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Il sabato con Diego. L’ascolto in cuffia: vera Hi-Fi o surrogato?

La maggior parte degli appassionati di Alta Fedeltà effettua i propri ascolti tramite i canonici diffusori, parte essenziale di un impianto Hi-Fi. La cuffia è quindi generalmente considerata un accessorio, una sorta di dispositivo a latere da sfruttare solo in determinate occasioni.

Per chi non ne fosse a conoscenza e considerasse l’ascolto in cuffia un’economica alternativa ai diffusori, occorre dire che esistono modelli dotati di prestazioni elevatissime il cui costo equivale o supera facilmente quello di una coppia di elettroacustiche.

Infatti, non sono pochi gli appassionati che hanno scelto in via esclusiva questo dispositivo, un’alternativa potenzialmente in grado di superare d’un balzo tutti i problemi legati all’inevitabile contributo dell’ambiente consentendo, al contempo, elevati livelli di dettaglio tipici di questa tipologia di ascolto.

A tal fine si pensi ai costosi modelli elettrostatici realizzati dalla nota azienda giapponese STAX, modelli nei quali trasparenza e fedeltà timbrica rasentano la perfezione.


Tramite una cuffia, infatti, vi è la possibilità di gestire volumi impensabili in un condominio ottenendo al contempo una riproduzione spinta fin nelle prime ottave come difficilmente ottenibile con normali diffusori, un aspetto non da poco.

Certamente non tutti i modelli sono uguali, ma proprio a causa della sua costruzione, appare ragionevole che una cuffia media disponga di una risposta in frequenza che partendo da una manciata di Hertz sia in grado di raggiungere frequenze assai elevate.

Il tutto sovente accompagnato da un altrettanto elevata sensibilità, altro aspetto da non sottovalutare ai fini del contenimento della distorsione e della facilità di pilotaggio da parte dell’amplificatore.

Tra i “difetti” maggiormente conosciuti, l’immagine sonora concentrata nella testa, sebbene esistano esemplari con una disposizione dei drivers leggermente angolata in modo tale da replicare – per quanto possibile ed in considerazione dei ridotti spazi a disposizione – il fronte sonoro caratteristico creato da una coppia di diffusori.

Tale aspetto impone comunque la scelta di modelli circumaurali oppure sovraurali, in ogni caso dispositivi di un certo ingombro e peso, un sotto prodotto correlato all’ottenimento di una data prestazione.

Purtroppo però, la cuffia è un dispositivo cui manca una parte importante della ricetta sonora – vale a dire l’impatto fisico – necessariamente assente in virtù del caratteristico funzionamento.

Un aspetto che molti non gradiscono, qualcosa che spesso porta ad inquadrare la cuffia come un riproduttore per certi versi “manchevole” proprio della parte che emozionalmente parlando provoca le maggiori sollecitazioni.

Nel caso però si riesca a superare questo “scoglio” – termine volutamente posto tra parentesi al fine di evidenziarne la relativa criticità – sarà possibile godere di una riproduzione scevra da inopportuni e talvolta negativi influssi ambientali, cogliendo sfumature e dettagli che potrebbero non essere così evidenti attraverso i diffusori.

E questo è un aspetto che fa da perfetto contraltare ai limiti insiti nella riproduzione in cuffia appena evidenziati; come vedete quindi si tratta sempre di fare la scelta ritenuta più consona dopo aver ben contestualizzato la situazione.

Relativamente alla specifica amplificazione, ben sapete che potete utilizzare sia l’uscita cuffia del lettore digitale sia quella prevista sull’amplificatore – i cui circuiti, praticamente sempre operanti in Classe A, sono attualmente ottimamente realizzati e di qualità, talvolta anche molto elevata – tali comunque da gestire numerosi tipi di impedenze (classicamente 16-600 Ohm) senza alcun problema.

I modelli suggeriti nell’articolo sono solamente un esempio della produzione disponibile sul mercato – i cui prezzi vanno dai circa 100 euro della KOSS ai 1500 del combo STAX – a voi rintracciare esemplari di altri brand potenzialmente interessanti.

Volendo strafare – o per meglio dire, elevare a potenza il risultato ottenibile – è anche possibile optare per uno specifico amplificatore (volendo perfino a valvole) attraverso il quale pilotare al meglio la cuffia prescelta.

 

In tal modo potremmo addirittura prendere i classici due piccioni con la classica fava, ovvero munirci (finalmente!) di un dispositivo valvolare senza infastidire troppo il conto corrente.

Anche questo un aspetto certamente da non sottovalutare.

A seguire, si potrebbe procedere alla sostituzione dei tubi forniti di serie – ovvero darsi a quel fenomeno noto come tube rolling – nel tentativo di meglio adattare il risultato finale sintonizzandolo al meglio alle specifiche esigenze d’ascolto.

Insomma, come vedete lo spazio per iniziare un nuovo percorso non manca di certo, ed anzi, in questo modo diviene possibile sperimentare ulteriormente nuovi orizzonti sonori potenzialmente più aderenti ai nostri gusti.

A voi la palla, e come al solito, ottimi ascolti!!!

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