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Il bollino DVB-I è sempre più vicino: ora tocca ad AGCOM e ai produttori di TV

bollino dvb-i

Tre dei quattro prerequisiti per l’istituzione in Italia di un bollino DVB-I sono stati soddisfatti e manca solo un ultimo step perché i produttori di TV possano ottenere ufficialmente la certificazione DVB-I

Pubblicata da HD Forum Italia lo scorso dicembre, la nuova versione 2.1 dell’UHD Book italiano ha rappresentato un passo importante verso la piena adozione del DVB-I nel mercato italiano e oggi siamo ormai vicinissimi all’entrata in vigore del relativo “bollino”. Come si legge infatti nella prefazione del documento, tre dei quattro prerequisiti per l’istituzione in Italia di un bollino DVB-I, tra cui la sperimentazione portata avanti nei mesi scorsi da Mediaset, sono stati soddisfatti e manca solo un ultimo step perché i produttori di TV possano ottenere ufficialmente la certificazione DVB-I (con relativo bollino in bella mostra).

Questo quarto e ultimo prerequisito coinvolge AGCOM, che tramite degli appositi tavoli tecnici dovrà stabilire le linee guida per l’assegnazione e l’utilizzo degli LCN (Logical Channel Number) relativamente alla distribuzione di canali televisivi a banda larga, come appunto lo streaming DVB-I.

Le tempistiche non sono ancora del tutto chiare, ma si presume che per i primi TV con il bollino DVB-I in Italia bisognerà attendere il prossimo anno, sebbene già oggi alcuni recenti modelli Telefunken prodotti da Vestel siano compatibili con questo standard (pur senza sfoggiare il relativo bollino).


decoder

Ma esattamente cos’è il DVB-I (Digital Video Broadcasting over Internet)? Si tratta di un nuovo standard licenziato dal consorzio DVB per la fruizione lineare dei contenuti televisivi, ma a differenza del digitale terrestre (DVB-T/T2) e della trasmissione via satellite (DVB-S/S2) in questo caso la ricezione dei canali televisivi avviene in streaming tramite una connessione internet a bassa latenza.

Va precisato con il DVB-I non va a sostituire gli altri standard appena citati ma si affianca a essi (la numerazione LCN dei canali è infatti la stessa e non cambia), tanto da intervenire (ad esempio) quando il segnale via antenna del digitale terrestre è scarso o disturbato permettendo di continuare vedere i canali. È inoltre vero il contrario; se cioè la rete IP fosse intasata, il broadcaster dà la priorità al digitale terrestre.

A parte questa interoperabilità con gli altri standard, il vero punto di forza del DVB-I è la possibilità di usufruire di una qualità di trasmissione decisamente elevata a seconda della connessione casalinga. Teoricamente, anche con una fibra FTTC (quindi non la più performante), il DVB-I è in grado di ricevere flussi video Ultra HD 4K-HDR e audio AC-4, anche in Dolby Atmos, con in più la comodità di avere una ricezione in tempo reale, senza quindi quei fastidiosi 3-4 secondi di ritardo tipici del digitale terrestre (qualcosina di più per la ricezione satellitare e molto di più per lo streaming di piattaforme come DAZN).

Ci sono però anche degli aspetti “negativi” da tenere in considerazione. Il primo è la necessità di reti appositamente progettate per sopportare un ipotetico traffico dati generato da milioni di utenti contemporaneamente con una bassissima latenza (e sappiamo già come lo streaming “in diretta” odierno sia tutt’altro che perfetto). Il secondo aspetto da considerare è che il TV deve supportare questo nuovo standard e se teoricamente basterebbe un firmware per aggiornare un televisore già smart e connesso al DVB-I, in realtà, come appena detto, i modelli oggi compatibili con questo standard disponibili in Italia si contano sulle dita di una mano (o poco ci manca). Toccherà quindi ai produttori di TV decidere se impegnarsi o meno a rendere i loro modelli compatibili con questo standard.

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