L’indagine tecnica tesa all’individuazione delle correlazioni d’ascolto non è affatto una novità, anzi, è possibile affermare che identificate quelle che sono le misure eseguibili su un determinato apparecchio ciò che segue è, immancabilmente, l’ascolto.
Ed è qui che si concentra l’attenzione dell’appassionato, perché se le misure raccontano qualcosa di un’elettronica – necessariamente ed almeno in teoria – dovrebbe esistere una correlazione che possa porle in relazione alle sensazioni uditive derivate dall’ascolto.
Il bello è che non sempre è così, almeno nei casi dove non si rintraccino pesanti alterazioni della risposta in frequenza, oppure vi siano problemi in relazione al rapporto s/n esibito.

In effetti la cosa può apparire singolare: perché mai due amplificatori la cui risposta in frequenza è perfettamente sovrapponibile all’atto pratico si comportano diversamente?
La risposta non è semplice, evidentemente le misure non sono sufficienti a stabilire la qualità di un’elettronica, diversamente potremmo scegliere sulla carta senza mai sbagliare un colpo.
Gli accertamenti strumentali aiutano ad individuare quelli che sono i “numeri secchi” esprimibili dall’apparecchio, lasciano intuire la prestazione ma nulla dicono in merito alle sensazioni che possono derivare da un accurato ascolto; pensate a un diffusore, eloquente esempio di componente da sottoporre OBBLIGATORIAMENTE ad un ascolto.
A prescindere dai gusti personali in tema di estetica e dalle eventuali misure, sarebbe possibile affermare con assoluta certezza come suonerà il sovrastante diffusore?
L’esperienza questo consiglia, sebbene l’aspetto possa essere foriero di risultati di un certo tipo, la realtà potrebbe essere anche pesantemente diversa se non altro (anche) per colpa dell’influsso ambientale – un aspetto che va tenuto nel debito conto – parecchio diverso dalla camera anecoica dove solitamente è misurato un diffusore.
Molti anni fa, leggendo il test di un noto preamplificatore fono di livello e conseguente costo alquanto elevati, proprio dalla misura della risposta in frequenza mi resi conto di quanto la sua prestazione sonora avrebbe potuto essere caratterizzata: nella gamma compresa tra 20 e 300 Hz il grafico mostrava alterazioni prossime a +5 dB, un valore inusualmente elevato.
Chi disponesse di un amplificatore dotato di controlli di tono può facilmente verificare cosa significhi aumentare di 5 dB le basse frequenze, è sufficiente ruotare la relativa manopola per sperimentare una maggiore corposità della relativa gamma.

Guarda caso – ma senza farlo notare eccessivamente – le note d’ascolto espresse dal redattore riportavano una sonorità assai consistente unita ad un’insolita (?!) pienezza della gamma bassa e medio-bassa, caratteristiche perfettamente in linea con quanto misurato.
Laddove sottoposto ad un semplice confronto A/B – e credo che questo concetto lo comprenda chiunque senza troppo sforzo – è oltremodo chiaro che l’esemplare in prova avrebbe vinto a mani basse esibendo una timbrica calorosamente analogica.
Il bello è che tale prestazione – sebbene frutto di un evidente (forse desiderato?) sbilanciamento timbrico – non sembrava sorprendere nessuno ed anzi, il risalto dato a tale caratteristica, visto che si trattava di un stadio fono, era piuttosto elevato.

Pertanto, se non avessimo la minima consapevolezza di come il tale apparecchio si comporta alle misure – limitandoci quindi al suo ascolto – potremmo concludere che magari il suo suono ci piace, ci soddisfa, è coerente con quelli che sono i nostri gusti per cui va bene così.
Ed in effetti non ci sarebbe alcun male in una simile affermazione!
Ma proprio un simile “caso” sposta l’attenzione sull’importanza delle misure, sempre da prendere con le dovute precauzioni, che seppure congrue col dichiarato non dicono necessariamente tutto.
C’è stato perfino un tempo – abitudine per fortuna abbandonata, almeno si spera – dove l’Alta fedeltà era spesso basata sui numeri o su roboanti dichiarazioni; addirittura molti solevano individuare le elettroniche “migliori” semplicemente scorrendo le caratteristiche preliminari indicate sui vari dépliant informativi, cavillando sul numero dei decimali posti dopo la virgola.
Anche qui il progresso ha mostrato come amplificatori che denunciano lo 0.5% di THD possano suonare molto meglio di chi ne dichiara 0.005, com’è il caso di molti valvolari, che pur spingendosi a valori di distorsione “elevati” mantengono un assetto sonoro assolutamente piacevole.
Attenzione poi che quanto dichiarato non sia eccessivamente ottimistico – come certe illusorie risposte in frequenza di alcuni diffusori o presenti uno scostamento in +/- talmente elevato da rendere inudibili certi valori – numeri che in questo caso servono solo a stupire il malcapitato principiante inducendolo a credere alla peggiore delle fiabe, pure priva di lieto fine.
In conclusione, è nostro parere che pur essendo le misure certamente utili, sarà imprescindibilmente l’ascolto a dire l’ultima parola, un’esperienza che differentemente dai grafici – che non tutti sono in grado di interpretare nel giusto senso – è disponibile per chiunque ed inconfutabilmente personale, come le emozioni.
Come al solito, ottimi ascolti!!!
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