dalla realtà dei fatti – basta pensare a certi accessori che nel tempo sono stati immessi sul mercato – ragione per cui costi tanto elevati non sempre appaiono giustificati. 

Di listini pazzi ce ne sono parecchi in giro, uno su tutti il listino dei pneumatici, la cui scontistica raggiunge in certi casi anche il 70%, aspetto questo alquanto noto a chiunque si sia trovato nella necessità di sostituirli.

Oggettivamente, comprendere la ragione del perché un prodotto sia quotato a listino una cifra parecchio lontana da quanto sarà poi realmente pagato all’atto dell’acquisto – quello che in molti anche nel nostro paese ormai definiscono street price – è abbastanza difficile, anzi, appare talvolta anche piuttosto ambiguo e sibillino, inducendo a ritenere che il prezzo finale sarà fatto “a vista” avendo di fronte il cliente.

D’altronde basta navigare sul web per riscontrare prezzi assai diversi, un aspetto che personalmente mi lascia abbastanza interdetto, soprattutto ove si riscontrino percentuali di sconto nettamente diverse.


Ora, economicamente parlando è chiaro che il prezzo di un bene lo fa il mercato – potete creare tutti i listini che volete ma poi vi scontrerete con la realtà, ovvero con quello che effettivamente il pubblico è disposto a pagare per un dato prodotto – così come il posizionamento nella relativa fetta lo fa il prezzo, ma attenzione, questo non significa che sia sufficiente vendere a caro prezzo un oggetto per fargli automaticamente assumere lo status di prodotto di alta qualità.

In realtà il listino serve a collocare sul mercato un dato bene, dando un’idea di quale sia la possibile qualità di questo, in maniera da creare al contempo un bacino di utenti potenzialmente interessati all’acquisto. Logico che in assenza di un riferimento di prezzo il bene fluttuerebbe senza trovare un posizionamento stabile che possa renderlo identificabile come appetibile o meno, motivo per cui il listino trova la sua ragion d’essere.

Una cosa non semplice da realizzare, richiede una robusta strategia di mercato

Quando da ragazzo ero uso trascorrere interi pomeriggi a fare la spola tra negozi di HiFi onde lustrarmi gli occhi con apparecchi che all’epoca mai avrei potuto permettermi, non ci misi troppo ad imparare che il listino è – più spesso di quanto si possa pensare – semplicemente aleatorio, almeno lo era a quei tempi in quel tipo di mercato.

Uno dei miei sogni di gioventù: il mitico giradischi GARRARD 301

 

Logicamente non in senso assoluto, esistono anche casi in cui lo si rispetta fermamente, ma si tratta di un discorso diverso.

All’epoca “lo sconto” – qualcosa cui noi italiani siamo sempre stati molto (troppo) affezionati – oscillava tra un misero 5% (era il caso di MAGNEPAN tanto per fare un esempio) ed un ben più corposo 20% (mediamente parlando in relazione ad altre aziende specializzate nell’audio) ma certamente eravamo lontani da valori attualmente oscillanti tra il 35 ed il 70%, indubitabilmente elevati in senso assoluto.

Chiaramente non vanno tralasciati alcuni importanti aspetti che concorrono a fare il prezzo finale, forme di calcolo assolutamente distinte tra produttore, distributore e rivenditore finale.

Il primo, ovviamente, al fine di identificare un prezzo che sia congruo col bene prodotto, dovrà in prima approssimazione sommare i costi delle materie prime, delle successive lavorazioni necessarie, della ricerca e della prototipazione necessarie a far si che quanto immesso sul mercato sia effettivamente un oggetto di qualità.

Il secondo dovrà includere il proprio margine di guadagno ed i costi di assistenza relativi – un aspetto cui sovente non si pensa, ma un ottima assistenza ha dei costi, spesso anche elevati – mentre il rivenditore finale, ovviamente, dovrà fare i conti con il connotato geografico del suo punto vendita, il giro d’affari, la particolare convenienza dovuta al massiccio acquisto da parte sua di un’elevata quantità di prodotto – motivo per il quale già alla fonte il prezzo pagato è minore – la sua presenza online, circostanza che amplia notevolmente il già nominato giro d’affari, insieme ad altre ragioni non meglio note che consentono un ampio margine di trattativa.

Va poi anche considerato che laddove la vendita sia gestita direttamente dal produttore – circostanza sempre più frequente, il che consente notevoli risparmi – ovviamente si evitano intermediari che logicamente porterebbero a costi maggiori.

In conclusione cari lettori, informatevi sempre il più possibile prima di un acquisto, soprattutto nei casi in cui il listino sia davvero “ballerino”……e ce ne sono parecchi!

Come al solito, ottimi ascolti!!!

 

 

 

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